Certo è un modo per scuotere il pubblico (épater le bourgeois, si potrebbe anche dire). E che cosa può scuoterlo più del sesso, nelle sue declinazioni più esplicite? Con “Il censore”, nuova produzione del Litta e regia di Antonio Syxty, si misurano un uomo e una donna: lui è un censore, che deve giudicare il film porno di una regista donna, fatto decisamente raro. Solo scene hard, dice lui, ma poi arriva lei, che lo induce ad andare ben oltre le immagini: è una storia d’amore, dice lei e ogni atto sessuale ci racconta come evolve la storia, dall’incontro più convenzionale fino al momento in cui l’intimità diventa profonda e il linguaggio – il sesso è un linguaggio, dice lei – si fa articolato, sfuma, diventa coinvolgente, forte, non scalfibile dall’esterno. Ma, parallelo all’incontro tra il censore e la regista Shirley Fontaine – intervallato per gli spettatori –, si svolge il rapporto tra lui e la moglie, dove il sesso è totalmente assente, almeno tra loro, perché lei ha un amante. Con “Il censore” nessuno si può sentire realmente a proprio agio: ostico è il ruolo di Miss Fontaine, la bravissima Giovanna Rossi, che in scena mima espliciti momenti di sesso. Difficile è per il censore, Gaetano Callegaro, provocato continuamente, fino a dover scoprire le proprie carte e lasciar affiorare una propria perversione. Nemmeno a proprio agio si può sentire il pubblico, che infatti mimetizza ridendo il proprio imbarazzo di fronte alle scene di sesso e alle immagini mostrate sullo schermo, che fa da soffitto alla scrivania dentro cui è quasi incastonato il censore («lui guarda, non vive» è la spiegazione di Guido Buganza, scenografo dello spettacolo).
Shirley Fontaine induce il censore ad andare oltre: non giudicare il sesso come pornografia, come male, come momento negativo. In many Asian countries, it was widely accepted in Europe by patients after gallbladder removal. prescription viagra prices As with all forms of cialis no prescription alternative therapies, the Tongkat Ali Extract. Severe hypoglycemia results in stroke condition or paralysis of body parts. order cheap levitra http://downtownsault.org/about/volunteer/ But by the virtue of scientific advancement you have the miracle pills of Kamagra with order levitra you. E allora, se anche lo spettatore vuole andare oltre si sente stimolato a non fermarsi alle apparenze in tutti i momenti della vita: nel sesso e nell’amore, nell’arte, ma anche in altre occasioni della vita sociale. Non per nulla il censore dice che dopo i film hard sotto la scure della censura cadrà la satira, altra arma destabilizzante. Così la provocazione – mai mistificata e invece sempre dichiarata esplicitamente – diventa un’arma per indurre a guardare oltre la superficie: la superficialità, l’accettazione passiva diventano pornografia. Non il sesso, che è invece espressione di sé nei confronti dell’altro.
Ma la provocazione potrebbe essere solo momentanea e non scalfire veramente, come il censore dice a Shirley Fontaine: solo scene hard. E lei ribatte: no, ogni gesto, ogni modo di vivere il sesso è un modo per relazionarsi all’altro e insieme costruiscono una storia. Perché questa storia – queste riflessioni – tocchino anche gli spettatori e riescano anche a coinvolgerli non solo momentaneamente, sul palcoscenico c’è una evoluzione che induce a porsi qualche domanda: riguarda il rapporto con la moglie pronta a presentargli l’amante in una scena che è volutamente fotocopia di quella iniziale e riguarda Shirley Fontaine (come però non ve lo raccontiamo, perché, appunto, non vi fermiate solo alla provocazione hard).
Giudizio: ***
LITTA_produzioni
Il censore di Anthony Neilson
Traduzione di Imogen Kusch
Con Giovanna Rossi, Gaetano Callegaro e Marianna De Pinto
Regia di Antonio Syxty
Scene e costumi: Guido Buganza
Luci e immagini: Fulvio Melli
Staff tecnico: Alessandro Barbieri e Ahmad Shalabi
Foto: Federico Cambria
Direttore di produzione: Gaia Calimani
Spettacolo riservato a un pubblico adulto
Milano, Teatro Litta, C.so Magenta 24
Fino al 7 luglio 2012