Il romanzo Andrea non parla, edito da Fausto Lupetti Editore, raccontato dall’autrice in un’intervista per Punto e Linea Magazine
La figura di Lucy Lo Russo è già nota ai lettori di Punto e Linea Magazine per gli avvincenti e minuziosi articoli da lei scritti, soprattutto in campo musicale. Non molti tuttavia sono a conoscenza dell’ecletticità della sua figura, che non si limita a quello di giornalista e reporter culturale di questa testata.
Nata a Roma nel 1961 e cresciuta a Milano, è stata cantante punk, attrice pubblicitaria, personaggio televisivo, cabarettista.
Risale al 1988 l’esordio del suo alter-ego Pixie La Rouge, nei panni della quale diviene esperta di seduzione e scrive su questo tema due manuali. Il primo, pubblicato nel 1998 da Lupetti Editori, s’intitola A scuola di Seduzione. Capire, riscoprire e praticare l’arte del fascino ed è destinato a un pubblico femminile. Il secondo, Amateci così. Manuale di seduzione con 40 ricette di fascino, scritto per gli uomini, viene invece pubblicato nel 2007 da Sperling & Kupfer. A questi testi si aggiungono il racconto Cinque all’ora, ispirato a John Coltrane, incluso nel libro collettaneo Jam Session, Storie di Jazz (2004, Lampi di Stampa) e un cameo ne I Beatles: un mito dalla A alla Z (2004, Bompiani), entrambe le pubblicazioni curate da Guido Michelone. Il racconto I left my heart in Corso Garibaldi 30-32 appare invece in Milano Off 1980 – 198X (2022, Milieu), a cura di Stefano Ghittoni.
Nel frattempo, dopo essersi laureata presso lo Iulm in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sul cinema americano degli Anni Settanta e aver conseguito un diploma di specializzazione in comunicazioni sociali ad indirizzo regia presso l’Università Cattolica di Milano con una tesi su Roberta Torre, a partire dal 2002 ha ottenuto le abilitazioni all’insegnamento dell’inglese, del francese e della didattica volta a ragazzi diversamente abili.
Dal 15 novembre è uscito il suo primo romanzo Andrea non parla per Fausto Lupetti Editore, con prefazione di Guido Michelone e una postfazione di Pier Cesare Rivoltella, un racconto autobiografico che narra il forte legame affettivo tra due fratelli, Lucy e Andrea, dove lui, più giovane di quattro anni, non può parlare in quanto autistico a “basso funzionamento”, e tuttavia sa comunicare ed esprimere la sua gioia, il suo dolore, il suo profondo affetto, la voglia di vivere con tutte le sue esigenze.
Andrea non parla non è solo un libro che affronta l’autismo e le terapie comunicative che lo riguardano, ma è soprattutto un affresco sui sentimenti, le verità familiari che affiorano attraverso i ricordi e le ricostruzioni della propria esistenza, i gesti quotidiani, la fede cristiana nella catechesi valdese, le feste e ricorrenze che coronano lo spirito conviviale, il tutto rapportato a una Natura dove le anime sciolgono ogni interferenza per ritrovare la stabilità.
Il libro contiene un plot narrativo insolito per l’inclinazione caratteriale della sua autrice, e la cosa m’incuriosisce. Da tempo non vedo Lucy e decido di proporle un caffè pomeridiano per saperne di più, invito che lei accetta volentieri
Decidiamo d’incontrarci qui a Milano in una pasticceria di Porta Vercellina, un luogo di conversazione in stile liberty dove affrontiamo l’argomento davanti a un buon caffè nero nel mio caso e una calda cioccolata con panna speziata alla cannella nel suo.
Claudio Elli.: Innanzitutto ti ringrazio per questo incontro, sono convinto che i lettori di Punto e Linea saranno come me curiosi di saperne di più sul tuo libro, a partire dalle motivazioni che ti hanno spinto a trattare un argomento di tale natura. Perché hai deciso di raccontare questa storia, visti i temi trattati nelle tue altre pubblicazioni, come la seduzione e la musica?
