Nel contenitore di MilanOltre, l’Odin Teatret festeggia i suoi cinquant’anni di attività
con lo spettacolo La vita cronica e altre iniziative
Dal 1966 attivo a Holstebro come Nordisk Teaterlaboratorium, in Danimarca, due anni dopo la sua fondazione ad Oslo, l’Odin Teatret festeggia i suoi cinquant’anni di attività con una serie di iniziative (la programmazione completa è disponibile in calendario nel post MilanOltre – 50 anni di teatro: ODIN TEATRET A MILANO. LA VITA CRONICA), tra le quali lo spettacolo La vita cronica, con testi di Ursula Andkjær Olsen e Odin Teatret, in prima milanese fino al 25 ottobre presso la Sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini di Milano.
Andato in scena per la prima volta nel settembre 2011, a Holstebro, e dedicato alle scrittrici russe, impegnate nella difesa dei diritti umani, Anna Politkovskaya e Natalia Estemirova, assassinate da sicari nel 2006 e 2009 per la loro opposizione al conflitto ceceno, La vita cronica è un lavoro dove l’incomprensibilità dovuta alle interazioni culturali tra flussi migratori e società ospitanti rappresenta lo sfondo per una palingenesi della speranza, attraverso lo stupore della scoperta.
L’azione scenica è proiettata nel 2031, dopo una terza guerra civile, e si svolge contemporaneamente in Danimarca e altri paesi europei. Il punto di partenza, scelto dall’Odin Teatret, sta nell’osservazione di una fine ineluttabile che lentamente si avvicina, nei cui confronti sono possibili diversi atteggiamenti: il suicidio di massa, l’assunzione spengleriana di un definitivo declino dell’Occidente, o la speranza di un inatteso evento che possa salvare il collettivo umano. L’incontro conflittuale tra gruppi di etnie diverse che condividono la stessa esperienza – guerra, migrazione, povertà al limite della sopravvivenza – in seno a realtà territoriali che pensano di godere di una solidità culturale e che soffrono a loro volta il tarlo della precarietà, porta alla definizione del primo ossimoro caro al regista e drammaturgo Eugenio Barba, ovvero che l’iperscrutabilità di una fenomenologia condivisa può portare a una verità che la chiarezza può negare, quantomeno nel teatro. Quella stessa difficoltà cara all’Odin, costituito oggi da 25 membri provenienti da dieci paesi e tre continenti diversi e che, nonostante il diverso linguaggio utilizzato dagli attori in scena, si pone in costante relazione con il pubblico, reso intimamente partecipe della semantica poetica espressa dal contesto drammaturgico, secondo gli stilemi cari al pensiero di Grotowski.
La ricerca di un ragazzo, approdato in Europa dall’America Latina, del proprio padre scomparso, elemento centrale e leitmotiv dello spettacolo, conducono al secondo ossimoro presente nella realizzazione teatrale. Tutti coloro che interpella per la grande cherche gli consigliano di desistere dal suo intento; gli aprono le diverse porte che possono condurlo alla libertà, alimentando però in lui la rinuncia alla speranza, dato che in fondo, per tutti loro che si sono identificati in un pezzo di storia fatta di grandi tradizioni, la vita è una malattia cronica da cui il pianeta non può liberarsi. Quando il ragazzo, espressione fanciullesca di un’ingenuità primordiale, scoprirà da solo la “sua” porta, al di là dell’innocenza o di qualsiasi sapere, si viene condotti a un terzo ossimoro, inquietante, cioè quello in cui la vita si rigenera sul cadavere del proprio passato, come nell’uovo alchemico descritto da Basilio Valentino nel suo Azoth, dove il corpo in decomposizione di un vecchio è presente con l’uccello annunciatore del nuovo corso. Un fronte che rimane quindi aperto, avviamento richiamato dall’ultima scena, in cui tutti fuoriescono dal palco virtuale dopo atti incompiuti, una piattaforma individuata come l’arca di un’umanità che assume ed espelle i propri passeggeri, ma che lascia aperta un’ aspettativa, straordinariamente connessa alla filosofia spagirica, relativa la rinascita di un credo che superi nel valore qualsiasi orpello.
Giudizio: ****
Produzione Nordisk Teaterlaboratorium (Holstebro), Teatro de La Abadía (Madrid),
The Grotowski Institute (Wroclaw)
La vita cronica
Testi: Ursula Andkjær Olsen e Odin Teatret
Drammaturgo: Thomas Bredsdorff
Dedicato a Anna Politkovskaya e Natalia Estemirova
scrittrici russe in difesa dei diritti umani, assassinate da sicari nel 2006 e 2009
per la loro opposizione al conflitto ceceno
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Prima milanese
Con Kai Bredholt, Roberta Carreri, Jan Ferslev, Elena Floris, Donald Kitt, Tage Larsen, Sofia Monsalve, Iben Nagel Rasmussen, Fausto Pro, Julia Varley
Regia e drammaturgia di Eugenio Barba
Assistenti alla regia: Raul Iaiza, Pierangelo Pompa e Ana Wolf
Consulente letterario: Nando Taviani
Disegno luci: Odin Teatret
Consulente luci: Jesper Kongshaug
Spazio scenico: Odin Teatret
Consulenti spazio scenico: Jan de Neergaard, Antonella Diana
Musica: melodie tradizionali e moderne
Costumi: Odin Teatret, Jan de Neergaard
Direttore tecnico: Fausto Pro
Milano, Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires 33, Sala Fassbinder
Dal 14 al 25 ottobre 2014
www.elfo.org