La Nazionale di calcio italiana è fuori dal mondiale, eliminata dall’impavido Uruguay, e mentre il mondiale va avanti riecheggiano ancora critiche e piagnistei, morsi e violenze, in un sistema calcio che sa di già visto.
Apprezzabile in tutto questo l’onestà intellettuale del portierone nazionale, che non cerca alibi: “E’ un fallimento, siamo usciti meritatamente – racconta Gigi Buffon ai microfoni Rai – E ora dovremo fare tutti un bell’esame di coscienza”. A cui fanno eco le parole dissonanti del ct Prandelli: “L’arbitro ha rovinato la partita” (fonte: “Il Sole 24 ore”). Salvo poi ricredersi, in un rigurgito di lucida presa di coscienza: “Mi prendo le responsabilità tecniche di quanto successo qui – dichiara il commissario tecnico (fonte: “Raisport”) – Per poi dare le sue dimissioni irrevocabili, come peraltro il presidente della Figc Abete. Non poco, di questi tempi, bisogna dire.
Chissà se alle dimissioni ha pensato anche il presidente Fifa Blatter, dopo il morso cannibale di Suarez a Chiellini, non sanzionato dall’arbitro. Un morso peraltro recidivo, quello dell’uruguagio, tant’è che qualcuno ci ha addirittura scommesso sopra prima della partita.
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Come dice il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Non c’è cultura sportiva. Tutto questo è figlio di una gestione che viene da lontano” (fonte: “Gazzetta dello Sport”). Il riferimento più o meno esplicito va al sistema calcio, sempre più business e meno passione, con l’annoso problema della violenza nelle curve. “Quello della violenza è un problema tutto del calcio” – ribadisce Malagò. Come quella che ha portato alla morte di Ciro Esposito, il giovane ferito negli scontri prima di Napoli-Fiorentina.
Perché, per dirla come Malagò, altro che Nazionale, “Oggi il primo e unico dramma è la notizia della morte di Ciro”.