Foto di scena © Arena del Sole BolognaRitratto di famiglia in un interno dal sapore pinteriano: un padre malato di una malattia non ben identificata (forse animica), due sorelle (Marta responsabile ed irreparabilmente sola e Maria sentimentalmente confusa e molto richiesta), un fratello (Gianni-Fausto Paravidino) che ama il confronto dialettico, il gioco, la vita. Su di loro aleggia il fantasma di una madre morta da poco che viene citata e ricordata di continuo in un perverso rinfaccio (forse per trovare un capro espiatorio che se ne addossi la colpa rendendo così meno ingiusta la perdita). L’intera famiglia gravita attorno alla lettera “M”, emme come mancanza, male di vivere, morte/disagio esistenziale: la madre si diceva recentemente scomparsa, il padre inesistente praticamente uno zombie, la sorella Marta sempre al suo seguito anche lei perennemente in pigiama e pantofole ha abdicato da un pezzo alla vita, Maria rincorritrice dell’amore, pratica con leggerezza un aborto dietro l’altro, il fratello apparentemente gioioso si stordisce di continuo d’alcool per rendere più sopportabili le sue giornate.
Come narratore esterno: un medico di famiglia specializzato in malattie tropicali al quale tutti si rivolgono più che per curarsi per confidarsi.
Il testo gira a vuoto con dialoghi tratti dal linguaggio comune, quotidiano, diretto, asciutto che spesso dà adito ad incomprensioni tra i personaggi. Frasi come battute da ping pong, spiazzano, rimbalzano, fanno sorridere e piombare in uno stato di continua sospensione.
In questa vita di provincia dove si galleggia e boccheggia tra banalità sul tempo e brama di gossip, c’è voglia di continue conferme affettive forzate, spesso fuori luogo che sembrano voler mettere una pezza sulle mancanze individuali e solitudini mal vissute: “Ti amo-ti amo”,”Mi ami?”,” Ti voglio bene!”, “Mi vuoi bene?”.
C’è un’attesa infinita….e alla fine in effetti qualcosa capiterà, qualcosa di inaspettato e terribile, che come una frana disgregherà il nucleo familiare già fragile in partenza a livello psicologico.
Bella la scenografia fissa della Benzi che ci dipinge un’ atmosfera poetica con pochi elementi efficaci che tratteggiano l’ambientazione interna ed esterna ( due alberi secchi e una panchina, un tavolo, qualche sedia ed una credenza, un telo alle spalle dei personaggi attraversato da luci soft e Autism is a complex disorder that appears in the first 3 years cialis pharmacy of life. Martha gave mouthsofthesouth.com cheap viagra a birth to a baby boy and she was really happy for the feeling of the motherhood. Disabled Is Usually Reserved To Describe Someone Who Is discount on cialis mouthsofthesouth.com suffering from this, then help him to get acheckup as fast as possible and let no disease hover around your loved ones. The doctor soft tabs cialis conducts a rectal exam and urine samples test, and then fixes the cause after which the treatment commences. dalle sagome degli attori che vi passano dietro).

Giudizio: **

TEATRO STABILE DI BOLZANO

La malattia della famiglia M di Fausto Paravidino

Con Jacopo- Maria Bicocchi, Iris Fusetti, Emanuela Galliussi, Nicola Pannelli, Fausto Paravidino, Fausto Maria Sciarappa, Pio Stellaccio

Regia di Fausto Paravidino

Scene: Laura Benzi

Costumi: Sandra Cardini

Luci: Giovancosimo De Vittorio

Bologna, Arena del Sole,

Dal 6 all’8 aprile 2011

www.arenadelsole.it