Sofisticato esteta, affermò di amare la semplicità quale «segreto per essere felici»
Franco Zeffirelli si è spento sabato 15 giugno all’età di 96 anni nella sua casa romana. Nel corso della sua vita si trovò più volte di fronte alla morte: nel mezzo di un bombardamento, in un plotone d’esecuzione e durante un incidente d’auto mentre guidava l’amica Gina Lollobrigida. «Quindi non deve sorprendere» scriveva nella sua Autobiografia «che creda fermamente in Dio e che abbia un attaccamento superstizioso all’idea di destino» e proseguiva «malgrado sia evidente che alla vita succede la morte, faccio fatica ad accettare il fatto che un giorno morirò: come la maggior parte degli uomini accarezzo la vaga speranza di una sorta d’immortalità e mi comporto di conseguenza». Non a caso in una delle sue ultime interviste aveva dichiarato «Ho progetti che mi terrebbero impegnato sino al secolo».
Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti, i suoi esordi lo vedono scenografo in Troilo e Cressida di Luchino Visconti, suo maestro e compagno di vita, con cui inizia la carriera come aiuto regista in La terra trema e Senso. Da lì sarà un continuo dividersi tra regie di opere liriche che lo porteranno a grandi successi internazionali (nel 2004 la Regina Elisabetta lo nomina Cavaliere del Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico) e pellicole cinematografiche il cui stile fortemente estetizzante, viene spesso tacciato di manierismo dividendo nettamente la critica. Proprio con l’opera il Maestro aveva un rapporto privilegiato, numerose le regie liriche largamente apprezzate tra cui ricordiamo Cenerentola, la Bohème, Aida, La Traviata (quella del ’55 vede la Callas nei panni di Violetta), Alcina per il Teatro La Scala, Il Mercante di Venezia e Falstaff andati in scena al Teatro La Fenice, Antony e Cleopatra al Metropolitan di New York, Don Giovanni e Carmen all’Arena di Verona. Zeffirelli al cinema esordì come regista con Camping nel ’57 interpretato da Nino Manfredi e nel ‘67 con il campione d’incassi La bisbetica domata con due protagonisti d’eccezione Elisabeth Taylor e Richard Burton, seguito da quello che può essere considerato il suo manifesto artistico, Romeo e Giulietta, un film che suscitò svariate polemiche per una scena di nudo, ma che riuscì ugualmente a vincere un David di Donatello ed una nomination agli Oscar.
Dagli anni ’70 nelle sue pellicole entra in scena il sacro: ecco allora Fratello sole, sorella luna, incentrato sulla vita di San Francesco d’Assisi, seguito dallo sceneggiato televisivo Gesù di Nazareth del ’99. Diresse inoltre Un tè con Mussolini, in parte autobiografico, Jane Eyre e Callas Forever interpretato da Fanny Ardant, un omaggio all’immenso soprano con cui Zeffirelli aveva un rapporto di stima ed amicizia. Cattolico di centrodestra, è stato senatore di Forza Italia per due Legislature, plurilaureato ad honorem, tifoso della Fiorentina, aveva una villa a Positano frequentata dal jet set internazionale. Il 21 giugno aprirà la stagione dell’Arena di Verona la Traviata, con la nuova regia ideata dal Maestro che aveva anche da poco concluso un importante progetto artistico, il Rigoletto, il cui debutto era stato fissato per settembre 2020 in uno dei teatri più belli del mondo, la Royal Opera House di Muscat in Omam, e commissionato dalla stessa.