Lucy Lo Russo: Nella mia vita fin qui ho fatto tante esperienze e tanti lavori e in un certo senso ho avuto anche una vita a tratti rocambolesca, come si può leggere nel racconto inserito nel libro Milano 1980- 198X a cura di Stefano Ghittoni del 2022. Avevo e ho tanti progetti nel cassetto, ma un giorno – parlando con una mia amica libraia, mi disse una frase lapidaria: «Scrivi di quello di cui hai più urgenza». E quindi ho capito che la prima storia da raccontare era quella della mia famiglia attraverso il filo rosso di mio fratello Andrea.
C.E.: Quando hai cominciato a scriverlo? E, soprattutto, come hai organizzato la narrazione?
Lucy Lo Russo: Già nel 2014 o poco prima avevo cominciato a prendere appunti su foglietti di carta proprio in presenza di Andrea, in uno dei miei viaggi in treno da Voghera a Milano, come racconto nell’incipit. Volevo fermare delle immagini: poi le avrei arricchite con le sensazioni ed emozioni. Nel 2016 ho creato il primo documento sul mio computer e sono andata avanti negli anni a farne differenti redazioni con correzioni aggiunte e tagli, diverse copie cartacee del manoscritto di controllo, e nel frattempo cominciando a tastare l’interesse degli editori. Ho inventato subito la struttura: una vicenda che si snoda in sei anni – prima dovevano essere uno o due – con un motore dell’azione e una risoluzione, con all’interno capitoli tematici con anticipazioni e flashback. In mezzo c’è stata l’emergenza pandemica e ho aggiunto un capitolo. Ho letto diversi memoir e ho capito cosa avrei voluto dal mio finale. Ma la lunga gestazione non è mai vana. Anzi sono una che starebbe a perfezionare il manoscritto all’infinito.
C.E.: So che sei sempre molto impegnata. Quando trovi il tempo per scrivere? Hai qualche abitudine speciale?
L.L.R.: Scrivo bene di mattina, e quindi lavorando come docente, mi ci dedico nei fine settimana, nelle vacanze, nelle ferie. Scrivo al computer ascoltando musica dalla mia collezione di CD.
C.E.: Qual è il desiderio maggiore che hai per questo tuo libro e quale la più grande paura?
L.L.R.: Ovviamente il desiderio maggiore è la visibilità, sia mia sia del libro, e che venda: questo è il “termometro” del gradimento. Anche che sia tradotto! Mi piacerebbe portarlo a teatro per frane una lettura scenica con supporto multimediale o che venisse adattato per il palcoscenico, non necessariamente da me. Sarebbe inoltre sicuramente un bel soggetto per il cinema, ma questo succede solo quando il libro è un best-seller. Temo invece che il mio romanzo rimanga ghettizzato o etichettato solo a “libro sull’handicap”, “libro sull’autismo”. Io penso che i problemi generati dalla fragilità di un membro, dalla malattia in cui anche i familiari posso cadere sentendosi inadeguati, siano molto più frequenti di quanto non si pensi. In fondo il mio è un libro sulla resilienza.
C.E.: Condivido, è un libro sulla resilienza a ragion veduta e nella sua corretta definizione, ovvero di quella capacità di un individuo di reagire a un trauma incontrovertibile. Tuttavia tu parli anche di depressione…
L.L.R.: Sì, ne parlo perché mio padre ne ha sofferto. Anche questo è un argomento che corre sottotraccia nella nostra società. Il disagio si chiama con vari nomi a seconda della sintomatologia, del contesto, delle cause. Ma è sempre un argomento tabù. L’importante per me in questo romanzo è stato raccontare tutto. Non potevo non parlare del padre di Andrea. È stato anche un uomo di successo, dedito alla Olivetti, azienda in cui ha svolto la sua carriera lavorativa. Con i suoi racconti mi ha fatto amare la grafica e la fotografia. Oltre che il cinema e la musica che erano sue passioni. Tra l’altro ritengo il capitolo “Padre” il climax emotivo del libro.
