Il protagonista de Il padre d’Italiadi Fabio Mollo è il solitario Paolo, trentenne che, fin dalle prime battute (quindi non spoileriamo nulla), ha visto naufragare la propria relazione sentimentale con un coetaneo. Durante una serata in discoteca si imbatte in Mia, cantante incinta piuttosto scapestrata, che, sacrificando molto di suo, decide di aiutare riportandola da prima a Roma e poi nella natia Sicilia per farle recuperare quel po’ di stabilità che le servirebbe.
Un po’ on the road movie e un po’ racconto di formazione, il pregio di questa pellicola, spiazzante, a tratti divertente e anche commovente, è la capacità di raccontare un’altra Italia, più sottotraccia rispetto a quella più cara al cinema nostrano, precaria non soltanto nelle situazioni ma anche nell’identità, nel caso di Mia, e nelle scelte, per Paolo. Un insieme indefinito che, al termine del racconto, si risolve definendo un’idea di genitorialità tutt’altro che scontata, con da una parte una maternità quasi casuale e poco consapevole e dall’altro da prima il rifiuto e successivamente l’accettazione di un ruolo che non cambia definitivamente soltanto l’esistenza ma anche le persone.
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Ragonese & Marinelli, entrambi in stato di grazia, si muovono ben diretti da Fabio Mollo, alla sua seconda importante prova registica, grazie a una buona sceneggiatura, a raccontare una contemporaneità forse non più così particolare, certamente in maniera interessante.
Il padre d’Italia di Fabio Mollo, 93’, Italia, 2017
Con Isabella Ragonese, Luca Marinelli