Foto: Georgio Valentino e Blaine L. Reininger © Georgio Valentino
Foto: Georgio Valentino e Blaine L. Reininger © Georgio Valentino
Foto: Georgio Valentino e Blaine L. Reininger © Georgio Valentino

La conclusione a Milano del tour italiano 2024

Si è concluso il 24 novembre all’Arci Bellezza di Milano il tour di Blaine L. Reininger – membro fondatore dei Tuxedomoon – affiancato in duo da Georgio Valentino con cui collabora dal 2020. Inizialmente Reininger ha  collaborato come guest-artist nel gruppo di Valentino, e quando quest’ultimo si è sciolto, Georgio ha cominciato a seguire Blaine nei live.

Una notazione sulla location va fatta. Il concerto non si è svolto alla sala superiore, a tutti gli effetti un piccolo teatro – che avevo già “sperimentato” – bensì alla sala Palestra Visconti al piano interrato, una vera e propria “cave”.

Udite, udite la peculiarità cinefila: “Rocco e i suoi fratelli” diretto da Luchino Visconti nel 1960, fu girato proprio in questo luogo per le scene di boxe che vedono protagonista Simone (Renato Salvadori). Sì, perché la palestra era allora – e lo fu ancora per diversi anni – il punto di riferimento dei professionisti di questo sport. Andrebbe quindi – a mio avviso – valorizzata maggiormente.

Foto di scena: Blaine L. Reininger e George Valentino © 2024 Lucy Lo Russo
Foto di scena: Blaine L. Reininger e George Valentino © 2024 Lucy Lo Russo

Il palco è una semplice pedana a livello del groundfloor, cosa che – se da una parte rende più diretto il rapporto con le band – a mio avviso penalizza molto la fruizione dello show da parte del pubblico, soprattutto perché non vi sono dei punti sopraelevati (balaustre, scalinate…) ma solo pochi “elementi d’arredo” basici (grandi rocchi in legno), su cui pochi spettatori si ergono per ottenere maggiore visione. Vige ovviamente la vecchia scuola: guadagnare la prima fila, cederla, riprenderla per vedere la band, sempre che il locale non sia troppo pieno.

Ehm, già che siamo sul pezzo, aggiungo che le barriere architettoniche non sono state rimosse (o mitigate) dato che si accede solo con ripide  scale e – doppio ehm – starebbe bene un bel trattamento antimuffa e una toilette decente. Dopotutto si paga anche una tessera e il “consumatore” culturale – come il musicista – hanno il diritto di vivere la loro esperienza – il concerto – al meglio. Scuseranno i lettori questa divagazione, e magari al Bellezza fischieranno le orecchie.

In apertura Lady Vie – al secolo Valeria Napolitano compositrice italiana, recentemente prodotta da Giorgio Canali che l’ha accompagnata in duo – ha eseguito sette brani della sua produzione.

La front-woman ha iniziato con “Nina says” (il suo singolo d’esordio) per proseguire con “The seed and the rose”, “Song for Bob”, “Stupid”,  “Epiphany”, “Fade into you” e una cover di Lou Reed “Sweet Jane”.

Poi è il momento di Blaine L. Reininger che in Italia è di casa. Un piccolo ricapitolo – in pillole – per chi non ne conosce il percorso, nel solco della new wave sperimentale/post-punk/elettronica inizialmente anche psichedelica con influssi jazz.

Nel “periodo americano” – dal 1977 – i Tuxedomoon si formano e cominciano ad esibirsi dal vivo. Il nucleo è formato da Blaine L. Rieininger (violino, voce, sintetizzatori, tastiere, chitarra, basso, percussione elettronica), Steven Brown (sassofono, voce, tastiere, percussione elettronica) e dal tecnico e inventore di suoni Tommy Tadlock. Sono della West Coast, San Francisco (CA). Il gruppo ottiene notorietà quando nel 1978 fa da spalla ai Devo in concerto.

Le collaborazioni fioriscono e fluttuano, ma nel frattempo il gruppo ha acquisito stabilmente Peter “Principle” Dachert (basso, percussione elettronica, sintetizzatori) e il videoartista e performer Bruce Geduldig.

Nel frattempo hanno pubblicato il primo album di studio (1980) “Half Mute” e il secondo “Desire” (1981) prodotti dalla etichetta Ralph Records (la stessa dei The Residents). I Tuxedomoon lasciano traccia nel film che racconta la scena New Wave di New York “Downtown 1981” su Jean-Michel Basquiat.

Segue il trasferimento in Europa dove dal 1982 i Tuxedomoon entrano in contatto con l’ambiente avant-garde collaborando col coreografo Maurice Béjart (vedi la colonna sonora “Divine” dedicata a Greta Garbo) e iniziando il sodalizio con la casa discografica belga Crammed Discs che crea per loro l’etichetta CramBoy. Blaine L. Reiniger si stacca per una produzione solista.

