Punto e Linea Magazine incontra Dario Valtancoli e Massimiliano Balduzzi, due figure internazionali di artisti e formatori, cofondatori con Laura Gerosa nel settembre 2023 del centro Slap (Spazio Lambrate per le Arti Performative), che raccontano il loro variegato percorso e le suggestive esperienze che li hanno coinvolti
Punto e Linea Magazine – Grazie a entrambi per questa intervista che permette ai nostri lettori di conoscere meglio i vostri profili e il lavoro che svolgete presso Slap. Cominciamo da Dario. Tu sei direttore artistico e pedagogico in diversi centri non solo italiani, forte di una formazione che, dopo la laurea in Scienze dell’Educazione presso l’Università di Bergamo, si avvale di un Master in Intervento Psicologico conclusosi a Valencia. Sappiamo che la Spagna è diventata in seguito la tua seconda patria. Puoi fornirci in breve un tracciato della tua esperienza formativa?
Dario Valtancoli – Ho iniziato i miei studi di attore con Luca D’Amico sulla base del Metodo Mimesico di Orazio Costa Giovangigli, esperienza a cui ha fatto seguito, dopo il diploma, la mia partecipazione al Program for Professional Artists di Dominique De Fazio a Roma. Importantissimo per la mia formazione è stato l’incontro, nei primi Anni Duemila, con alcuni artisti legati al lavoro di Jerzy Grotowski, veri maestri che hanno dato il segno al mio percorso teatrale.
PLM – E all’estero? Quando ti sei trasferito in Spagna?
D.V. – Tra il 2009 e il 2011, quando fondo a Valencia il Laboratorio de Arte en Vivo, un centro multidisciplinare dedito alla ricerca, formazione e creazione nel campo delle arti performative.
Successivamente ho diretto il progetto di formazione professionale per attori e attrici ARTS / Acting Research & Training Studio in tre località europee, ovvero Valencia, Milano e Istanbul. Tra il 2017 e il 2019 ho iniziato a organizzare corsi e seminari di recitazione a Madrid collaborando con importanti istituzioni, come la Unión de Actores e la Nave 73.
PLM – Passiamo a Massimiliano. Tu sei performer, attore, regista e pedagogo, con una preparazione che oltre gli studi italiani si avvale molto dell’esperienza a New York. Puoi parlarci della tua formazione?
Massimiliano Balduzzi – Dopo essermi laureato in Storia del Teatro Moderno e Contemporaneo all’Università di Bologna, per dieci anni mi occupai, sotto la direzione di Stefano Vercelli e Anne Zènour, alla pratica e creazione di training fisico e vocale per attori. Con Vercelli frequentai il corso di perfezionamento per attori promosso da Ert (Emilia-Romagna Teatro, N.d.R.) diplomandomi nel 2002. In quello stesso anno fondai a Siena a con Anne Zenour il Teatro della Pioggia, dedicandomi quotidianamente alla creazione di un training fisico e vocale, un’esperienza che costituì la base per tutta la ricerca performativa successiva. Fu proprio in quegli anni in Toscana che cominciai a trasmettere i principi della mia ricerca attraverso laboratori settimanali e seminari intensivi, e per un paio d’anni co-diressi il Festival Finoallafinedelmondo. Successivamente perfezionai la mia conoscenza della danza e canti tradizionali nella splendida realtà indonesiana di Ubud-Bali, con i maestri I Made Bukel e I Nyoman Tchandri. È solo dopo aver raggiunto questa maturità che mi trasferii nel 2008 a New York per continuare la mia ricerca nell’ambito della performance contemporanea, collaborando con Ben Spatz e la compagnia Urban Research. Lavorai come performer per numerosi artisti poliedrici come James Scruggs e Helga Davis. Dopo aver intrapreso una ricerca solista, grazie alle residenze artistiche offerte da Movement Research, CAVE black studio e Fresh Tracks di New York Live Arts, iniziai una collaborazione con la drammaturga Susan Mar Landau e ricominciai a viaggiare per presentare i miei lavori al FringeArts di Philadelphia, al Pieter di Los Angeles e in seguito in Inghilterra, Messico e qui in Italia.
PLM – E dopo tutte queste vicissitudini internazionali come sei arrivato allo Spazio Lambrate di Milano gestito da Laura Gerosa?
M.B. – Dopo il mio rientro in Italia nel 2016 feci per tre anni la spola tra Milano e New York. Qui allo Spazio Lambrate affittai le sale per organizzare un laboratorio, fino a quando l’emergenza pandemica bloccò questo come altre iniziative. Tornai un paio di anni fa con l’intenzione di riprendere dal mese di settembre il mio lavoro pedagogico e Laura s’interessò alla mia attività, al punto da porre le basi per una collaborazione con il centro che contribuisse a dare una diversa identità allo Spazio. Nel periodo estivo di quell’anno coinvolsi Dario, che conoscevo da anni ed era tornato in città per far visita alla famiglia, parlandogli di questa opportunità. E da lì iniziammo a porre le basi per il nostro progetto.
PLM – Torniamo a te, Dario. Come hai colto questa possibilità?
