Foto di scena: Arturo Cirillo nel ruolo di Arpagone ne L'Avaro di Molière al Teatro Carcano di Milano
Foto di scena: Arturo Cirillo nel ruolo di Arpagone  ne L'Avaro di Molière al Teatro Carcano di Milano
Foto di scena: Arturo Cirillo nel ruolo di Arpagone © Marco Ghidelli

Arpagone è un vecchio taccagno, privo di affetti, disposto a sacrificare tutto e tutti per il denaro. I figli Cleante ed Elisa sono solo mezzi per ampliare la sua influenza nella società, volendo far sposare a una ricca vedova il primo e a Don Anselmo, un marchese, la seconda, mentre le loro reali aspettative sentimentali sono inutili impulsi da soffocare. L’Arpagone di Arturo Cirillo, in scena al Teatro Carcano di Milano fino a domenica 13 aprile, si muove lungo un corridoio stretto, creato da pareti mobili, dove tutto può essere sotto il suo controllo. Così Cleante ed Elisa, al di là di un diniego verbale, non osano ribellarsi completamente al padre rivelando i loro veri amori. Il valletto Valerio, di cui Elisa è innamorata, finge a sua volta di fare da imbonitore per conto di Arpagone, al fine di convincere la figlia a unirsi in matrimonio con Don Anselmo. Cleante, per conto suo, non dichiara subito al padre il suo sentimento per Mariana, una giovane che Arpagone intende sposare anche senza dote. A smuovere la situazione, non a caso, è un servo, Freccia, elemento estraneo alla famiglia che ruba il denaro ad Arpagone, mentre questo è intento a discutere con i figli. Una cassetta piena di ricchezze che rimane l’unica vera ragione di vita di Arpagone, al punto che quando il figlio gli confida di sapere chi gliel’ha rubata e di restituirgliela in cambio del suo consenso a fargli sposare Mariana, il padre acconsente rinunciando alla fanciulla.  Ecco però apparire il rovescio della medaglia della vicenda, quello che in fondo ha costituito il leit motiv della pièce di Cirillo, e che riguarda il ruolo di tutti i personaggi della commedia. Se Arpagone è la figura negativa che rappresenta l’avarizia, gli altri chi sono realmente? Intorno all’Avaro ruotano tutti, dai figli al commissario, dalla servitù alla stessa Mariana, che in fondo si fa comprare dall’anziano demiurgo per intermediazione della cocotte Frosina, fino a Don Anselmo che, prima di rivelarsi quale Don Tommaso d’Alburci e padre di Valerio e Mariana scampati al naufragio, era in fondo disposto a sposare Elisa al di là della sua volontà. La centralità di Arpagone prescinde dal suo comportamento, poiché se è vero che è il padre padrone che manipola chiunque abbia rapporti con lui, è altrettanto chiaro che la natura umana che lo circonda è stata disposta ad accettarlo come tale. E quando alla fine rinuncia a Mariana, ultimo baluardo di riscatto di una vita dedicata al denaro a compimento di una virilità senile, annullando la sua presa dispotica, rimane il dubbio che a briglie sciolte i “liberti” della domus possano a loro volta trasformarsi in epigoni del mostro. Ottima la scelta registica di rappresentare la riunione familiare del nobile napoletano e i figli ritrovati con una scena mimica emulativa del film muto, evitando così cadute patetiche e nel contempo generare una sorta di vetrina della felicità alternativa all’ingordigia di Arpagone. Quadro in contrapposizione con il finale, dove il vecchio padrone sembra quasi farsi inghiottire dalla sua ambita ricchezza recuperata, attorniato dalla beffarda presenza di tutti coloro che l’hanno subito, assecondato o riverito. Uno spettacolo ben interpretato, con uno straordinario Arturo Cirillo nella doppia veste di regista e protagonista, che lascia, come probabilmente nelle intenzioni lungimiranti dello stesso Molière, una scia inquietante sulle conseguenze di una cupidigia, che dal principio della modernità ha continuato a caratterizzare i rapporti sociali fino ad oggi.

Giudizio: ****


Teatro Stabile di Napoli -Teatro Stabile delle Marche

L’avaro di Molière
Traduzione di Cesare Garboli
Con Arturo Cirillo, Michelangelo Dalisi  Monica Piseddu  Luciano Saltarelli, Antonella Romano, Salvatore Caruso , Sabrina Scuccimarra, Giuseppina Cervizzi, Rosario Giglio
Regia di Arturo Cirillo

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Scene: Dario Gessati
Costumi: Gianluca Falaschi
Disegno luci: Badar Farok
Musiche: Francesco De Melis

Milano, Teatro Carcano, Corso di Porta Romana 63
Dal 2 al 13 aprile 2014

www.teatrocarcano.com