Al Piccolo fino all’11 giugno il capolavoro di Bertolt Brecht per il 60° anniversario dalla prima edizione milanese diretta da Giorgio Strehler
La forza dello spettacolo di Damiano Michieletto non risiede semplicemente nell’interpretazione dei bravi attori e cantanti, tra i quali si annoverano Marco Foschi nei panni di Mackie Messer, Peppe Servillo in quelli di Jonathan Jeremiah Peachum, Sergio Leone nella parte di Jackie “Tiger” Brown e Rossy De Palma in quella di Jenny delle spelonche, quanto nell’allestimento che sottolinea l’attualità dell’opera. I contenuti sono infatti tutt’altro che anacronistici: se al suo debutto viennese del 1928, un anno prima del crollo di Wall Street, poteva dirsi avveniristica, oggi l’affermazione se sia «più criminale rapinare banche o aprirne una» risuona addirittura come una provocazione intellettuale sui fatti di cronaca.
L’originale Die Dreigroschenoper di Bertolt Brecht, rielaborazione della settecentesca Beggar’s Operadi John Gay tradotta in tedesco da Elisabeth Hauptmann, si svolge in epoca vittoriana, con un impianto musicale studiato da Kurt Weill che richiama il jazz, il klezmer, le musiche da cabaret. Nella versione di Michieletto i costumi sono contemporanei per scelta estetica di vicinanza al presente, mentre l’impianto musicale, che vede l’esecuzione dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano diretta da Giuseppe Grazioli, mantiene la struttura originaria, con la sua partitura costruita sull’impiego di polistrumentisti.
Il testo si svolge in tre giorni, partendo a ritroso dalle 6 di venerdì quando Mackie Messer “Macheath” sta per essere impiccato. Sul palco appare un’immensa aula di tribunale/gabbia scomponibile nei suoi elementi e la messa in scena è costituita drammaturgicamente dalle testimonianze dei personaggi del processo. La vicenda del criminale protagonista, che vede nei suoi confronti l’avversità del “re” dei mendicanti Peachum per aver sposato la figlia Polly, al punto da volerlo far condannare a morte, il tradimento della prostituta Jenny e l’amicizia con il capo della polizia Tiger Brown, risulta essere un’analessi che si ricuce alla fine con la grazia seguita da una pioggia di denaro, in sostituzione dell’originale messaggero della regina che conferisce il titolo di baronetto a Macheath.
Dopo le due edizioni firmate da Giorgio Strehler del 1956 e 1973 (al debutto della prima presenziò lo stesso autore), quella di Michieletto appare come una stilizzazione dell’opera da cui se ne ricava il succo semantico in un format teatrale volutamente atemporale. Una scelta coraggiosa che può forse far discutere, ma che esalta la veridicità di un capolavoro epico del Novecento in riferimento alla corruzione e alle perversioni speculativo-finanziarie del nuovo secolo.
Giudizio: ***
Produzione PICCOLO TEATRO DI MILANO – TEATRO D’EUROPA
L’opera da tre soldi (Die Dreigroschenoper) di Bertolt Brecht, musiche di Kurt Weill
Traduzione di Roberto Menin, traduzione canzoni Damiano Michieletto
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Con (in ordine di apparizione) Giandomenico Cupaiolo, Marco Foschi, Peppe Servillo, Margherita Di Rauso, Maria Roveran, Sergio Leone, Stella Piccioni, Rossy De Palma, Pasquale Di Filippo, Claudio Sportelli, Martin Chishimba, Jacopo Crovella, Daniele Molino, Matthieu Pastore, Luca Criscuoli, Sara Zoia, Lucia Marinsalta, Sandya Nagaraya, Giulia Vecchio, Lorenzo Demaria
Regia di Damiano Michieletto
Scene: Paolo Fantin
Costumi: Carla Teti
Luci: Alessandro Carletti
Movimenti coreografici: Chiara Vecchi
Con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore: Giuseppe Grazioli
Milano, Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi 2
Dal 19 aprile all’11 giugno 2016
www.piccoloteatro.org