Prodotto da La Fenice dei Rifiuti, al Teatro Libero di Milano un piccolo graffito ironico e amaro sulle conseguenze della depressione economica scritto e diretto da Alessandro Veronese
Un assioma della scienza storica stabilisce che i piccoli drammi personali non possono mai influire nella realizzazione dei cambiamenti epocali, mentre, al contrario, i meccanismi che determinano gli stravolgimenti dei massimi sistemi agiscono in diversa misura a influenzare la vita dei singoli, al punto da spezzarne gli equilibri con risvolti che possono rivelarsi in molti casi tragici.
F.C.A. Fascismi Comunismi Alcolismi, scritto e diretto da Alessandro Veronese, è un lavoro che riassume già nell’acronimo del titolo la misura di un’entità fagocitatrice di destini, il colosso Fiat Chrisler Automobili, e i comportamenti di tre sue possibili vittime, Fabio, Camilla e Adele, tre lavoratori licenziati nel giorno di San Silvestro per non aver accettato un accordo economico capestro a salvaguardia dei livelli produttivi, emuli dei dipendenti dello stabilimento Fiat di Termini Imerese chiuso il 31 dicembre 2011.
I tre ex colleghi, rispettivamente interpretati da Alessandro Prioletti, Cinzia Brugnola e Luisa Bigiarini, si ritrovano il giorno del loro licenziamento a casa di Fabio, nel tentativo di festeggiare il nuovo anno in arrivo. Quasi una mission impossibile visto l’umore del trio, che tuttavia tra gag surreali, bui, silenzi, pezzi rock su vinile e le canzoni di Gigi D’Alessio in un programma televisivo riesce a celebrare con un sofferto brindisi la mezzanotte. Un capodanno topico, che segna le vite dei tre protagonisti costretti da quel momento per circostanze di vita conseguenti al licenziamento a coabitare nella casa di Fabio, con tutte le difficoltà del caso, in relazione anche alle rispettive differenze di vedute.
Il ménage à trois si rivela sintomatico nel sottolineare le derive morali con le quali per necessità si è disposti a convivere, oltre ad accentuare le singole posizioni. Situazioni comico-grottesche si alternano a monologhi dai toni drammatici. Suggestivo il quadro descritto dalla “comunista” Camilla/Cinzia Brugnola riguardo la condizione dei profughi, le ragioni che ne hanno condizionato la fuga, la difficoltà di garantirsi la stessa esistenza, per giungere dopo un viaggio altrettanto rischioso a sentirsi indesiderati stranieri in un continente alieno. Ma allo stesso modo risulta accattivante lo sfogo del “fascista” Fabio/Alessandro Prioletti che accusa le ripercussioni dei meccanismi amministrativo giudiziari nei suoi confronti, quale uomo separato per decisione della moglie infedele che deve contribuire senza deroghe al mantenimento del figlio anche se disoccupato. Raccapricciante il racconto dell’ “alcolista” Adele/Luisa Bigiarini sulla propria infanzia, la sua identificazione con una bellissima bambola regalatele dalla nonna che in seguito ha danneggiato modificandone la fisionomia, per ritrovarla dopo anni impolverata e completamente trasfigurata, quasi sintomo e archetipo dello stato d’animo che l’avrebbe caratterizzata.
I tre scendono a compromessi inimmaginabili fino a pochi mesi prima, i loro comportamenti e convinzioni sono in fondo la conseguenza di un meccanismo che attanaglia tutto e tutti, foriero della disperazione di individui e famiglie che vedono le proprie aspettative infrante, la stessa morsa che causa le povertà nel mondo e le conseguenti migrazioni, e dove il vessillo del Che come il poster del duce sono in fondo gli orpelli di una rivalsa sociale che accomuna gli animi in un profondo disagio. Quando la speranza si trasforma in odio al punto da immaginare di costruire una bomba contro l’azienda automobilistica responsabile del proprio dramma significa essere giunti in un cul-de-sac dove non si ha più nulla da perdere. Come il sorprendente tragico epilogo in fondo testimonia.
F.C.A., andato in scena al Teatro Libero di Milano dal 6 al 16 giugno, è un piccolo affresco tragicomico del presente economico e sociale, una commedia nera dagli straordinari interpreti che diverte con amarezza e nel contempo crea una riflessione sulla reale consistenza delle nostre convinzioni. Le note cantate da Freddie Mercury in I Want To Break Free risuonano beffarde come i progetti che uno crede di poter perseguire in un mondo sempre più privo di riferimenti etici. Uno spettacolo che, pur con leggerezza, lancia un monito sullo stato di una collettiva consapevolezza.
Giudizio: ***
Una produzione FENICE DEI RIFIUTI
F.C.A. Fascismi Comunismi Alcolismi
Drammaturgia e regia di Alessandro Veronese
Con Luisa Bigiarini, Cinzia Brugnola, Alessandro Prioletti, Alessandro Veronese
Milano, via Savona 10
Dal 6 al 16 giugno 2019
www.teatrolibero.it