L’uccello è nato per volare, il pesce per nuotare, ma l’uomo per correre … Emil Zátopek, l’atleta che per primo infranse la barriera dei 29 minuti sui 10.000 metri, sportivo cecoslovacco scomparso nel 2000 e vincitore di quattro medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi Olimpici, pensava questo, e cioè che le ali dell’uomo risiedessero nei propri piedi e nella sua forza di volontà a imporsi su nervi, muscoli, superando ogni dolore. La sua fama fu dovuta soprattutto alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, con tre medaglie d’oro nell’atletica leggera. Arrivato primo nei 5.000 e 10.000 metri, si conquistò la terza medaglia con la maratona, gara che non aveva mai praticato e a cui decise solo all’ultimo di partecipare. La sua maglia portava il numero 903. Il campione fu premiato anche con il grado di sottotenente dell’esercito e divenne praticamente un eroe nazionale. Ma Emil non si limitò a praticare lo sport: nel 1968, ormai già colonnello, aderì al “Manifesto delle 2000 parole” del presidente Alexander Dubček e quindi alla primavera di Praga, soffocata dai carri armati sovietici. Lo spettacolo, andato in scena al Piccolo Teatro Studio Melato, racconta, attraverso un’analessi, la sua storia, partendo da quando, degradato ed arrestato, venne umiliato, costretto a lavorare in una miniera d’uranio, infine a fare il netturbino. Ma, anche lì, la gente lo riconosceva, poiché continuava a correre, dietro i furgoni per la raccolta dei rifiuti. Stefano Annoni e Daniele Gaggianesi sono Zátopek e un infiltrato dei servizi segreti che vuole l’ammissione della sua colpevolezza di tradimento nei confronti della grande patria socialista. Insieme evocano il passato glorioso dell’atleta, la sua voglia di battersi per lo sport quale simbolo di lealtà verso gli avversari, come dimostra l’amicizia con il suo eterno rivale francese Alain Mimoun, ma anche di profondo spirito di libertà, nella consapevolezza di poter raggiungere un obiettivo grazie all’autodisciplina e un costante allenamento, collezionando vittorie dedicate alla moglie Dana, anche lei atleta di tutto rispetto. La sfida del “socialismo dal volto umano” portava con sé il profumo di quell’anelito di libertà, solare come il ravizzone che colora la primavera con il suo giallo intenso. Il lavoro di Massimiliano Speziani, su progetto dello stesso Stefano Annoni, scritto da Maddalena Mazzocut-Mis e prodotto da ArteVOX con il Teatro Sociale di Como, rende giustizia della vita di un uomo, che fu costretto nel 1975 ad abiurare i suoi principi per poter continuare a vivere, e nel contempo a negare di avere ricevuto vessazioni e processi da parte del regime, tutte verità riemerse dopo il 1989, a seguito del crollo del muro di Berlino. La narrazione assume tratti onirici, in alcuni casi surreali, dove il processo si svolge in un’arena, emulata dalla platea del teatro, e lo stesso aguzzino diviene poi partner di una corsa che proietta entrambi oltre la dimensione del tempo, al di là di qualsiasi gabbia umana. Un dialogo ben interpretato, nel testo come nella fisicità del movimento, e foriero di un grande insegnamento di vita e di etica sportiva, dove l’essere liberi diviene sinonimo di amore, di impegno, di dedizione umana.
Giudizio: ***1/2
Produzione ArteVOX e ASLICO, Teatro Sociale di Como
in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano
con il patrocinio del CONI LOMBARDIA e del CONI Comitato Provinciale di Como
Volo nove zero tre. Emil Zátopek: il viaggio di un atleta
Progetto di Stefano Annoni da una suggestione di Renata Molinari
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Con Stefano Annoni e Daniele Gaggianesi
Regia di Massimiliano Speziani
Assistente alla regia: Anna Maini
Direttrice di produzione: Marta Galli
Milano, Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6
Dal 14 al 17 aprile 2014
www.piccoloteatro.org