Foto: Carla Accardi, Per gli stretti spazi 1, dettaglio, 1988, vinilico su tela, 160×220 cm., foto Luca Borrelli Archivio Accardi Sanfilippo, Roma © Accardi Carla, by Siae 2019
Foto: Carla Accardi, Per gli stretti spazi 1, dettaglio, 1988, vinilico su tela, 160×220 cm., foto Luca Borrelli Archivio Accardi Sanfilippo, Roma © Accardi Carla, by Siae 2019
Foto: Carla Accardi, Per gli stretti spazi 1, dettaglio, 1988, vinilico su tela, 160×220 cm., foto Luca Borrelli Archivio Accardi Sanfilippo, Roma © Accardi Carla, by Siae 2019

Inizialmente programmata dal 9 ottobre 2020 al 27 giugno 2021 e successivamente chiusa al pubblico per le misure anticovid, la mostra di Carla Accardi ha riaperto i battenti nelle sale a pianterreno del Museo del Novecento

Questa è la prima mostra monografica dedicata a Carla Accardi, a sei anni dalla sua morte, da una pubblica istituzione.
È il Comune di Milano / Cultura il fautore del progetto, con la collaborazione del Museo del Novecento e della casa editrice Electa, che ne ha pubblicato anche il bel catalogo.

La mostra, curata da Maria Grazia Messina e Anna Maria Montaldo con Giorgia Gastaldon, è parte del progetto “I talenti delle donne”, che si avvale di diverse iniziative multidisciplinari, per presentare le donne protagoniste nelle arti e nel mondo creativo in genere. Sono circa 70 le opere pittoriche, ma anche fotografie, documenti dell’Archivio Accardi Sanfilippo, a delineare il percorso artistico (e di vita) di Carla Accardi, riconosciuta come prima astrattista italiana, dalla critica internazionale.

Nella prima sala sono presenti opere del Gruppo Forma, per i componenti del quale la forma astratta era strumento per un’arte “di lotta”. Carla Accardi esordì proprio con questo gruppo, fondato nel 1947, unica coraggiosa esponente femminile. Quasi in un’apertura corale, qui vi si mostrano le opere dei diversi protagonisti, quali: Piero Dorazio, Pietro Consagra, Achille Perilli, Giulio Turcato, Antonio Sanfilippo (che nel 1949 diventerà suo marito).
Nella vetrina il Manifesto del Gruppo Forma testimonia quel tempo. Ma “i Contesti”nei quali e attraverso i quali l’artista ha operato, nella costruzione del suo linguaggio espressivo, sono numerosi e interagiscono con il contesto storico, sociale, politico che ha vissuto.

Seguendo una scansione storica, il percorso della mostra, molto ben articolato, si snoda attraverso 10 sezioni tematiche. Dopo l’esordio corale, ecco i negativi, (i segni bianchi su fondo nero); le strutture degli anni ’50; le riflessioni e le analisi sui Colori degli anni ’60; le prime Plastiche e installazioni, che risalgono ai pieni anni ’60; lo spazio dedicato a Pittura e autocoscienza, cui appartiene la Triplice Tenda; ed ecco i Trasparenti e telai; il ritorno alla pittura, con il titolo emotivo di Nostalgia della pittura; le Geometrie analitiche degli anni ’90; e infine l’ultima sezione: Pieno giorno (veduta), con un trittico monumentale.

Nei suoi 50 anni di attività, (con una produzione vastissima) l’artista, sempre impegnata nella ricerca, ha partecipato a numerose “collettive”, in Italia e all’estero.
La prima mostra personale sarà alla “Galleria numero” di Firenze. Dalla pittura costruttivo – concretista Accardi passa alla ricerca del segno, con segmenti bianchi su fondi neri (riconosciuta da Michel Tapiè, profeta dell’arte informale). Di seguito il segno-colore si arrichisce con bicromie luminescenti, prima su supporti opachi e, via via, (sempre sperimentando), con l’uso di fogli trasparenti di sicofoil (acetato di cellulosa) e di smalti monocromi.
Negli anni ’70 vengono realizzate le “Tende”, il cui capolavoro è la “Triplice Tenda”: una struttura aperta al percorso dei visitatori. Negli anni ’80 Accardi utilizza tele grezze, con stesure cromatiche più o meno intense.
L’artista partecipa anche a varie edizioni della Biennale di Venezia e a retrospettive dell’ Avanguardia italiana. Nel 1996 è membro dell’Accademia di Brera e nel 1997 è consigliere della Commissione per la Biennale di Venezia.
Le opere dell’artista sono state presentate in diverse mostre collettive, sia in Italia che all’estero, sempre accolte con successo.

Figura eclettica, nella sua ricerca inesausta di nuove forme di espressione, Carla Accardi non ha mai dimenticato il suo essere donna, né l’ha mai disgiunto dal suo fare arte.
Ha vissuto pienamente la stagione femminista, fondando, nel 1970 con Carla Lonzi, “Rivolta Femminile”.
Secondo Germano Celant sostenne, ad esempio, che fino al 1957 la sua pittura fosse portatrice di “identità e differenza”, termini importanti per il femminismo e riconducibili alla chiara volontà di Accardi volta all’autoaffermazione di sé e della sua differenza in quanto donna.
La sua posizione e la sua “modernità” valgono ancora più oggi e possono inserirsi nel dibattito in corso sul valore dell’”identità”.

La foto in bianco e nero di Benedetto Patera del 1950 con Carla Accardi disegna la sua immagine sulla parete del Museo del Novecento; altre si incontrano nel corso della mostra.
E sono le sue opere a riconsegnarci tutto l’operato smagliante, vivido ed eclettico di questa artista che coerentemente ha cercato nell’arte il senso della vita e della sua femminilità, mettendo al servizio, per questo viaggio personale, il suo talento.

Carla Accardi. Contesti
Milano, Museo del Novecento
P.za del Duomo, 8
Fino al 27 giugno 2021
Catalogo edizioni Electa
Museo del Novecento