In collaborazione con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, l’OHT/ Office for a Human Theatre porta in scena al Teatro Triennale il frutto di un progetto di ricerca di Filippo Andreatta, con il contributo musicale di Arvo Part
Raro prezioso esempio di uno spettacolo dove la voce è assente; o, per essere più precisi, dove sono presenti solo la voce della musica che parla e – muta – la voce delle parole che appaiono sul bianco shermo e danno notizia, in successione cronologica, di ciò che è avvenuto in Val Venosta, con la distruzione dei duepiccoli paesi di Curon e di Graun.
Il loro nome dà il titolo allo spettacolo ospitato alla Triennale di Milano, con la regia di Filippo Andreatta e la suggestiva, melanconica musica del compositore estone Arvo Part, eseguita in tempo reale dall’Orchestra Sinfonica di Milano.
Tutto accadde – e precipitò nell’acqua – nell’ormai lontano 1950, quando fu costruita la diga da cui ebbe origine il lago artificialenella provincia di Bolzano. Nonostante le ripetute proteste e le opposizioni degli abitanti, l’abitato di Curon/Graun venne cancellato dalle acque; unico superstite, il campaniledella chiesa, risparmiato come ultima traccia di una comunità vivente.
Si apre lo spettacolo: tutto è silenzio e anche i musicisti, ai loro strumenti, paiono concentrati in un intenso, tacito monologo come a tentare di risolvere un enigma. E questo si scioglie e si rivela, quando appare – misterioso gigante -, il campanile, che a poco a poco affonda nell’acqua; senza però naufragarvi. Imperturbabile resiste ritto: monito solenne di come può una tragedia accadere e palesarsi. La musica, in un crescendo molto lento, come battito di cuore che pulsa fino all’empito finale, suona una canzone triste, che si alza con la solennità di un requiem. E i colpi del percussionista – i tintinnabuli – di Part,sembrano campane a morto, che ci preparano alla celebrazione di un funerale.
Ne sorge una sorta di sbigottimento, unito al rimpianto melanconico di ciò che c’era e ora non c’è più.
Giunge la violinista, che in un solitario assolo racconta il viaggio verso ciò che rimane del villaggio, tra strade innevate, nuove costruzioni e montagne sullo sfondo.
Appaiono le immagini sullo schermo, fino al momento in cui raggiungiamo il campanile, imperturbabile e fermo nella neve: ultimo atto del dramma che si è concluso.
Spettacolo onirico, sospeso, che va diritto al cuore; e che fa riflettere.
TRIENNALE MILANO
STAGIONE TEATRALE 2019/2020
Curon/Graun
OHT OFFICE FOR A HUMAN THEATRE
In collaborazione con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Musica di ARVO PART
Regia di FILIPPO ANDREATTA
Milano, Triennale Teatro dell’Arte, viale Alemagna 6
Dal 23 al 25 gennaio 2020
www.triennale.org