Foto di scena: da sin. Daniele Timpano, Gianfranco Berardi ne Il pantano al Piccolo Teatro Grassi di Milano, produzione Teatro della Cooperativa
Foto di scena: da sin. Daniele Timpano, Gianfranco Berardi ne Il pantano al Piccolo Teatro Grassi di Milano, produzione Teatro della Cooperativa
Foto di scena: da sin. Daniele Timpano, Gianfranco Berardi © Piccolo Teatro di Milano © Teatro della Cooperativa

Una donna psicolabile uscita dal manicomio assiste al suicidio della figlia senza intervenire. Merita di essere giudicata colpevole di accidia? Dio e il Diavolo si alternano con un lungo scambio dialettico sulla questione, fino al pronunciamento del verdetto finale.
Se nelle intenzioni dell’autore il testo de Il pantano doveva portare a una riflessione sulla capacità di discernimento tra bene e male, confine oggi troppo spesso risibile, denunciando proprio questa inadeguatezza nel riuscire a distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, quello che emerge nello spettacolo è in realtà qualcosa che prescinde dalla stessa presenza di un fantomatico Dio e di un luciferino principe degli Inferi. Le due entità, innanzitutto, rispettivamente interpretate da Gianfranco Berardi e Daniele Timpano, travestiti da personaggi dei cartoon, sono più simili a pantomime evocative del Gatto e la Volpe di collodiana memoria, piuttosto che due diverse opzioni di condotta spirituale. E, del resto, la presunta colpevole è già di per sé vittima di un’incapacità mentale pregressa, vista la sua condizione psichica. I dialoghi sono grotteschi, troppo spesso banalizzano il sacro e il suo opposto, non portano affatto ad alcun tipo di meditazione, se non quello di constatare ciò che fin dall’inizio pareva scontato, ovvero un presunto verdetto di colpevolezza e il confino in uno pseudo inferno. Tuttavia, il lavoro firmato da Renato Sarti, andato in scena a gennaio al Teatro Grassi, ha un grande merito, quello di sottolineare una contraddizione della società, che di fronte ad eventi scabrosi o criminogeni, più che il compimento della giustizia in nome della verità cerca un colpevole ad ogni costo, ovvero un “capro espiatorio”, come citato nello stesso testo. Non vi è traccia quindi di paradisi o inferni punitivi, è tutto una messa in scena voluta da un falso moralismo che porta a riconoscere come presenza fastidiosa, e di conseguenza “cattiva”, il più disarmato, il debole, il dissociato. Nessun fenomeno teologico o polidemoniaco, solo il perdurare dello squallido pantano di una umanità distratta, che appare in questo caso incapace di riscattare il suo ruolo.

Giudizio: **

 

PRODUZIONE TEATRO DELLA COOPERATIVA
Con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto NEXT 2013
Un ringraziamento a Teatro dell’Elfo, Teatribù, Argomm Teatro e Teatro Arca

Il pantano di Domenico Pugliares
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Regia e consulenza alla drammaturgia di Renato Sarti

Scene e costumi: Carlo Sala
Musiche: Carlo Boccadoro
Luci: Claudio De Pace

Milano, Piccolo Teatro Grassi, via Rovello 2
Dal 8 al 12 gennaio 2014
www.piccoloteatro.org
www.teatrodellacooperativa.it