Fino al 20 gennaio l’allestimento dedicato a uno dei maggiori rappresentanti dell’Art Nouveau
Donne bellissime dalle linee sinuose con fiori e diademi tra i capelli, avvolte in abiti fluttuanti neoclassici dominate da cromie tenui, con echi preraffaelliti ed iberici, suggestioni orientali e bizantine e citazioni simboliste, fanno da tema principale alla retrospettiva dedicata all’artista cecoslovacco Alphonse Mucha (1860-1939), ospitata a Palazzo Pallavicini di Bologna sino al 20 gennaio prossimo. L’allestimento, organizzato dalla Mucha Foundation e da Tomoko Sato (curatrice ufficiale della Fondazione dal 2007), prodotto da Chiara Campagnoli, Rubens Fogacci e Deborah Petroni della Pallavicini srl, consta di 80 opere, di cui 27 inedite per il pubblico italiano ed è suddiviso in tre sezioni tematiche: “Donne-Icone e Muse”, “Le style Mucha- Un linguaggio visivo”, “Bellezza -Il potere dell’ispirazione”. In mostra manifesti, cartelloni, packaging e fotografie di uno dei più grandi artisti grafici europei dell’Art Nouveau, fautore e pioniere di uno stile inconfondibile destinato a diventare un vero e proprio marchio senza tempo.
Il percorso si apre con una serie di manifesti che l’artista ideò per le varie pièces teatrali della famosissima attrice Sarah Bernhardt con la quale firmò un contratto di 6 anni per disegnare, oltre agli apprezzati cartelloni, costumi, scenografie, gioielli che lo resero famoso da Parigi in tutto il mondo (nello specifico, ad inaugurare questo fortunato sodalizio fu l’affiche per lo spettacolo Gismonda di Victorien Sardou, in cui l’attrice appare come una nobildonna bizantina in un formato verticale mai visto prima).
L’esposizione procede con manifesti, litografie a colori in cui emergono fanciulle eleganti ritratte in pose aggraziate e seducenti delimitate da motivi floreali e geometrici che impersonano allegorie delle 4 stagioni, arti, fiori: la donna, sempre al centro nelle grafiche di Mucha, rappresenta l’Anima Mundi, emanazione di un pensiero rassicurante teso a comunicare che l’universo è indulgente. Sulle pareti del Palazzo si possono ammirare oltre all’iconica opera Zodiaco -primo lavoro per il litografo Champenois – studi, packaging, cartelloni pubblicitari che reclamizzano scatole di biscotti, carte di sigarette, compagnie ferroviarie, profumi, champagne, etichette, sempre caratterizzati da messaggi visivi ed un lettering ben codificato in grado di imporsi per appeal visivo in un panorama industrializzato dove prende sempre più piede la serialità, senza però tralasciare una bellezza di fondo, in linea con quella corrente di pensiero (si pensi a Jean Lahor) per cui l’arte deve essere bella, alla portata di tutti, in grado di innalzare lo spirito.
Il percorso prosegue con una selezione di fotografie, attività che accompagnò l’artista nell’arco della intera esistenza già a partire dal 1880 mentre era ancora apprendista scenografo a Vienna: vari i soggetti tra modelle, danzatrici e persino un buffo scatto all’amico Gauguin davanti all’armonium senza i pantaloni. La mostra si conclude con opere dedicate all’ impegno politico di Mucha che coincide con il suo ritorno in patria avvenuto nel 1910 e che inneggiano al suo spirito patriottico: esposti studi per pannelli per la piccola sala del ricevimento presso l’allora nuovo Municipio di Praga, e il manifesto per la nascita dell’epopea slava tenuta a Praga e a Bro in occasione del decimo anniversario della nascita della Cecoslovacchia.
Alphonse Mucha
Palazzo Pallavicini Via San felice 24 Bologna
Dal 29.09.2018 al 20.01.2019