L’amore e il sesso al tempo di Internet: cambiano gli strumenti, il modo di approcciarsi e di incontrarsi – ci si conosce in chat, ci si frequenta su facebook, ci si scopre con sms, magari spiati sul cellulare dell’altro -, ma i sentimenti sono sempre quelli. Se poi vivi in una cittadina di provincia puoi sognare la libertà di Milano, ma pensi sia meglio tenere un po’ nascosti i tuoi sentimenti. E’ quanto succede ai protagonisti di Portami in un posto carino, andato in scena in prima nazionale a Milano al Teatro Libero. Christian, che su Internet si è chiamato Andrea, e Carlo li vediamo seduti su una panchina: è il loro primo incontro, dopo essersi fissati un appuntamento in chat. Lo scopo è subito chiaro: è solo questione di sesso, dice il primo. Ma Carlo è sensibile, si innamora, è pronto a giocare la parte dell’innamorato che lancia i bigliettini dalla Torre dei desideri, sperando che il suo amore non sia più a senso unico. Ma siamo in una cittadina di provincia: Milano è vicina solo per numero di chilometri. Lì un gay è deriso: se prova a stringere amicizie, a non nascondere la sua omosessualità, può finire male. Può essere pestato fino a essere ucciso e allora diventa ancor più l’oggetto dei pettegolezzi. Magari nel salone di bellezza – parrucchiera con manicure, più semplicemente -, luogo di chiacchiere, di confidenze, di unghie rifatte insieme al racconto di sogni, di desideri, di problemi, di cuori infranti e di amori che si vorrebbero trionfanti.
La commedia, giocando con le luci, che di volta in volta illuminano un ambiente, mettendo a fuoco fatti e sogni – il salone di bellezza, la casa di Giada, fidanzata di Christian, la panchina degli incontri gay – ci parla della vita di una cittadina di provincia, che ancora soffoca chi vi vuole vivere senza nascondersi. Al pubblico chiede di abbandonarsi alla storia, appassionarsi ai protagonisti, apprezzare i diversi colpi di scena, perché nulla è mai semplice come sembra e il bianco non è mai del tutto privo di grigi. E, soprattutto, chiede agli spettatori di capire che, comunque, sempre di amore si parla, di rapporti umani, che non vanno calpestati né derisi. E parla di rapporti che forse sono difficili da accettare completamente anche da parte di chi li vive.
Portami in un posto carino, pur parlando di omosessualità e di relativi problemi non fa parte di alcun ciclo di teatro a tema gay, a dimostrazione che l’omosessualità non va chiusa in un recinto, con uno steccato. Niente ghettizzazione: si può ridere, condividere emozioni al di là dell’inclinazione sessuale.
Giudizio: ***
Produzione Teatro Libero Liberi Teatri
Portami in un posto carino di Tobia Rossi
Testo finalista Premio Hystrio 2012-Scritture di Scena_35
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prima nazionale
Con Elisabetta Torlasco, Chiara Anicito, Daniele Pitari e Tomas Leardini
Regia di Manuel Renga
Scene: Aurelio Colombo
Milano, Teatro Libero, via Savona 10
Dal 15 al 19 aprile 2014
www.teatrolibero.it