Foto di scena: Ezra in gabbia - Mariano Rigillo © Pino Le Pera - Milano, Piccolo nTeatro Grassi, dal 19 al 23 febbraio 2025
Foto di scena: Ezra in gabbia - Mariano Rigillo © Pino Le Pera - Milano, Piccolo Teatro Grassi, dal 19 al 23 febbraio 2025
Foto di scena: Ezra in gabbia – Mariano Rigillo © Pino Le Pera

Dal 19 al 23 febbraio in scena al Piccolo Teatro Grassi Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound, interpretato da Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, con drammaturgia del regista Leonardo Petrillo liberamente tratta dalle dichiarazioni e dagli scritti del poeta americano

La stupidità distopica del peggior potere politico considera gabbia, prigione o manicomio strumenti efficaci per annientare la pericolosità di un pensiero, come se la fiamma che Prometeo accende nelle anime possa essere spenta da un’esposizione sotto la pioggia, piuttosto che soffocata tra le mura spesse di una cella o privata della sua vitalità grazie a pareti imbottite senza finestre.

Ezra Pound fu senza dubbio una personalità controversa, discussa e per molti discutibile, in particolare per la sua vicinanza al fascismo, la scelta dell’Italia come seconda patria e le posizioni durante la Seconda Guerra Mondiale contro Roosevelt e gli Stati Uniti d’America, dei quali amava comunque la genesi pioneristica, ma fu innanzitutto un poeta che agì in coerenza con il suo pensiero a difesa della dignità dell’arte e la bellezza che esprime.

Il lavoro teatrale parte dalla gabbia d’acciaio di 1,8 x 1,8 metri dove Ezra fu rinchiuso dagli americani per tre settimane dopo il suo arresto, avvenuto ad opera dei partigiani il 3 maggio 1945, in quella Metato di San Giuliano Terme vicino a Pisa che gli ispirò i Canti pisani. Una scelta che diviene il leitmotiv del lavoro drammaturgico curato dallo stesso regista Leonardo Petrillo e da cui si sviluppa l’intera narrazione delle vicende e pensieri del poeta americano, dalla successiva detenzione in America con l’accusa di cospirazionismo e alto tradimento, che gli sarebbe potuto costare il carcere a vita o la pena di morte, alla perizia d’infermità mentale e conseguente reclusione al St. Elizabeths Psychiatric Hospital di Washington, fino al 1958, quando ottenne la libertà, e il suo ritorno in Italia, dove morì a Venezia il 1° novembre 1972. Il monologo di Mariano Rigillo, intervallato dai versi espressi dalla coreuta Anna Teresa Rossini, esprime l’anima di Ezra Pound nella profondità della sua visione e orizzonte poetico. Il suo The Cantos, poema incompiuto suddiviso in 117 sezioni, è molto più di un capolavoro della letteratura modernista, qui l’imagismo e il vorticismo cari all’estetica del poeta sono solo strumenti performativi di un pensiero che assume, attraverso la grandezza della poesia, la qualità di vademecum per una nuova umanità. Le sue teorie economiche sono parte essenziale della poetica, come indicano i versi di Contro l’usura, la volontà che esprime, al di là degli errori fatti nell’immanenza delle scelte e tuttavia condivisi con altri che non furono mai processati, la purezza di un’arte e una poesia che rischia di venire uccisa dalle politiche finanziarie delle banche basate sul debito e le “grandi famiglie” che le sostengono.

L’accusa di un suo presunto “antisemitismo” è condizionata dalla lucida verità che espone nell’indicare i responsabili di questa grande speculazione capitalista espressa da una devianza liberista, e che lo ha portato ad abbracciare Mussolini e il fascismo pur senza mai iscriversi ad alcun partito o movimento, sempre in nome di una verità che Confucio esprimeva e che si ritrova nella cristianità, dalla patristica agostiniana al francescanesimo, ovvero che l’Amore è giustizia, più che motto un punto cardine che la genuinità artistica è votata a esercitare. Ezra Pound fu amato, condiviso e stimato da molti artisti e intellettuali, pur diversi per stile e contenuti, da Thomas Stearns Eliot a Ernest Hemingway, da Filippo Tommaso Marinetti, a cui dedicò la 72esima sezione del Cantos, ad Allen Ginsberg, da Lawrence Ferlinghetti a Pier Paolo Pasolini, che lo incontrò a Venezia in occasione delle riprese di un documentario Rai di Vanni Ronsisvalle.

L’incipit dei Canti pisani sottolinea proprio l’importanza dell’amore (Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie) e Rigillo riesce, coadiuvato dalla splendida presenza di Anna Teresa Rossini, a penetrare nell’animo dello spettatore fino a far schioccare la scintilla di una nuova consapevolezza. Ezra è presente in prima persona, parla della sua vita, della sua poetica come della sua morte, ma di certo nel marmo dell’isola di San Michele non è sepolta la sua voce, che vive oggi più che mai grazie anche a un’espressione teatrale come questa. Parlare della bravura degli interpreti, in particolare di Rigillo, è addirittura pleonastico, il punto è un altro. La pièce colpisce nel profondo, riempie il cuore di un nuovo avvenire possibile, dimostra l’importanza della parola quando può generare una pericolosa verità.
Si svela a questo punto una certezza: Ezra Pound, uno dei più grandi poeti della storia, è ancora vivo, al di sopra di ogni elemento giudiziale ideologico e oltre ogni assurda gabbia mediatica.

PRODUZIONE TSV – TEATRO NAZIONALE, OTI – OFFICINE DEL TEATRO ITALIANO
nell’ambito del progetto VenEzra promosso dalla Regione Veneto

Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound
scritto e diretto da Leonardo Petrillo 
liberamente tratto dagli scritti e dalle dichiarazioni di Ezra Pound

Con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini 
Scene: Gianluca Amodio 
Costumi: Lia Francesca Morandini 
Disegno luci: Enrico Berardi 
Musiche: Carlo Covelli 
Aiuto regia: Mario Rinaldoni

Milano, Piccolo Teatro Grassi, via Rovello 2
Dal 19 al 23 febbraio 2025
INFO: Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Comunicato spettacolo

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