Molto rumore per nulla… Questo quel Volto avrebbe probabilmente detto, perplesso, guardando la Milano pre-Castellucci, e avrebbe avuto ragione. Lo spettacolo di Romeo Castellucci si rivela ben lungi da qualsiasi dei polveroni sollevati da certa stampa e da un gruppo di facinorosi fanatici sostenuti da Forza Nuova e, purtroppo, anche da alcuni ambienti della Chiesa. Al tutto esaurito della prima appare una scena candida: un letto matrimoniale bianco da un lato e un divano pure bianco dall’altra. Entrano due servi di scena, accompagnando un vecchio tremolante vestito di un solo accappatoio, anche lui bianco. Lo lasciano sul divano davanti a un televisore che il vecchio fissa senza guardarlo. Entra il figlio, abbigliato da impiegato di livello medio alto, frettoloso, che saluta il padre. Una scena da commedia borghese, atipica per Castellucci. Il figlio accudisce il padre incontinente, per una, due, tre volte. La fa con attenzione e cura, ma con una sorta di pazienza forzata. Sino a che esplode la rabbia e la disperazione.
Disperazione, che coglie il padre sin dalle prime battute: il vecchio si lamenta, piange, si scusa. Si avvolge su se stesso, perde le feci senza più controllo.
Il figlio esce, quando torna il padre si è coperto dei suoi escrementi. A questo punto scatta qualcosa, con un pianto liberatorio del figlio ed abbraccio finale. Questa la storia, in cui appaiono amore, dignità, sopportazione, vecchiaia, desolazione. E il Volto. Il Volto sullo sfondo imponente, dolce, ma quasi indifferente, naturalmente immobile, fissa senza vederlo il pubblico in sala. E’ personaggio o semplice comparsa? Si anima quando gli attori spariscono, si raggrinzisce, appaiono lacrime di china, graffiti, forse stimmate di feci. Alla fine, viene distrutto, lacerato. Il dubbio è imperante: forse è il vero protagonista. E’ peraltro legittimo, e umano, perché questa è una storia umana dove Dio c’entra poco se non come utopia di un aiuto che non arriva. Quindi, molto rumore per nulla. Uno spettacolo che molti forse non avrebbero visto o alla cui prima non saremmo tutti accorsi se non fosse che era necessario, urgente, indispensabile. Se non fosse che non è stato solo polverone: oltre agli insulti, ai tentativi di censura, alle polemiche, sono arrivate le minacce alle persone, alla direttrice del Franco Parenti Andreée Ruth Shammah e al regista Romeo Castellucci, e non era certo possibile rimanere indifferenti e silenti. Era invece appunto necessario fare scudo di intelligenze per proteggere il Teatro, con tanto di dibattito alla fine dello spettacolo con interventi di giornalisti, scrittori, amministratori pubblici.
Qualcosa, però, è mancato: la presenza coesa e totale degli operatori teatrali della città. Elio De Capitani del Teatro Elfo Puccini c’era, ma ci saremmo aspettati di vederli tutti. Un’occasione persa per raccontare “il Teatro” al pubblico del tutto esaurito, per un’affermazione di esistenza in vita. Che è parimenti necessaria, urgente, indispensabile.
SOCIETAS RAFFAELLO SANZIO
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Sul concetto di Volto nel figlio di Dio, diretto e ideato da Romeo Castellucci
Milano, Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14
Dal 24 al 28 gennaio 2012