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Luigi D’Elia e i Bevano Est
racchiudono
in un cd l’Italia antica e rurale

Sarà disponibile da mercoledì 9 dicembre “Cinque racconti di fine estate”, nuovo prezioso progetto targato INTI, cofanetto cd audio che raccoglie cinque delicate e antiche storie contadine in bilico tra autenticità e sogno, cinque racconti impressionisti sospesi tra la terra rossa della Puglia e la romagna di Fellini che colgono e fermano in un’esperienza sonora il paesaggio umano sconfinato di un’Italia che probabilmente non esiste più.

Cinque raffinati racconti, con la voce narrante di Luigi D’Elia, attore, autore e scenografo, la regia di Simonetta Dellomonaco che firma le parole del racconto-prologo, e le musiche dei Bevano Est, come sempre musicisti e alchimisti raffinati tra tradizione popolare e contemporaneità, Stefano Delvecchio alla fisarmonica bitonica, Davide Castiglia al violino, Giampiero Cignani ai clarinetti. I racconti, o novelle si potrebbe anche dire, saranno disponibili in un elegante cofanetto cd audio a domicilio e in tutta Italia (edito “INTI -La terra delle storie in viaggio”, prezzo 12 euro, ordini e spedizioni WA +39 349 258 1270 – www.luigidelia.it), registrati lo scorso giugno proprio a casa di Stefano “Ciuma” Delvecchio, in Romagna.

Cinque fili intrecciati tra Serranova, Torre Guaceto, San Vito dei Normanni e Ostuni, in Puglia, ricomposti sull’ascolto di contadini, carcarùli, musicisti terapeuti, ricercatori, poeti e amici che affondano nella verità specchiata dell’Italia del Novecento, come le nostre radici, quelle digradate nell’esodo verso le città che hanno lasciato la campagna vuota di relazioni e piena di voglia di ricreare.

Un progetto prezioso, curato nelle immagini e nella fotografia da Michela Cerini, che arriva mentre i teatri sono chiusi e il silenzio sulla loro riapertura si fa sempre più assordante e che racconta la vita come una necessità sussurrata, quella di paesaggi lontani dalle frenesie vacillanti, tempi rurali di un’Italia che sanno di vero, di focolari soffusi, tremolanti come la brace sotto enormi pignatte, e di patti familiari incrollabili come i muretti a secco che lambiscono la ferrovia di Serranova. Corre il treno e fischia consegnando nei poderi dei trebbiatori la nuova macchina venuta dal Nord per la mietitura del grano.

In pieno dibattito senza pace sulle forme, più o meno online, alternative allo spettacolo dal vivo D’Elia, sceglie di produrre un CD audio che fotografa un momento preciso della sua ricerca sulla voce e il racconto orale nella forma specifica e voluta del racconto breve.  «Il primo viaggio dopo il lockdown – spiega Luigi D’Elia, già premio Eolo e finalista Premio Andersen per la Letteratura d’Infanzia – è stato per raggiungere i Bevano Est in Romagna, la casa di Ciuma, Cinzia, Adele, Dario, le loro capre, le rane e registrare questi racconti. Ricordo che era con me la convinzione che la voce fosse intimidita dopo essere stata ritirata tanto tempo dall’energia tutta fuori del palco, dei teatri. C’era un pudore. È la mia prima produzione artistica alternativa allo spettacolo dal vivo che mi lascia in pace. E per me, per il mio raccontare, per la materia delle storie, per quello che porta dietro, è un atto d’amore. È come uno spettacolo per uno spettatore solo o pochi per volta. O per un campo di grano. In cuffia o come credete. È come una stagione».

Cinque racconti di fine estate” è uno spettacolo dal vivo a distanza, un viaggio del tempo che saggia approdi più sicuri, di evasione dai giorni condominiali, e corre verso gli spazi smisurati della terra. Dove la natura rallenta al muoversi delle stagioni con le loro diverse tonalità, e poi subito accelera al ritmo di una pizzica in la minore. «La raccolta – è il pensiero di Simonetta Dellomonaco che ha curato la regia del disco – è un affresco neorealista di un mondo che permane nel dna ancora ribelle di un’Italia che si è globalizzata, che è diventata moderna, si è a volte rinnegata. Ha venduto la sua anima rurale e magica degli spazi liberi e delle notti sotto le stelle, per vivere negli appartamenti di due camere cucina e bagno. Qui il narratore, scopre insieme al pubblico dei mondi fatti di facce, di mani, di sudore, di corpi, di melancolie, di mancanze incolmabili, di attitudini più che di personaggi, che pure sembrano essere realmente vissuti e spesso lo sono».

Un lavoro promesso al teatro e trattenuto dentro un disco d’attesa, l’attesa estatica di scene rinviate che si nutrono di storie della terra, di amori a festa, di parole cesellate dalla fatica e dalla meraviglia, di suoni di voci rassicuranti. Come lontananze di Domenico Modugno che arrivano fin sulle stelle del cielo lustro d’agosto. E ora che il sipario è fermo, questi cinque racconti attraversano l’attesa che il teatro, così generoso, compie prima di riprendersi il suo spazio.