Nel 1985 il primo grande successo commerciale del gruppo con l’album (è il quarto in studio) distribuito a livello mondiale dalla Crammed “Holy Wars” (Blaine L. Reininger non è presente). Ai due fondatori Brown e Dachert si uniscono Luc Van Lieshout e Winston Tong.

Tra i secondi anni Ottanta e i Novanta la situazione è fluida: si alternano le produzioni soliste dei musicisti ai successi di gruppo che accolgono anche altri musicisti.
La band si riunisce nel 2004. Altre incisioni, ed altri tour.

Nel 2016 la tournée “Half Mute Tour” li porta anche Italia (in novembre): Bruce Geduldig è deceduto dopo una lunga malattia e alla sua memoria sono dedicati i concerti. Ahimè, nel luglio del 2017 muore – per un malore – Peter “Principle” Dachert, soprannominato “il metronomo”.

Nel concerto al Bellezza, Blaine L. Reiniger ha sostanzialmente suonato la chitarra e cantato – nel primo blocco di brani – e ha imbracciato il violino nel secondo. Ha introdotto i brani con una breve spiegazione in italiano, supportato dal bravo Georgio Valentino, dalla forte – e al contempo discreta – presenza scenica.

La tracklist è stata:
“Night Air”, dalla sua carriera solista del 1983, album “Night Air” – come anche:
“Mystery and Confusion”;
“Broken Fingers”;
“Birthday Song”;
“I Am an Old Poem”, dalla produzione solista del 2021 inclusa in “Wounds and Blessing”;
“Japanese Dream”, dalla produzione solista del 1986 in “Greetings One”;
“I Inhabit the Dunes”, da “Wounds and Blessing”;
“Incubus (Blue Suit)” dall’album “Desire” dei Tuxedomoon;
“Volo Vivace”, dalla produzione solista dell’album “Live in Brussels Bis”  (1986)
“Jinx” dall’album “Desire” dei Tuxedomoon;
“What Use” da “Live in Brussels Bis”;
“No Tears”, dei Tuxedomoon
(encore)

“Litebulb Overkill”, dei Tuxedomooon, il primo pezzo scritto insieme da Steven Brown e Blaine L. Reininger nel 1977, presente in “Desire” e altri dischi live.

Una chiusura “emotiva” della recensione me la concedo: il mio cuore ha palpitato per “Jinx”, un brano legato alla mia prima conoscenza della band. Alle note iniziali mi porto in prima fila, anzi mi siedo per terra sul gradino del palco! A fianco a me – sulla destra – una ragazza di circa venti anni, si gode anche lei a gambe incrociate uno dei brani più iconici di una band che ha creato un sound unico.

Nei loro testi – I Tuxedomoon – trattano tanti temi controversi: la guerra, il conformismo…Nella carriera solista Reininger fa entrare i luoghi del suo pellegrinaggio artistico, mentre nella recente produzione il musicista fa i conti col tempo che passa e la sua evoluzione personale.

Più tardi, aspettiamo per stringergli la mano. Incede con un bastone.  L’amico Ermanno “Gomma” Guarnieri fan della band da tempo immemore gli mostra una foto di Bruce Geduldig, fatta negli anni Ottanta a Milano. Un velo di malinconia incrina lo sguardo incuriosito del musicista: «Lui ora è in cielo» e indica con l’indice in alto.

Mi dimentico di chiedere se tornerà a esibirsi con il sassofonista Steven Brown. Altri fan gli stringono la mano: l’amico Tommi – che ha visto più volte i Tuxedomoon – e una giovane ragazza che porta un’ambasciata di una conoscente.

George Valentino sta mettendo via i cavi delle pedaliere. Lo vado a salutare: è grazie a lui che – il giorno dopo – ottengo la tracklist ufficiale. Sono soddisfatta. Spero i lettori di Punto e Linea possano apprezzare questa musica ricca di commistioni, mai banale, a cui accostarsi con apertura e curiosità.

PER SAPERNE DI PIÙ

Per seguire le news dagli account social degli artisti:
BLAINE L: REINIGER su Facebook
GEORGIO VALENTINO su Facebook
BLAINE L. REINIGER su PATREON
CRAMMED DISCS su YouTube
ASCOLTA “JINX”

Leggi:
Music For Vagabonds: The Tuxedomoon Chronicles by Isabelle Corbisier (Lighting Source, 2008) – ISBN 978-1-906496-08-1 (tramite la ricerca si può arrivare all’acquisto o al prestito bibliotecario).

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