Liberamente tratto dal romanzo scritto a quattro mani da Carlo Bonini (giornalista de La Repubblica) e dal romanziere, e magistrato, Giancarlo de Cataldo, si può tranquillamente considerare Suburra il Lato Oscuro, ma veramente molto oscuro, de La grande bellezza.
Il primo protagonista è il cosiddetto Samurai, boss romano intelligente e razionale, ex neofascista e ultimo erede della famigerata banda della Magliana, garante al contempo di grande famiglie criminali mafiose e di legati vaticani assai poco inclini al voto di povertà, il cui obiettivo è trasformare il litorale romano in una specie di nuova Las Vegas. Il secondo è un onorevole, Filippo Malgradi, impegnato ad appoggiare in Parlamento il suddetto progetto speculativo, anche a causa di una condotta sessuale, e morale, piuttosto discutibile e che gli ha creato un pericoloso incidente di percorso, detonatore dell’intera azione. Il terzo è Sebastiano, che, a causa della prematura dipartita di suo padre morto suicida a causa dei debiti accumulati, si trova sotto scacco da parte di un boss zingaro, Rocco Anacleti, che lo costringe alle peggio cose. Il quarto protagonista è una Roma notturna e piovosa, in cui la suburra del titolo (in origine, dal latino sub-urbe, il popoloso, degradato e piuttosto malfamato quartiere della Roma antica situato tra i colli Quirinale, Viminale ed Esquilino, abitato prevalentemente da un miserabile sottoproletariato urbano, ndr), del tutto svincolata a quasi ogni regola etica, pare avere infettato ogni cosa. Il quinto protagonista è invece il tempo, un count-down che parte a una settimana circa dalla caduta dell’ultimo governo Berlusconi, fino allo storico 12 novembre 2011 ribattezzato per l’occasione l’Apocalisse.
Una tragedia raccontata in maniera impeccabile da Sollima, già regista e sceneggiatore delle fortunate serie televisive di Gomorra e Romanzo criminale (figlio di Sergio Sollima, regista di Sandokan e de Il corsaro nero, ndr) che, rispetto al romanzo, attinge a piene mani al recente scandalo di Roma capitale, se non altro perché anche in origine il lavoro di Bonini e De Cataldo era modellato proprio su quei fatti, e sui quei personaggi, ancora troppo poco noti. Per tacere di un pontefice in procinto di dare le proprie dimissioni dal soglio pontificio.
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Rispetto al romanzo tutti i servitori dello Stato sono totalmente eliminati, e l’intera azione è vista esclusivamente dal punto di vista degli antagonisti, con tanto di mattanza finale, incluso una coda tipo Il caimano (di Nanni Moretti) che, in un modo nell’altro, non poteva assolutamente mancare. Il Samurai esercita indubitabilmente il fascino del male ma è molto meno zen che sulla pagina scritta, e Sebastiano ha certamente un ruolo molto più importante, e tutto sommato portatore di un certo equilibrio specie nella seconda parte del racconto.
Suburra di Stefano Sollima, drammatico, 130’, Italia, 2015
Con Claudio Amendola, Pierfrancesco Favino, Elio Germano