I Festival stranieri d’estate sono all’insegna delle temperature estreme. A luglio Avignone è una fornace, impietosamente bollente per i poveri spettatori che passano da un teatro all’altro facendo la sauna sotto il sole rovente. In compenso Edimburgo, ad agosto, regala giorni di pioggia (quest’anno incessante dopo i primissimi giorni di bonaccia) e di freddo pungente, soprattutto quando tira vento.
E quest’anno, Edimburgo è giunta al settantunesimo compleanno ed ha reiterato la sua tradizione di Festival tra i più importanti del globo, con i suoi 3.500 spettacoli circa.
Ad onor del vero, questa edizione ha visto un numero molto più elevato di stand-up, cosa che non è stata molto condivisa da chi sostiene un teatro fatto soprattutto da storie da raccontare e da testi che rimandino ad autori di talento da scoprire o da confermare .
Di stand up noi ne abbiamo vista solo una: quella di Natalie Palamides in Nate. Irriverentemente travestita in un maschio buzzurro e spaccone, la giovane attrice “senza rete” fa divertire il pubblico, che ride di gusto e talvolta si sconvolge, come quando lei rompe due uova e le inghiotte crude con naturalezza.
A proposito di one man show, va notata e lodata la sobria interpretazione en travesti di Marlene Dietrich da parte di Peter Groom. Molto apprezzato anche dalla critica, che gli ha riservato anche le ambite cinque stelle con tanto di raccomandazione.
Tra le molte sorprese i Floz, gruppo berlinese ben conosciuto in Italia, quest’anno hanno spopolato con il loro “Infinita”: un momento di toccante e delicata ironia sul mondo dell’infanzia e della vecchiaia.
Non possiamo non citare La Compagnia Rhum and Clay, che ha portato in scena la versione inglese di “Mistero Buffo” di Dario Fo. L’attore si sbraccia, suda e si fa davvero in quattro, ma la rilettura del capolavoro di Dario Fo in chiave attuale – l’idea di rappresentare lo spettacolo nasce ad un raider da “prontopizza” – non passa. Il pubblico e la critica, dobbiamo ammettere, sono entusiasti. Ma troppe cose mancano: il linguaggio, innanzitutto. E poi, la vera mimica che con esso si fonde, ridotta ad un culturismo di mera azione. Insomma, i pur buoni propositi non ci hanno convinti.
Ci ha invece convinti e sorpresi “Stardust”, uno spettacolo andato in scena a Pleasant e che ha come protagonista la cocaina. Il sudamericano naturalizzato a Londra Miguel Hernando Torres ci racconta le diverse sfaccettature, in una sceneggiatura sicuramente vincente: la coca come favola, come sana tradizione, poi come veleno e come business. Grande e meritato successo. E la sauna finlandese è tematica protagonista di “the sauna”, performance molto apprezzata di teatro fisico-mimico.
Per finire la nostra selezione, si riconferma il successo di “Medea Electronica”: la tragedia si veste di colori rock ma anche di estrema attualità. Medea ben può essere una casalinga alle prese con i figli e le incombenze domestiche, vinta da un marito sempre assente e distante che lei scoprirà avere un amante dello stesso sesso. La tragedia del mito diventa una tragica e plausibile storia dei giorni d’oggi. Ne vien fuori un prodotto forte e convincente.
Come al solito, la sintesi non può che lasciarci con l’acquolina in bocca per le centinaia e centinaia di spettacoli non visti. Comunque … arrivederci alla prossima edizione!