Ho voluto parlare anche delle paure del cosiddetto “fratello sano – sorella sana”. A volte c’è senso di colpa e confusione in chi non è malato/a e può avvenire un esordio di comportamenti problematici che denotano un disagio di riflesso. Penso che siano temi che interessano ogni famiglia attenta.
C.E.: Nelle bandelle di copertina si parla anche del rapporto con la natura. Puoi spiegare meglio questa correlazione?
L.L.R.: In effetti ho raccontato molto i paesaggi, cosa che mi dà molta soddisfazione. Ci sono momenti – nella narrazione – in cui rifletto o sono spaesata e mi aggrappo alla visione che ho di fronte a me: talvolta è proprio quell’albero in particolare che si distingue nella metropoli, oppure il dettaglio del parco della villa del bisnonno in montagna. Mio fratello Andrea adora camminare: forse un’abitudine che ci ha trasmesso nostra madre. Parlo anche del rapporto con gli animali: quelli avuti in famiglia e quelli che ho adottato durante la stesura del libro. Ora sono aumentati…
C.E.: Diamo ora uno sguardo ai possibili orizzonti futuri. Tornerai a scrivere con lo pseudonimo Pixie La Rouge?
L.L.R.: Non è escluso. Un mio amico editore vorrebbe ristampare il primo manuale, quello per donne, in versione aggiornata. Ora è fuori catalogo anche se si trova ancora on-line. Ci sto pensando.
C.E.: Qual è il tuo prossimo progetto editoriale, se ne hai già uno?
L.L.R.: Per adesso mi devo dedicare al massimo ad Andrea non parla. Spero in una seconda edizione a breve. Significherebbe che il libro funziona e viene apprezzato. E questo non è facile come ai tempi in cui “ero” Pixie La Rouge, quando frequentavo i salotti televisivi. Spero comunque che qualche conduttore o rete sia incuriosito a conoscere questo mio nuovo traguardo ed evoluzione.
C.E.: Sei stata un’adolescente ribelle che ha esordito nella prima maturità come artista musicale inserita in alcune band, peraltro di un genere molto particolare. Non intendi tornare a occuparti almeno a livello divulgativo di questa tua attività del passato?
L.L.R.: Sì, vorrei dedicarmi alla pubblicazione degli inediti delle band in cui ho suonato dal 1979 al 1981, gli HCN e Sunset Boulevard. Recentemente sono riuscita a fare uscire due pezzi, una cover e un inedito. Ora vorrei riportare alla luce – con una specie di archeologia musicale – un piccolo passato glorioso del rock italiano che parlava la lingua del punk e post-punk di cui mi onoro, con altri, di averne fatto parte.
C.E.: E sono anch’io onorato di conoscere direttamente una protagonista di quel periodo musicale impagabile. Ti auguro, e sono sicuro in questo d’incontrare il desiderio dei nostri lettori, che il libro abbia successo di critica e di pubblico e, visto il tuo talento, che la trama e i contenuti possano interessare qualche produttore teatrale e non solo. Tienimi aggiornato sugli sviluppi, in bocca al lupo per gli altri progetti legati al tuo passato rock.
Ci siamo lasciati fuori dal locale quando il sole, visto il cielo sereno, cominciava a irradiare i riflessi rossastri del tramonto autunnale. Un passaggio verso il crepuscolo che nella mia mente, dopo la gradevole conversazione, in una sorta di trasmutazione, mi stimolava invece il quadro di una nuova aurora, sì culturale, ma anche sociale, di cui Andrea non parla è un innegabile tassello. Grazie, Lucy!
Lucy Lo Russo, Andrea non parla, Fausto Lupetti Editore, 2023, Milano
Prezzo di copertina: €18,00 – Pagine: 240 – ISBN: 9788868743666
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