Il nome di Flavio Bucci è annoverato fra quello degli attori italiani più talentuosi della sua generazione, cresciuta in un’Italia prospera e culturalmente spumeggiante quale quella degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso
Attore e doppiatore, Flavio Bucci ha collaborato con i grandi registi del suo tempo: la sua carriera inizia nel 1971 con Elio Petri nel film La classe operaia va in paradiso, regista per il quale riveste nel 1973 il ruolo del protagonista Total nel controverso La proprietà non è più un furto, con antagonista Ugo Tognazzi, e prosegue con molti altri nomi importanti del cinema italiano, quali Salvatore Nocita, Mario Monicelli, Alberto Sironi, Dario Argento, Gabriele Salvatores, Paolo Sorrentino, e altri ancora. Memorabile, per la regia di Monicelli, la sua partecipazione a Il Marchese del Grillo (protagonista Alberto Sordi) nei panni del capo brigante Don Bastiano.
Presta inoltre la sua voce ad attori stranieri di fama internazionale quali John Travolta, Sylvester Stallone e Gérard Depardieu, per il doppiaggio di film e serie televisive.
In teatro Bucci interpreta ruoli di grande spessore in pieces tratte dalle opere dei maggiori autori teatrali, diretto da Marco Mattolini e Mario Missiroli fra gli altri.
Fra le interpretazioni televisive più intense di Flavio Bucci si ricorda in particolar modo quella nel ruolo del pittore Antonio Ligabue, nella miniserie televisiva diretta da Salvatore Nocita per la RAI nel 1977: per interpretare il visionario artista emiliano Bucci compie un lavoro straordinario, di grande aderenza interiore al personaggio del pittore.
Flavio Bucci considerava come suo maestro il regista Elio Petri, colui che, diceva «mi ha insegnato tutto», e definiva il teatro «un grande gioco» che dipinge la natura della comunicazione umana. Proprio a proposito delle modalità della comunicazione e del vivere in epoca contemporanea Bucci si era espresso nelle sue ultime interviste, affermando di ritenere che il rispetto per l’essere umano si andasse perdendo, e che il ruolo della scuola dovrebbe essere quello di insegnare ai ragazzi a vivere: dal canto suo, Bucci ha sempre dichiarato di non avere nessun rimpianto rispetto a come ha condotto la sua vita e le scelte compiute, nell’ambito professionale come in quello privato.
La vita di Flavio Bucci si spegne il 18 febbraio 2020 a Passoscuro, nel Lazio, lasciando incompiuta la sua ultima interpretazione: quella del testo autobiografico E pensare che ero partito così bene, con la regia di Marco Mattolini.