Cinque racconti di fine estate” è il regalo dell’anima che rimette la memoria sopra le brezze di primavera che pettinano le spighe di grano. Sono storie bianche come la luce aperta che cade sulle battige di Torre Guaceto, come il bagliore della calce appena spenta o come le nuvole che strisciano il cielo, verdi come la tarantola acquarola, dorate come la stoppia lasciata al sole, rosse come la terra battuta sotto gli ulivi o come i capolini dei papaveri su distese rigate di giallo. L’essenza dei colori, in punta di memoria, filtrata dalle parole che appartengono al passato, le stesse che abbiamo bisogno di inventare un’altra volta. Oggi più di sempre. Luigi D’Elia torna al suo teatro, quello scritto sopra le righe dei filari tra Serranova e il mare, sui solchi profondi e friabili di Baccatàni. La musica e le parole della terra, quelle che oggi suonano come panacea di un tempo compresso e calante. In cinque tracce c’è il nostro passato, c’è la controra del Sud, c’è la voglia di aggrapparsi alla memoria senza più staccarsene, come una cura, c’è la voglia di tornare in quelle case coloniche disfatte che restano in piedi come monumenti di comunità. Ascoltandone le voci antiche.

CINQUE RACCONTI DI FINE ESTATE
Prologo Il ragazzo radice / Artemio Bubba / ’Ngiulina / L’estate della balena / Non c’era da vinì
Luigi D’Elia e Bevano Est
con un racconto di Simonetta Dellomonaco

Luigi D’Elia
voce narrante

Stefano Delvecchio
fisarmonica bitonica

Davide Castiglia
violino

Giampiero Cignani
clarinetto

Simonetta Dellomonaco
regia

www.luigidelia.it
www.bevanoest.com
www.inti-tales.com
Registrato nel giugno 2020 a casa di Ciuma, da Larsen Von Sbrokken.
Foto e progetto visivo Michela Cerini

Luigi D’Elia
Narratore, autore e costruttore di scene, ha portato in scena la stagione d’oro di Jack London, l’amore senza paura di Don Milani, lupi, naufragi, foreste e storie selvagge. Soprattutto storie selvagge.
Conduce una delle ricerche più originali in Italia sul racconto della natura, attraverso una pratica del racconto diretta e senza intermediari con la natura e la sua materia. Ha raccontato in Italia, Svizzera, Spagna, Cile, Polonia, in italiano e in spagnolo. Ha all’attivo sei spettacoli e i suoi racconti hanno superato le 700 repliche. Ha vinto il PREMIO EOLO, il principale riconoscimento italiano per la ricerca nel teatro ragazzi, e per due volte il FESTIVAL FESTEBA’ di Ferrara. Con il libro ASPETTANDO IL VENTO, pubblicato da Becco Giallo, è stato finalista al PREMIO ANDERSEN di Letteratura per l’Infanzia. E’ autore di tre libri: LA GRANDE FORESTA (Titivillus Mostre Editoria 2012), ASPETTANDO IL VENTO (BeccoGiallo 2014), CAMMELLI A BARBIANA (Erasmo edizioni 2017). Dai suoi spettacoli sono nati eventi di attraversamento della natura, progetti d’arte pubblica, feste, progetti di forestazione partecipata.
La nuova compagnia che sviluppa la sua ricerca si chiama INTI e porta il nome del Dio del Sole delle popolazioni Inca.

Simonetta Dellomonaco
Una formazione trasversale tra valorizzazione del patrimonio e rigenerazione culturale (anche come professore a contratto alla Sapienza di Roma) a cui segue un lungo percorso professionale e artistico dedicato alla creazione di progetti culturali in ambito teatrale (Progetti speciali del Teatro Pubblico Pugliese), cinematografico (Presidente della Fondazione Apulia Film Commission) e delle arti visive e performative (per diversi enti culturali e territoriali pubblici e privati).
Un interesse profondo per la creazione di nuove opportunità di ricerca e di relazione con le memorie, che prende forma dalla natura identitaria dei luoghi e delle persone, la cui unicità ne costituisce la matrice vitale e sociale.

Bevano Est
Il Bevano è un fiume romagnolo. Bevano Est è un’area di servizio sull’autostrada, un non-luogo dove si sfiorano pezzi di mondo di ogni genere, ed è il nome di un progetto musicale che nasce nel 1991.
Il gruppo si forma infatti in quell’anno all’interno della scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli come progetto di studio della musica popolare condotto dal Maestro Riccardo Tesi. Da subito l’attenzione viene rivolta ad una musica della tradizione ampia e trasversale senza porsi il problema di una riproposizione filologica e specifica di un’area, nasce cosi un metodo di lavoro che osa accostamenti di melodie e di ritmi in una fusione di generi che crea uno stile originale e riconoscibile.
L’incontro con Hector Ulisses Passarella porta all’interno del gruppo l’interesse per la cultura del Tango, oltre all’approfondimento dell’armonia, dell’interpretazione e soprattutto dell’espressione musicale. Fanno parte dei 12 finalisti all’edizione ‘92 di Arezzo Wave, partecipano per due anni consecutivi al Folkest in Friuli. Incidono nel ‘93 il loro primo cd Gradisca con una formazione di otto elementi; Partecipano nel ‘94 al lavoro discografico in omaggio a Fabrizio De Andrè “Canti Randagi” dove un gruppo di artisti folk – tra cui Peppe Barra, i Baraban, la Ciapa Rusa, Tesi-Vaillant, Elena Ledda & Sonos – grazie all’uso delle varie lingue minori e degli strumenti della tradizione popolare, offrono una appassionata rilettura di alcune delle più significative composizioni del cantautore genovese. Nascono rapporti con il teatro dove il gruppo è chiamato a comporre, arrangiare ed eseguire dal vivo, musiche di spettacoli, tra i quali ”Fuoco Centrale” e “Cattura del soffio” del Teatro Valdoca, “Materia cani randagi” di Masque Teatro, “El” con Veronica Mellis. Realizzano le colonne sonore per il film Il dolce rumore della vita di Giuseppe Bertolucci e per il documentario Segni Particolari, presentati al Festival del Cinema di Venezia e la loro musica è stata inserita in “Cento Chiodi” e “Terra Madre” di Ermanno Olmi.