Al Teatro Fontana di Milano fino a domenica 18 novembre Il Mulino di Amleto propone una versione trasgressiva del lavoro “non rappresentabile” del celebre drammaturgo russo
Una grande festa, nella tenuta del defunto generale Vojnicev – con scintillio di bicchieri, fiumi di vodka, selfie e video riportati su schermo, un maggiordomo dj, le note di Le vent nous portera a tutto volume accompagnate da vorticose danze degli astanti, – è la cornice in cui inizia e si sviluppa la realizzazione scenica di Platonov sul palco del Teatro Fontana di Milano.
Co-prodotto da Elsinor con Teatro Piemonte Europa e Festival delle Colline Torinesi, il lavoro diretto da Marco Lorenzi affronta le tensioni amorose che riguardano il protagonista, interpretato da Michele Sinisi, civilmente legato alla moglie Sasa (Rebecca Rossetti) dalla quale ha avuto un figlio, ma nel contempo ambito dalla padrona di casa Anna Petrovna Vojniceva (Roberta Calia) e dalla ex amante Sofja (Barbara Mazzi), personaggio che si rivelerà virale per i destini della storia, incontrata per caso alla festa in quanto sposa del figlio di Anna Petrovna, aspirante regista teatrale, Sergej (Raffaele Musella). Le loro vicende s’intrecciano e in qualche modo si sovrappongono alle aspettative di Porfirij Glagol’ev (Stefano Braschi), anziano proprietario terriero in procinto di acquistare la tenuta in rovina finanziaria e attratto dalla piacente vedova. Il figlio Klrill (Angelo Maria Tronca)è un medico in difficoltà, sperpera i soldi del padre e si lega in un diabolico patto ai danni di Platonov con Osip (Yuri D’Agostino), un ladro e assassino che s’improvvisa ospite della festa e che ricopre anche il ruolo di batterista. Il dj-set e il servizio è curato dal maggiordomo Jakov (Giorgio Tedesco), in qualche caso anche spalla, attrezzista e body guard.
Un fatto è certo: un testo come Platonov , recuperato dalle bozze dell’autore e pubblicato postumo solo nel 1920, non risulta oggi appetibile per la sua struttura drammaturgica o la complessità dell’opera (basti a tal proposito ricordare che fu buttato dallo stesso giovane Anton Cechov dopo che gli fu rifiutato al Maly di San Pietroburgo nel 1880), ma per tutte quelle desolazioni sociali e dell’anima che racchiude insieme a una gran voglia di vivere e di riscattarsi attraverso l’amore.
Il Mulino di Amleto riesce ancora una volta a richiamare le tensioni presenti in un “classico”, pur insolito come questo, per collocarle nella società contemporanea e non solo russa, come alcuni riferimenti ironici e surreali dimostrano, in un’atmosfera gioiosa con inserimenti non scevra da pulsioni drammatiche.
Il pubblico è in qualche modo chiamato a partecipare, si sente dentro la festa pur assistendo dalla sala, la vodka offerta all’ingresso serve appunto a inserire lo spettatore nell’aria conviviale dell’evento. I costumi, in alcuni casi sontuosi e comunque mai casual, danno un valore estetizzante al contesto, accompagnando con la bellezza i risvolti della performance dove alle gag si associano i turbamenti amorosi e la disperazione.
Il risultato è uno spettacolo di un’ora e 40 minuti senza cadute di ritmo, divertente, esuberante, commovente, tragico, melanconico e sempre trasgressivo, fino al sorprendente finale. Un lavoro giocato tutto su percezione e sensibilità dell’attore, che negli episodi comici come in quelli più drammatici lascia sempre traccia di una genuina spontaneità ed effervescenza dando luogo a un inno alla vita, sempre, comunque, anche nella difficoltà, lungo i percorsi frastagliati dell’umanità di ogni epoca e luogo.
Giudizio: ***1/2
PRODUZIONE ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE,
TPE – TEATRO PIEMONTE EUROPA, FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI – TORINO CREAZIONE CONTEMPORANEA
CON IL SOSTEGNO DI LA CORTE OSPITALE- PROGETTO RESIDENZIALE 2018
IN COLLABORAZIONE CON
VIARTISTI PER LA RESIDENZA AL PARCO CULTURALE LE SERRE
Il Mulino di Amleto
Platonov. Un modo come un altro per dire che la felicità è altrove da Anton Cechov
Riscrittura di Marco Lorenzi e Lorenzo De Iacovo
Spettacolo inserito in Invito a Teatro
Con Michele Sinisi, Stefano Braschi Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Rebecca Rossetti, Angelo Maria Tronca
Regia di Marco Lorenzi
Milano, Teatro Fontana, via Boltraffio 21
Dal 6 al 18 novembre 2018
www.teatrofontana.it