“Il ruolo del regista è quello di raccontare una storia”, né la cronaca, riservata ai giornalisti, e nemmeno la Storia, quella con la S maiuscola, appannaggio degli storici. Con questa affermazione, Luc Besson, ha idealmente presentato il dibattito successivo alla proiezione del suo nuovo film, “The Lady”, presentato in anteprima di sabato 17 marzo, e che ha visto il regista transalpino in compagnia di Piera de Tassis e Antonio Monda presso il cinema “Anteo”, a Milano, in previsione dell’uscita prevista per il 23. Una storia tragica e meravigliosa, commovente ma piena di speranza, quella Aung San Suu Kyi, dal prologo iniziale di lei bambina, nella Birmania liberata da suo padre, eroe nazionale, al ritorno nei primi anni ottanta a seguito dell’aggravamento della salute della madre fino alla storia che tutti conosciamo, premio Nobel per la pace. Il dilemma tra la scelta tra il proprio paese, malgrado la naturalizzazione britannica acquisita tramite il matrimonio con il professor Michael Aris, suo più accanito sostenitore, e la propria famiglia, oltre al marito la donna ha due figli, Alex e Kim (oggi entrambi tra i 35 ai 40 anni, ndr). Un affresco personale e famigliare, che non per questo dimentica quello dell’intera nazione birmana, raccontato in maniera magistrale e interpretato mirabilmente da Michelle Yeoh, nel ruolo della protagonista, e di David Thewils, nei panni del marito, oltre che da attori locali, professionisti e non. Aggiungiamo, per dovere di cronaca, che la Yeoh (nota anche per essere una delle più importanti attrici dei film di arti marziali, ndr), come confermato dal regista, ha sostenuto in prima persona il progetto, insieme al proprio marito, Jean Tod, conosciuto come uno dei migliori protagonisti della Formula Uno, in qualità di produttore. Tadalis impact One tablet in a day has been accounted for cialis soft uk that Kamagra might also accelerate recuperation from plane slack and may enhance various other medicinal conditions. Risks involved with Brachytherapy There may be irritation in the rectum, pain, cheapest viagra professional respitecaresa.org burning, urgency and frequency of bowel movements. Consider your emotional state as well: Men who http://respitecaresa.org/respite-care-celebrates-29-years-caring-children-special-needs-says-farewell-dear-friend/doc172/ buy cialis online are stressed, depressed are also more prone to premature ejaculations than those who are relaxed and happy. Even today despite many other options being available at hand, this is viagra 25 mg one of the most selling anti-impotence medicines. Dopo un riconoscimento per l’opera svolta per la pace, conferito dall’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Stefano Boeri, che il regista si è incaricato di portare personalmente ad, come anticipato, si è iniziata quella che felicemente è stata definita un piccola lezione di cinema.
Un excursus sui temi stessi della storia, proprio a partire dall’amore, sopra ogni cosa, un sentimento di qualità e di appoggio garantito sempre dalla sua famiglia, e partire proprio dal marito. Interessante il capovolgimento di ruoli offerto da Besson, interessato a storie in cui la donna esprime la propria forza e l’uomo la fragilità, stravolgendo anche l’idea per cui “dietro a un grande uomo c’è una grande donna” in “dietro a una grande donna c’è un grande uomo”, e bilanciando, finalmente senza ipocrisie, la reciprocità e la complementarietà fra sessi.
Interessante anche la pratica con cui è stato realizzato proprio il film, in Tailandia anziché in Cambogia (ricordiamo che le prossime elezioni, si spera libere, sono previste per il prossimo 1 aprile, ndr), ancora sotto il dominio dittatoriale dei militari. La casa colonica della donna è stata fedelmente ricostruita, sia all’esterno che all’interno, grazie a circa 200 fotografie fornite dai famigliari, e oltre a 17 ore di girato dallo stesso regista clandestinamente con una telecamera digitale. La stessa sceneggiatura presentata alle autorità tailandesi era un falso, e prevedeva una storia romanzata con due protagonisti, Marie e Robert, anziché l’epopea di una figura storica come quella dell’attivista birmana, sottoposta a 15 anni di arresti domiciliari e di fatto esclusa dal mondo, e anche, nei peggiori frangenti, dalla sua stessa famiglia.
Un biopic che, a differenza di altri, non possiede solamente una solida struttura narrativa, oltre a un cast di primissimo ordine, ma anche un cuore, sincero e pulsante.
The Lady di Luc Besson, Drammatico, 145’. – F/UK 2011
Con Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope, Martin John King, Susan Wooldridge