D.V. – Da 14 anni in Spagna avevo aperto vari centri di formazione per attrici e attori professionisti, l’ultimo a Madrid. Avevo la necessità di chiudere quel centro e non accarezzavo l’intenzione di aprirne altri. Quando Massimiliano mi parlò dello Spazio Lambrate e conobbi Laura capii la nuova opportunità culturale e artistica che mi si offriva. Dalla fine estate 2022 fino al successivo gennaio feci il pendolare da Milano a Madrid e in quei mesi cominciammo a proporre i primi seminari di Massimiliano. Il mio contributo riguardava soprattutto il montaggio dei video e la comunicazione legata alla promozione dei corsi. La relazione tra me e lo Spazio si strinse al punto che dal febbraio 2023 mi insediai stabilmente in questo centro. Da qui il lavoro progettuale sulla performance contemporanea che portò nel mese di settembre dello scorso anno alla fondazione di Slap.
PLM – Adesso vi rivolgo una domanda di approfondimento sulla vostra attitudine professionale. Entrambi avete una formazione interessante che vi ha portato a un’intensa attività negli ultimi 20–25 anni e oggi siete qui allo Slap per dirigere corsi e seminari di altissimo livello. Potete dirmi qualcosa di più sulla vostra anima artistica e i riferimenti che l’hanno ispirata?
M.B. – Personalmente vengo dal Teatro di Ricerca, in particolare dalla ricerca fisica e vocale.
A New York non esisteva il Terzo Teatro come nemmeno il Teatro Danza, ma successivamente mi sono trovato all’interno della danza contemporanea newyorkese, quella che si chiama Downtown, dove un team di coreografi con cui ho lavorato spostavano il loro interesse per volontà di sperimentazione verso elementi più teatrali. Qui ero agevolato per la mia formazione fisica molto forte che si univa a quella vocale e tuttavia non potevo definirmi fino a quel momento un danzatore. Sono entrato a far parte del mondo della danza contemporanea newyorkese per quelle valenze teatrali e vocali che le appartengono e che sono a tutti gli effetti performative. Questa è la mia esperienza, che mi ha permesso di conoscere la performance contemporanea. Importante, una volta tornato in Italia, il mio incontro con Alessandro Sciarroni, un artista proveniente dal teatro di ricerca che già nei suoi spettacoli inseriva il movimento, e che si è avvicinato all’attività performativa incrociando la danza al punto da vincere nel 2019 in merito a questa disciplina il Leone D’Oro alla carriera. Il mio personale approccio alla performance contemporanea parte proprio dai percorsi di questi artisti che iniziano con una disciplina per incontrarne altre in un processo di contaminazione, soprattutto in una realtà molteplice come quella di New York dove arrivavano personalità con diverse caratterizzazioni artistiche.
D.V. – Come ho già detto mi sono formato con varie persone legate all’attività di Grotowski e che hanno lavorato direttamente con lui. La prima persona importante che ho seguito e che considero la mia maestra è stata Gey Pin Ang, già membro per molti anni del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards dove si lavorava non sul teatro di rappresentazione bensì sull’arte come veicolo per se stessi, un percorso che continua ancora oggi nonostante la chiusura di quel centro.
Gey Pin mise in scena One Breath Left, che ebbi occasione di vedere a Pontedera e che letteralmente mi folgorò, al punto da voler replicare la sua visione nel corso della stessa notte. Avevo circa 18 anni e da lì capii che era con personalità come Gey Pin che dovevo lavorare.
A Milano scoprii qualche anno dopo la presenza di un altro artista, Mario Ruggeri, che invitava puntualmente Gey Pin e Nhandan Chirco. Iniziai a collaborare con Mario, conobbi Nhandan e Gey Pin e con lei lavorai in seguito per sette anni, negli ultimi due come assistente. Insieme abbiamo creato due performance con altre collaborazioni e un’altra io e lei da soli, The Feast Of You Shen, che abbiamo portato in Polonia e in Colombia, nell’anno 2009 che l’Unesco dedicò a Grotowski. In quello stesso anno mi trasferii in Spagna e aprii il mio primo centro di arti performative a Valencia, uno spazio di circa un chilometro quadrato, staccandomi dal lavoro con Gey Pin. Nel 2008 passai la selezione al Workcenter dove rimasi per qualche mese, per tornare poi a seguire in Spagna i miei progetti legati al Laboratorio de Arte en Vivo … I miei riferimenti partono dunque da Grotowski e i suoi collaboratori con i quali ho avuto occasione di lavorare, tra cui, oltre a quelli già citati, vi sono stati Jim Slowiak, Jairo Cuesta, Maud Robart, fino appunto lo stesso Richards. Le mie basi artistiche provengono dall’attività svolta con questi maestri.
PLM – Hai fatto davvero un bel percorso… Tieni ancora contatti con qualcuno di loro?
D.V. – Sì, certo, ho mantenuto i rapporti con Thomas Richards, e a questo proposito ho anche una grande novità da annunciare. Abbiamo invitato Thomas a tenere una Masterclass allo Slap, e sarà qui l’anno prossimo a cavallo tra febbraio e marzo. Alla sua lectio magistralis parteciperanno persone provenienti da tutto il mondo.
PLM – Direi una splendida notizia, che conferisce sempre più al vostro centro una dimensione internazionale di alto profilo. Complimenti per il vostro dinamismo, in particolare per l’attività formativa che avete realizzato, una vera perla culturale che insegna un diverso approccio al mondo del teatro e delle attività performative. Buona continuazione …
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