Parlando turco: traduciamo così il titolo, Speaking in Tongues, utilizzando una espressione tipicamente italiana. Ed è importante tenerne conto, perché i protagonisti di Speaking in Tongues, in scena a Milano al Teatro Libero, sembrano capirsi poco, ma anche il pubblico ha la sensazione che gli abbiano «parlato turco», perché alla fine deve ricostruire mentalmente quanto ha visto, e questo è un aspetto che rende certamente affascinante lo spettacolo.
Tempi alterati, personaggi che si sfiorano, si incontrano, storie che si intersecano: è Speaking in Tongues di Andrew Bovell. Per dare vita a questo sono necessari attori molto bravi e gli interpreti della pièce lo sono. All’inizio quanto vediamo è storia banale, quotidiana, con due coppie di amanti a un primo incontro nato per caso in un bar: le due coppie ripetono perfettamente all’unisono le stesse banali parole fatte di timori, di pensieri di colpa, fatte di nulla, ma capaci di diventare una insolita colonna sonora. Come succede solo al cinema o a teatro, il lui di una coppia è il marito della protagonista dell’altra coppia e viceversa. I due lui si incontreranno poi, casualmente, come succede, appunto, solo nei film o a teatro. Nella seconda parte le storie si intrecciano ancora di più: sta allo spettatore capire l’intreccio e osservare lo svelarsi dei personaggi, interrogandosi sui rapporti che li legano. Ci sono dei motivi ricorrenti: le scarpe, ad esempio, simbolo di un desiderio di fuga. Ci sono i sogni, i ricordi, i racconti. E anche altri oggetti diventano importanti: un telefono, ad esempio, con relativa segreteria telefonica. Sulla scena, illuminati di volta in volta, appaiono la camera d’albergo dell’inizio, il bar, le poltrone di casa ma anche dello studio della psicanalista, la cabina telefonica.
Gli attori sono bravi a incarnare i diversi personaggi e far rivivere momenti diversi, non necessariamente consecutivi o raccontare la loro versione dei fatti. Gli indizi per lo spettatore ci sono tutti: a lui il compito di districarsi. E’ come se, ancora una volta, i personaggi si mostrassero in cerca di un autore, che, in questo caso, è lo spettatore, capace di mettere ciascuno in una casella per ricomporre la storia. E allora che gli incontri e i rapporti tra i personaggi siano statisticamente improbabili poco importa: questa è una bella storia di teatro e i personaggi hanno una loro vita. Al pubblico il compito di tradurre quel «parlare turco».
Da questa pièce, nel 2001, è stato tratto il film Lantana con incastri, incroci, svelamenti anche maggiori. Molto bello, il film ha vinto molti premi, compreso quello per la sceneggiatura, agli Australian Film Institute Awards.
Giudizio: ***
PRODUZIONE MERENDA
Speaking in Tongues di Andrew Bovell
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Con Laura Anzani, Nicola Caruso, Margherita Remotti, Giacomo Rabbi
Regia di Michael Rodgers
Scenografia: Mauro Radaelli
Luci: Massimiliano Gatti, Alessandro Tinelli
Costumi: Marianna Redaelli (costumi dei personaggi femminili di Eulalia B, confezionati appositamente per lo spettacolo).
Milano, Teatro Libero, via Savona 10
Dal 4 al 14 marzo 2014
www.teatrolibero.it