Elisabetta Vergani e Maurizio Schmidt hanno riportato a Quarto Oggiaro la villa di Fiesole descritta da Boccaccio con 4 spettacoli itineranti e più di 30 artisti
Il presupposto del Decameron, scritto da Giovanni Boccaccio probabilmente attorno al 1349, è la fuga di dieci giovani, sette ragazze e tre ragazzi, che, per non essere colpiti dalla peste, si rifugiano in una villa di Fiesole, alle porte di Firenze, per dieci giorni. Qui, dopo aver eletto un re di giornata, raccontano a turno una novella, tutti racconti dal sapore umoristico non scevri da forti accenti di erotismo bucolico. Il contrasto tra Fortuna e Natura, per l’autore le due “ministre del mondo”, caratterizza i principi etici dell’opera. Il progetto di Elisabetta Vergani e Maurizio Schmidt per Farneto Teatro ha portato in scena, in dodici serate e quattro spettacoli, quarantacinque delle cento novelle, riguardanti rispettivamente “i casi” della Fortuna, dell’Amore, dell’Ingegno e della Virtù.
Gli oltre trenta artisti, tra attori e musicisti, hanno accompagnato il pubblico nei suggestivi ambienti e cortili di Villa Scheibler, divenuti per l’occasione palchi per la messa in scena dei racconti di Fiesole. Testi a tratti riadattati con note e accenti di contemporaneità, soprattutto a livello musicale, ma che mantengono nel complesso l’integrità del volgare utilizzato da Boccaccio. Episodi avvincenti, celebrativi di una cultura orale legata alla tradizione popolare delle piazze, delle osterie, dei “mercadanti”, che portano lo spettatore negli affreschi di un’epoca di passaggio, proiettata verso l’Umanesimo e il Rinascimento, nella cornice di un capolavoro della letteratura dove al timore della peste si sono voluti coniugare la speranza e l’arricchimento culturale attraverso il gioco e il divertimento creativo.
Oltre ad aver influenzato autori come Geoffrey Chaucer nella costruzione dei suoi Canterbury’s Tales, il Decameron è legato da un filo rosso a tutta la modernità a partire da Shakespeare (Romeo and Juliet è un’opera che deve molto alla novellistica italiana) per passare all’arte figurativa, dal Nastagio degli Onesti di Botticelli al novecentesco A tale from Decameron di William Waterhouse fino ad arrivare ai Contes de Boccace di Marc Chagall, senza dimenticare il cinema di Pier Paolo Pasolini che lo ha immortalato sulla celluloide con un film del 1971.
La peste del Boccaccio è evocativa di un periodo buio a cui può far seguito una nuova era, non dissimile alla profonda crisi per intima consunzione che stiamo vivendo oggi. Migliorare se stessi per affrontare con più forza e serenità il domani è la morale di fondo che accompagna tutto il Decameron, un indirizzo semantico che esplora la natura dell’ignoto e annulla la paura della cultura esotica fra noi. Esemplificativa da questo punto di vista la Novella IX della decima giornata, dove il “feroce” Saladino si lega in amicizia al crociato Torello al punto da farlo riportare, grazie alla magia di un negromante, nella sua Treviso, in tempo per salvare il proprio matrimonio. Dimostrazione che l’amore e la passione per la vita costituiscono il nutrimento di qualsiasi civiltà, del presente come del passato, un cibo elettivo che permette di superare gli ostacoli e i periodi di difficoltà rendendo più partecipe ciascun individuo.
FARNETO TEATRO
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Con il sostegno di Fondazione Fiera Milano e il patrocinio di Comune di Milano
Decameron di Giovanni Boccaccio
Da un progetto di Elisabetta Vergani e Maurizio Schmidt
Milano, Villa Scheibler, via Felice Orsini 21
Dal 10 al 21 luglio 2015
www.farnetoteatro.it