Foto: opera di Alberto Giacometti presso GAM (Galleria d’Arte Moderna di Milano)
Foto: opera di Alberto Giacometti  presso GAM (Galleria d’Arte Moderna di Milano)
Foto: opera di Alberto Giacometti © GAM (Galleria d’Arte Moderna di Milano)

La prima delle quattro mostre di scultura che la GAM di Milano (Galleria d’Arte Moderna) ha offerto al pubblico è dedicata al grande scultore Alberto Giacometti, con oltre 60 opere.
Ci ha accolto davanti all’entrata della biglietteria già una delle sculture femminili care a Giacometti: una donna dalle lunghe braccia abbandonate lungo il corpo, che si offre enigmatica allo sguardo.

E’ presente sempre qualcosa di enigmatico nelle creature di Giacometti, una sorta di frammento misterioso che l’artista ha ricavato da un’ incessante ricerca e che ci tras/mette; ma che solo parzialmente si riesce a recepire e resta perciò insondabile.
Le cinque sezioni della mostra, ben allestita nello spazio di cinque sale, in un ordine misurato e composto, seguono un cronologico percorso della vita e della carriera artistica di Giacometti e giungono dalla Fondazione “Alberto e Annette Giacometti”di Parigi. Ed ecco all’entrata della prima sala le quattro “teste” scultoree che rappresentano il padre, la madre, la sorella, il fratello (che sarà uno dei suoi modelli preferiti per tutta la vita ): quasi un tributo alla famiglia che lo sostenne e lo incoraggiò e all’iniziazione artistica ad opera del padre.

Il gruppo di dipinti, disegni e, soprattutto, sculture che si sono potute ammirare (e cercar di decifrare) ci raccontano l’evoluzione artistica, dagli esordi in Svizzera, alla laboriosa maturità nell’atelier di Parigi, dove Giacometti lavorò per quarant’anni; e sono segni evidenti del contatto con il Post-cubismo, con il Surrealismo; per poi significare per intero la inesausta determinazione, l’ansito di approfondimento verso le tematiche che predilesse fino alla fine dei suoi giorni.

Dalle opere considerate capolavori quali ”Femme qui marche”, “Quatre femmes sur socle”, “Grande femme”, ai busti di Annette, la moglie, o a quello dell’amante, o alle figure femminili sparse ne “La Radura”: siamo davanti ai risultati di uno scavare “in trincea” che Giacometti esprime “…in questa volontà di afferrare, di possedere qualcosa che sfugge continuamente …”. E sono figure stilizzate, quasi scarnificate, dove la materia del corpo si riduce fino ad una sorta di linearità diritta, severa, inappellabile.
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Giacometti
Milano, Galleria d’Arte moderna, via Palestro 16
Tel. 02 8844 5947
Dall’ 8 ottobre 2014 al 1° febbraio 2015
www.gam-milano.com