Foto: Luca Ronconi
Foto: Luca Ronconi
Foto: Luca Ronconi © Luigi Laselva

Dal manifesto di Ivrea al Piccolo Teatro, l’indelebile contributo di un intellettuale creativo

Luca Ronconi ha voluto andarsene in punta di piedi, restando schivo e riservato sino all’ultimo atto della sua vita. Luca Ronconi è l’uomo che ha radicalmente cambiato il teatro, dando voce ad un’avanguardia senza precedenti, determinando una rottura totale con ciò che il teatro era stato prima di lui. Dal Manifesto di Ivrea – firmato nel 1966 accanto ad illustri esponenti del fonte anti-istituzionale, da Carmelo Bene ad Aldo Trionfo – era chiaro che il teatro non sarebbe più stato lo stesso.

È dall’interiorizzazione della lezione di Orazio Costa – da Ronconi considerato il suo grande maestro, incontrato ai tempi dell’Accademia – che nasce la sua personalissima concezione della regia quale atto autonomo rispetto al testo: recitato nella sua assoluta integrità, senza alcun adattamento per la recitazione, il testo assumerà significati nuovi attraverso l’inedita interpretazione di spazio, tempo e movimento, nella ricerca di spazi scenici alternativi, nell’interrogare universi di significato che vadano oltre la scena passando sopra, sotto, attraverso il testo.
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Non a caso a consacrare Ronconi nel panorama internazionale sarà il celeberrimo Orlando Furioso (1969), che rompe definitivamente ogni legame con le scene tradizionali per portare la rappresentazione in più luoghi contemporaneamente, lasciando allo spettatore la possibilità di muoversi liberamente e scegliere cosa vedere e da quale prospettiva in un personalissimo percorso di fruizione. È in questi anni che matura l’esperienza, unica e irripetibile, del Laboratorio di Prato: tappa fondamentale per la sua carriera registica, ma soprattutto prezioso esempio di libertà intellettuale e creativa.

Con gli Anni Ottanta Luca Ronconi entrerà da protagonista nel circuito dei teatri stabili italiani, avvicendandosi alla direzione artistica di due prestigiosi teatri – lo Stabile di Torino (dove guiderà una prestigiosa scuola di teatro) e il Teatro di Roma – sino ad approdare a quella che sarà la sua “casa”: il Piccolo Teatro di Milano. Qui Luca Ronconi darà vita ad alcune straordinarie regie, da Lolita a Infinities, da I due gemelli veneziani a Quel che sapeva Maisie (interpretato dall’indimenticabile Mariangela Melato).

A pochi minuti dal suo teatro, Luca Ronconi si è spento a quasi 82 anni, lasciando in eredità un’esperienza d’arte e di vita senza precedenti, coraggiosa e spregiudicata, a tratti sprezzante delle convenzioni per spingersi sempre un po’ più in là, verso universi di senso mai esplorati. E con in scena il suo ultimo lavoro, Lehman Trilogy, Ronconi si congeda dal palcoscenico, dal suo pubblico, dalla critica, da chi lo ha amato e da chi non lo ha mai capito. Ma in tutti quelli che hanno avuto l’onore d’incontrarlo resta un senso di pienezza e di profonda gratitudine: con la sua immensa cultura, le sue visioni, il coraggio e l’ironia, Luca Ronconi ha lasciato un segno indelebile nel mondo del teatro che, senza di lui, non sarà più lo stesso. Grazie Maestro.