Foto: Matthieu Mantanaus
Foto: Matthieu Mantanus
Foto: Matthieu Mantanus

Wunderkammer della musica tra barocco ed elettronica

È apprezzabile quando un artista, senza assolutamente rinnegare quanto ha fatto finora, e continua a fare, decide di affrontare qualche cosa di molto diverso, e per molti aspetti ancora poco sconosciuto.
In sintesi è quello che ha letteralmente messo in piedi il maestro svizzero-belga Matthieu Mantanus, naturalizzato milanese, già direttore della Jeans Symphony Orchestra e dell’Orchestra Giuseppe Verdi, e pianista, con BachBox, un progetto realizzato insieme alla video artista Sara Calliumi.

Un percorso dentro alla musica elettronica attraverso l’opera di Johann Sebastian Bach all’interno dei movimenti della suite barocca, l’allemanda, la corrente, la sarabanda e la giga, dopo un preludio introduttivo, seguendo un percorso di parole chiave. Il dialogo che il maestro ha con lo stesso computer, preparato come Hal 9000 (“2001 odissea nello spazio”) ma simpatico come Jarvis (“Iron Man”), rilegge una parte dell’opera bachinana attraverso l’elettronica, destrutturandola e improvvisandola per farla risorgere con nuovi timbri, vedi il Beethoven di “Arancia meccanica”, per intenderci, o alcune composizioni Miles Davies e di Keith Jarreth con il jazz elettrico.

L’epilogo di ogni brano è un ritorno al punto di partenza, filtrato dall’esperienza del viaggio compiuto, ovviamente, e sorprendentemente nel computo finale le note originali ci sono tutte. Ma la differenza fondamentale con le esperienze del passato di cui sopra, è che qui non si tratta di un linguaggio per pochi eletti ma di un’apertura a un pubblico ancora più vasto, con inevitabili rimandi all’opera di Art of Noise, Kraftwerk e dei più recenti Daft Punk.

Musica e immagini si sintetizzano sul palco in un’esperienza di grande qualità ma dal piglio decisamente ludico, come se il maestro giocasse con il pubblico grazie a una scatola di giochi un po’ magica.
Per tutti coloro i quali, e sono tanti, che intendono la musica, specialmente quella classica, come la vita e non come un polveroso museo.