Al Teatro Leonardo di Milano, fino a domenica 14 maggio, si è tenuta la performance firmata da Antonio Syxty con drammaturgia di Michele Zaffarano sull’emotività ambientale e il comportamento che ne deriva
In pratica, un viaggio al termine della percezione architettonica. Progetto ispirato alla performance eponima di Chris Burden del 12 settembre 1973, dove l’autore strisciò per 15 metri su cocci di vetro in un parcheggio di Los Angeles vestito di sola biancheria intima e con le mani legate dietro la schiena, Through the Night Softly di Antonio Syxty indaga la forma comportamentale rispetto a oggetti e ambienti toccati, attraversati e occupati individualmente o in gruppo, una ricerca emozionale che storicamente richiama le vibrazioni performative di Gina Pace e che colloca l’installazione quale strumento per una rivisitazione concettuale dello spazio.
La drammaturgia di Michele Zaffarano, ovvero il testo integrale del suo lavoro Tre movimenti e una stasi, divisa in sezioni topiche identificative di percorsi e azioni intraprese, fa in realtà da contrappunto all’interpretazione relazionale di alcune parole o frasi scelte casualmente dal regista e tratte da opere del movimento Noveau Roman francese degli Anni Cinquanta e Sessanta nonché école du regard, definizione data grazie a Les Éditions de Minuit per un gruppo di autori accomunati più dalle medesime esigenze espressive piuttosto che da una vera corrente di pensiero, quale il rifiuto del personaggio e la visualizzazione di particolari descritti con minuziosità fotografica che esulano dalla soggettività umana. Si tratta di Nathalie Serraute, Claude Ollier, Michel Butor, Hélène Bessette, Robert Pinget e Alain Robbe-Grillet, tutti fautori della predominanza degli oggetti visitati dallo sguardo nella semantica narrativa (in particolare l’ultimo), in contrapposizione alla concezione antropocentrica che pone l’uomo quale fulcro dell’universo spaziale considerato. Oltre all’interpretazione concettuale alcuni di questi estratti letterari vengono scritti su foglietti e consegnati dagli interpreti al pubblico in modo inatteso.
I tre movimenti si accompagnano alla possibile interazione del pubblico negli stessi spazi performativi, a partire dall’ingresso dopo la biglietteria. La scelta stessa del Teatro Leonardo è emblematica, poiché permette di entrare e uscire in due punti diversi che hanno rivestito nella loro storia una doppia funzionalità (l’attuale uscita di sicurezza di via Villani era in passato l’entrata), che come ricorda lo stesso Syxty richiama la porta centrale nel piccolo appartamento di Marcel Duchamp in Rue Larrey a Parigi del 1927. Divenuta in seguito opera d’arte, questa era posta tra atelier, soggiorno e bagno, un ingresso mai chiuso e mai aperto che permetteva la vista del suo laboratorio creativo. Il teatro è trasmutato a sua volta grazie alla sua dimensione architettonica in un’installazione performativa, dove lo stato emozionale vive la struttura costituita dalle due scale, il foyer sotterraneo, la sala in modo completamente avulso dalla sua funzionalità di “luogo di spettacolo”. Gli ambienti nei Tre movimenti vedono prima il raccoglimento, di seguito la percezione del vissuto ambientale nel cuore dello spazio (il foyer), dove su alcuni ripiani a colonna sono impilati libri con le opere di Enzo Biagi e Dacia Maraini quale ulteriore contrappunto costruttivo, infine il movimento in platea nella quale non è possibile sedersi o sostare, accompagnato dai video Senza titolo #1, 2, 3 e Object #1……13 dell’architetto e designer milanese Bruno Gregory, con tredici oggetti rotanti riguardanti un progetto sonoro per il Parco della Villetta di Negro a Genova, nonché da quello della performance originaria di Chris Burden, proiettato prima dell’uscita verso le attuali scale di sicurezza, dedicato nelle intenzioni di Syxty oltre che all’autore scomparso nel 2015, ai corpi dei bravissimi attori/performer e naturalmente degli spettatori, che dal loro punto di osservazione sono parte integrante del progetto. Il tutto, avvolto da un suggestivo tappeto luminoso e sonoro che invita a una rivisitazione della memoria nella percezione decontestualizzata degli ambienti.
Ecco poi nella parte finale, la stasi, identificarsi ciò che potrebbe essere il correlativo dei tagli di Fontana sulla tela, la percezione di un termine oltre il quale esiste una dimensione metafisica. Stasi, come lo stesso verbo stare, ha come etimo, presente in quasi tutte le lingue indoeuropee, il sanscrito stha, che significa “arrestarsi” ovvero “stare al di qua”. Una suggestione esoterica che giustifica la presenza muta di Gaetano Callegaro che per tutto il percorso, abbigliato come un cavaliere dell’epopea americana, forse emulo di un rider, ha anticipato e si è mosso tra i diversi spazi quasi a suggerire il tragitto, inclusa l’uscita in strada. Volendo trovare un riferimento cinematografico alla sua presenza, il richiamo è quello della guida nel film Stalker di Tarkovskij, nella conduzione verso una “stanza d’oro” entro cui non si osa accedere, ma che persiste in una sorta di cherche percettiva individuale. Una condizione che pone a questo punto un ribaltamento sulla considerazione della casualità nella performance, inclusa la scelta di frasi e parole dai testi della Noveau roman, che sembra richiamare la Sfilata fittizia e familiare di Tristan Tzara, poema concepito dall’estrapolazione “accidentale” di frammenti di parole e che rimane un capolavoro dada di destrutturazione del linguaggio e di percezione emozionale della scrittura.
In sostanza, il lavoro di Syxty porta a una riconsiderazione degli spazi al di là della loro funzionalità oggettiva, come luoghi di ricerca di un intimo pathos volto allo sconfinamento fisico attraverso frammenti di apparenti circostanze fortuite, a favore della tesi che non vi sia nulla di più architettonicamente perfetto della fatalità. E, nel destino di spazi e ambienti, grazie a una sensitività che suggerisce l’agire, s’illumina un vuoto strutturale verso l’infinito.
Produzione MTM Manifatture Teatrali Milanesi
Through the Night Softly – Era come se nessuno avesse visto
(posso cercare una soluzione migliore?)
Materiali di scritture anomale per corpo e azioni
Installazione e progetto di Antonio Syxty
Drammaturgia di Michele Zaffarano
Con Rachele Bonini, Maddalena Borghesi, Cecilia Braga, Gaetano Callegaro, Margherita Caviezel, Francesco Martucci, Matilda Morosini, Gabriele Scarpino
Comportamento e ambiente emotivo: Susanna Baccari
Costumi: Francesca Biffi
Video: Bruno Gregory, Chris Burden
Disegno luci: Fulvio Melli
Direzione di produzione: Elisa Mondadori
Staff tecnico: Ahmad Shalabi
Con testi di Hélène Bessette, Michel Butor, Claude Ollier, Robert Pinget,
Alain Robbe-Grillet, Nathalie Serraute e una scrittura installativa di Michele Zaffarano
Milano, Teatro Leonardo, via Andrea Maria Ampère 1
Dal 4 al 14 maggio 2023
MTM Manifatture teatrali Milanesi