Il mito di Narciso raccontato da Annig Raimondi
In scena fino al 15 febbraio al Teatro Oscar di Milano, Il ritratto di Dorian Gray, adattato e diretto da Annig Raimondi, traduce l’essenza della poetica estetizzante di Oscar Wilde dove, di fronte a una persistente ipocrisia di un Occidente in piena decadenza morale, si contrappone la crudeltà di una bellezza pura quale unica espressione del vero.
Più che il racconto, comunque descritto nei diversi passaggi, lo spettacolo intende essere un’icona del mito di Narciso, e i personaggi ruotano quindi attorno ad esso come pantomime di un destino già scritto nel firmamento dell’umanità. Il pittore Basil Hallward, autore del ritratto, e Lord Henry Wotton, ispiratore della condotta di vita del protagonista, rispettivamente interpretati da Maria Eugenia D’Aquino e Riccardo Magherini, sono infatti meteore che ruotano intorno al fantomatico e bellissimo Dorian, questi un etere fluttuante con il volto di una testa modello, adatta alla perfezione plastificata di un coiffeur pour hommes, e la voce della stessa regista. Un volto che potrà mutare nel definire una poliedrica bellezza mai deteriorata, grazie al faustiano patto con il demonio che il giovane ha stipulato e che prevede una suo eterno aspetto fanciullesco con il contemporaneo deterioramento del ritratto dipinto.
La morte per suicidio dell’attrice Sybil Vane, dopo una tormentata storia d’amore con il giovane, diviene in fondo solo il sacrificio di una semplice donna che per amore verso il proprio fidanzato aveva tradito la bellezza della shakespeariana Juliet, di cui si era in effetti innamorato Dorian, al punto che il pentimento del ragazzo viene subito disvelato da Wotton come una meschina rappresentazione di una falsa moralità. Il gioco spietato di una bellezza che si rivela letale per chi ne viene attratto raggiunge l’apice con l’uccisione in un gesto d’ira di Basil, con conseguente infame ricatto al chimico Alan Campbell per la distruzione del corpo, previa dell’ultimo atto estremo, ovvero la distruzione del quadro con lo stesso coltello servito per uccidere il pittore, che causa la morte e metamorfosi di Dorian, trovato avvizzito e accoltellato al cuore di fronte a un ritratto tornato nel suo splendore originario. Simbolicamente, è l’ultimo delitto di un mito di bellezza che il quadro, come Dioniso precipitato nell’acqua per essersi innamorato della sua immagine specchiata, rappresenta.
Un lavoro in cui appaiono tutti gli ingredienti antiborghesi del romanzo, inclusa l’intuitiva ispirazione al capolavoro À Rebours di Joris Karl Huysmans, “novella” preferita dallo stesso mèntore di Dorian Gray, ma che vede sapientemente quasi l’annullamento degli attori, a favore dei chiaroscuri tormentati dell’anima di una società destinata lentamente a spegnersi in una finta rettitudine e a cui non rimane per converso che tuffarsi nella perdizione di una pura bellezza immaginata o ricercata. Questo, aspetto ancora più inquietante, ai tempi della genesi di Des Esseintes e Dorian Gray come forse ai nostri.
Giudizio: ***1/2
Produzione PACTA . dei Teatri
New&Classic
prima assoluta
Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde
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Con Maria Eugenia D’Aquino, Riccardo Magherini, Annig Raimondi
Musiche di Wagner, Kusturica e Bregovic
Scene e luci: Fulvio Michelazzi
Assistente alla regia: Carmen Chimienti
Costumi: Nir Lagziel
Spettacolo inserito nell’abbonamento Invito a teatro
Milano, Teatro Oscar, via Lattanzio 58
Dal 30 gennaio al 15 febbraio 2015
www.teatrooscar.it
www.pacta.org