In passato già qualcuno fece un “White Album”, ma erano quattro e venivano da Liverpool. Ma l’Album Biango, proprio come il “pennarone che scrive biango” (citazione dal brano TVUMDB, ndr) lo potevano realizzare soltanto i meneghini Elii, che scherzi a parte, tra i senior group italiani – l’anno della fondazione risale tra l’81 e l’82 – sono in assoluto quelli che sintetizzano meglio una produzione qualitativamente alta e quantitativamente prolifica. Un lavoro, questo, che si potrebbe definire della maturità, di chi, nato rigorosamente outsider, riesce a portare con sé il fardello di una carriera trentennale senza per forza perdere sia la freschezza di un certo surrealismo che il buon gusto di fare sempre ottima musica. Oltre alle due “peerle” sanremesi (altra citazione dell’omonimo album), la più nota Canzone mononota e Dannati forever, si può dire che l’intero CD distingua sostanzialmente in due categorie le tematiche trattate. Ovviamente, la linea principale è quella delle quotidiane esperienze di vita vissuta, oltre che personali (le cosiddette storie tese, appunto), oltre che di italica storia contemporanea, sempre rielaborate in chiave demenziale. La seconda invece tratta sostanzialmente la musica in quanto tale, con due sottocategorie, l’omaggio musicale a un altro gruppo e a un’altra kermesse musicale, il concertone del Primo Maggio di piazza San Giovanni, a Roma. Riguardo alla prima è difficile non riconoscersi, più o meno automaticamente, in espressioni quali “Sai che mi ha davvero rotto il ***** con le tue fotografie” (Lampo), o “E questo chi è? Numero privato! Che p…” (ne Il tutor di Nerone), o ritrovare un italiano medio, debole, codardo ma astuto, e che nel finale struggente un po’ ci commuove (Luigi il pugilista).
Per tacere dell’esperienza di chi comincia a fare musica, ne Il ritmo della sala prove, introdotta dalla gag, nata ai loro albori, dei pischelli che giocano a figu. Circa la seconda tranche, tra il brano dedicato agli Area, filologicamente inappuntabile, quanto esilarante (un bambino, Elio, che avrebbe voluto chiedere ai genitori di portarlo a vedere gli Area??!), e il continuum con Eugenio Finardi (A piazza San Giovanni e Complesso del Primo Maggio), si continua a ridere con la migliore sintesi possibile tra testi e musica. Come sempre azzeccata la presenza di numerosi ospiti, dal citato Finardi, agli stessi Area e a Fiorello, fino al bluesman Fabio Treves (il mitico Puma di Lambrate) e Silvio “Silver” Pozzoli (andatevi a risentirvelo in Around My Dream, o come voce originale di Dan Arrow, in Mad Desire, e di altri finti cantanti dell’epoca, ndr). Mozione d’onore alla bravissima vocalist Paola Folli e a (Luca) Mangoni, “militante del comunismo” ne il Complesso del Primo Maggio (ma paurosamente, quanto credo involontariamente, simile a Beppe Grillo nelle sue invettive). Apprezzabile, rispetto al passato, anche un maggiore spazio ai musicisti nelle vesti di cantanti, Cesareo, Faso e Rocco Tanica (questi ultimi due impagabili nel finto contest stile Linea 77).
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Elio e le Storie Tese – Albun Biango – Sony Music – € 20,90