L’àbaco (abacus) è uno strumento utilizzato fin dall’antichità per effettuare calcoli matematici, prima in Cina, già dal terzo millennio a.C., poi nel mondo ellenistico romano. Strutturalmente è costituito da una serie di sottili fili paralleli, o scanalature, che generano un sistema numerico posizionale di valori grazie allo spostamento di pietruzze, dette calculi, su diverse scale dipendenti dallo spazio occupato. Un àbaco può anche essere la configurazione mentale di uno schema, in cui viene rappresentato l’obiettivo, utopico o meno, di una ricerca, il percorso di una vocazione geniale in qualsiasi campo dell’universo. Così può essere raffigurata la mente vulcanica di Pier Luigi Torre, ingegnere, progettista, infine botanico, un idealista che fu promosso all’età di 45 anni Generale dell’aeronautica per meriti scientifici. Amico dell’aviatore Italo Balbo, aveva già ideato con Alessandro Marchetti l’idrovolante “Savoia Marchetti”, i cui 24 esemplari in formazione sorvolarono nel 1933, dopo essere partiti da Roma e attraversato l’Atlantico per raggiungere New York, la Statua della Libertà. Successivamente, nel 1947, inventò la Lambretta, prodotta negli stabilimenti della Innocenti di Milano, che con le sue ruote simile ai carrelli dell’aereo garantì a tanti italiani, impossibilitati all’acquisto di un’auto, un comodo veicolo per i lunghi viaggi, battendo in velocità l’antagonista Vespa della Piaggio. Infine si specializzò anche in botanica, inseguendo il sogno di realizzare una rosa blu: “Il colore è una variabile dell’infinito”, osava ripetere, quasi uno slogan di speranza, nel segno di un’evoluzione cromatica, da regalare all’Italia delle macerie del secondo dopoguerra, un fiore che da mezzo secolo sboccia in effetti nei giardini della sua villa di Stresa.
Paolo Rossi interpreta in scena al Teatro dell’Arte di Milano la vita e le imprese di questo uomo straordinario, sulle parole della nipote Roberta Torre, autrice dell’omonimo romanzo edito da Baldini & Castoldi, in cui descrive le vicissitudini legate alle conquiste scientifiche e tecnologiche del nonno, e che attualmente è impegnata nella preparazione di un film sull’argomento. Una kermesse dove idealismo e genialità vengono ricondotte sulle linee infinite di un àbaco spaziale, trasparente, dentro la stanza di una clinica che si trasforma in un ricettacolo del ricordo, tra battute comiche e narrazioni vivide, il tutto accompagnato dai percorsi musicali di Massimiliano Pace, interazioni col pubblico e alcuni effetti scenici di grande suggestione. Il tutto guida lo spettatore dentro lo spirito evolutivo dello scienziato, nato a Vieste nel 1902, ma morto a Milano un quarto di secolo fa, città a cui ha dedicato gran parte della sua attività.
Un’ora di spettacolo che fa seguito all’omonima installazione presso la Triennale e che riesce a coniugare il gioco teatrale con la creatività, nel quadro di uno spaccato storico dove l’arte “del fare” era il sale e l’essenza di un’aspettativa e l’atto concreto per la realizzazione dei propri sogni.
Giudizio: ***1/2
Produzione CRT Milano | Centro Ricerche Teatrali
in collaborazione con Triennale Design Museum
Il colore è una variabile dell’infinito
Storia di lambrette, rose e matematica
Varietà teatrale e musicale di Roberta Torre
prima assoluta
Testo di Renata Molinari e Roberta Torre
Drammaturgia: Renata Molinari
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Impianto scenico: Valentina Tescari e A.J. Weissbard
Luci: A.J. Weissbard
Costumi: Micol Notarianni
Animazioni e video editing: Valeria Palermo
Colonna sonora e canzoni: Massimiliano Pace
Programmazione multimediale: Matteo Massocco
Fotografia: Luciano Romano
Grafica: Andrea Bianchi
Milano, Triennale CRT Teatro dell’Arte
Viale Alemagna 6
Fino all’8 giugno 2014
www.triennale.org
www.crtmilano.it