Foto: Veronika Ban, Just Like a Poetry, acrilico e vernice su tela, 100x100x3cm, Berlino, Marzo 2013
Foto: Veronika Ban, Just Like a Poetry, acrilico e vernice su tela, 100x100x3cm, Berlino, Marzo 2013
Foto: Just Like a Poetry, acrilico e vernice su tela, 100x100x3cm, Berlino, Marzo 2013 © Veronika Ban

Quello di Veronika Ban è un cammino artistico che ha come soggetto l’amore, scintilla vitale che tutto genera e ricrea nello spirito evolutivo dell’umanità, e che per questo non è scevro dalle pulsioni che l’humus sociale, con le sue stasi, mutamenti e contraddizioni, riporta al centro dell’attenzione dell’artista.
La giovane pittrice, nata in Slovenia e attualmente residente a Berlino con la figlia Teodora, dopo aver vissuto a Barcellona e ultimato gli studi a Venezia, ha recentemente presentato una sua personale all’Espace Art Gallery di Bruxelles e partecipato con alcune sue opere alla mostra collettiva “Il senso della vita” presso la Galleria Sabrina Falzone di Milano. Per Veronika Ban la vita è un collage, dove simboli e situazioni reali convivono e si completano, in una dimensione dove la verità è un’entità relativa e mutevole, che varia a seconda del punto di osservazione. Questi simboli sono rintracciabili ovunque, nella quotidianità vissuta come nei sogni, laddove la sensibilità soggettiva riesce a ravvedere le forme e a sublimarle in variazioni poetiche. Come emblematicamente dimostra l’acrilico su tela Just Like a Poetry, appartenente alla serie Secret Lovers, la percezione avvolge il dato reale per permeare cromaticamente il tutto in una trasfigurazione onirica. Già videomaker – alcuni suoi cortometraggi sono stati segnalati in rassegne o utilizzati in spettacoli teatrali, a Venezia come a Milano – oggi Veronika Ban sta producendo un film, dal suggestivo titolo Just Because Love Here Is Not Enough?, definito dall’autrice un “grande collage” che pone un interrogativo dove la risposta è la domanda stessa. Punto e Linea Magazine ha contattato Veronika Ban che ha gentilmente concesso un’intervista telefonica sul suo percorso creativo.
Ciao Veronika! Tu hai una sensibilità artistica poliedrica, sei a tutti gli effetti una giovane presenza mitteleuropea nelle arti figurative. C’è qualche maestro, morto o vivente, che consideri tuo mèntore e a cui ti ispiri?
V.B.: Ciao Claudio! Grazie per la creativa descrizione della mia ricerca artistica e per l’invito all’intervista! Si, sicuramente ci sono dei personaggi che hanno influenzato il mio lavoro. Penso che nel processo di trovare se stessi sia normale essere ispirati da qualcuno. Questo non è necessariamente una scelta, è più che altro inevitabile. Il primo artista che mi ha ispirata è stato Hieronymus Bosch, poi successivamente ho iniziato ad ammirare i lavori di Salvador Dali, René Magritte, Robert Rauschenberg e molti altri. Pochi anni fa mi ha colpito molto il libro Afternoon interviews with Marcel Duchamp di Calvin Tomkins e potrei parlare ancora di molti altri artisti, ma mi limiterò a nominarne ancora uno vivente che mi ha recentemente affascinato con i sui lavori, il tedesco Christian Jankowski.
Dal 2009 vivi a Berlino, in concomitanza con il tuo essere sia artista sia madre. E’ cambiato qualcosa nei tuoi orizzonti artistici da quando è nata Teodora?
V.B.: Certo, lei è la migliore opera della mia vita!
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V.B.: Molti dei miei collage dipinti su tela sembrano dei film bidimensionali, perciò intuivo fin dal principio che prima o poi avrei iniziato a produrre anche dei video. Un giorno mi è arrivata l’ispirazione per una sceneggiatura di un film e l’ho scritta. Il giorno dopo avevo già individuato gli amici che avrebbero potuto partecipare al cast e successivamente ho dato via al progetto. Spontaneamente, come sempre nelle mie azioni, ho comprato la videocamera ed ho cominciato ad imparare il programma per il montaggio. Ed eccomi qui a produrre un lungometraggio.
Hai già dichiarato precedentemente che il titolo del film è una domanda la cui risposta è la domanda stessa. Direi che ci troviamo quasi di fronte ad Alice e il suo specchio. Puoi dirci qualcosa di più sui contenuti del tuo film?
V.B.: Si, mi piace molto rispondere con delle domande e domandare con delle risposte, penso sia piu creativo viverla cosi. Ma non sempre funziona… Dipende anche chi si ha di fronte. Come hai ricordato il titolo originale del film è Just Because Love Here Is Not Enough? e narra della società nella quale viviamo, chiedendo allo spettatore quanto veramente sia felice nella sua vita. Tramite due storie parallele, ma intrecciate, ci si trova di fronte a un’artista, una coppia ricca sposata da anni e l’amante segreta del marito, studentessa d’arte. Conoscendo i tratti essenziali delle loro vite, descrivo i valori che i protagonisti danno alle cose, le emozioni provate, le decisioni prese in relazione ai propri desideri. Il film è prodotto da “No budget, full spirit production” e girato nello spirito di Keep It Simple di Van Morrison.
Ormai la tua arte sta percorrendo l’Europa, sia dal punto di vista pittorico, per gli allestimenti già effettuati e in programma, sia per il cinema. C’è qualche altro progetto per il futuro, tipo performance art legata al video o alla pittura?
V.B.: La performance art nella mia vita esiste da sempre, e non solo. Prima ancora della pittura, ho iniziato come attrice di teatro. In realtà per me la vita è già in sé un’opera d’arte, una sorta di performance in continua evoluzione. Forse è per questo che non sento la necessità di creare ulteriori percorsi performativi nelle gallerie dove espongo, semmai di portare la mia proposta artistica visiva in tutto il mondo.
Grazie per aver concesso l’intervista. In bocca al lupo per il tuo lavoro!