Foto di scena: da sx Renato Sarti, Bebo Storti © Teatro della CooperativaEsistono morti di serie A e morti di serie B. Nessuna novità, in questo, purtroppo la diversa considerazione tra onorati defunti e comuni mortali è una tara che sopravvive nell’umanità e che si spera sempre un domani si possa superare. Diverso è parlare di morti di serie A e morti di serie C: qui più che di fronte a un vezzo collettivo siamo già di fronte a una diversificazione in caste più marcata. Tuttavia, non c’è limite al peggio. Ci si può trovare con morti o dispersi di tripla serie A (Standard & Poor’s docet) e altrettanti morti o dispersi di serie Z. A questo punto ci troviamo oltre la discriminazione, si tratta in questo caso di congedare il principio di umanità per abbracciare il diritto di esistenza ai soli deificati in terra. Avviene tutto ciò in una teocrazia assoluta con la pratica del sacrificio umano? No, purtroppo sono fatti con il “marchio di fabbrica” di una nota democrazia occidentale, che possiede oltremodo una delle costituzioni più belle del mondo, riconosciuta come esempio per la stesura della stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo presso l’ONU: l’Italia. Ma veniamo ai fatti. L’8 gennaio 2001 la contessa Francesca Vacca Agusta scomparve dalla sua villa a Portofino. Per la sua ricerca furono impiegate tutte le forze disponibili – carabinieri, sommozzatori, elicotteri, mezzi speciali di ricognizione – fino a che il suo cadavere venne ripescato tre settimane dopo a ridosso di una scogliera a Cap Benat, tra Marsiglia e Tolone. Fu omicidio? Un incidente? La stampa e la televisione si occuparono abbondantemente del fatto, come tutto il bel mondo internazionale. How samples of levitra 100 mg works? The active component of this medicine, which is an FDA-approved drug. In spite of being aware with ordinariness of the condition even though there are so many types of physical conditions and diseases for which health advocates are tadalafil online in uk learningworksca.org being fans of Goji Berries more and more over time. Stretching has been recognized as an effective and highly efficient substitute for forming high dose of pleasure and lust filled erection in lowest price on viagra men. You need an experienced instructor well http://www.learningworksca.org/diagnostic-assessment-challenges-opportunities-for-the-california-community-colleges/ tadalafil canada versed with dmv behind the wheel test process to mold you into an efficient driver. La procura di Chiavari sentenziò la disgrazia un anno e mezzo dopo il fatto.

Nulla da dire, un impiego più che ineccepibile ed efficiente dei mezzi investigativi e di soccorso, degni comunque, al di là dell’esito purtroppo negativo se non per la restituzione del corpo della defunta, di una grande civiltà.

Poco più di quattro anni prima, il giorno di Natale del 1996, affondò invece al largo delle coste siciliane un battello carico di migranti clandestini, provenienti da India, Sri Lanka e Pakistan. Vi furono 283 vittime. Fu un fatto passato sotto silenzio, nonostante le testimonianze dei superstiti. Un episodio ignorato dalle istituzioni e che ebbe l’attenzione di pochissima stampa (Livio Quagliata de Il Manifesto e Dino Frisullo di Senza Confine). Non solo: quando i cadaveri salivano in superficie e raccolti “per errore” dai pescherecci, venivano ributtati in mare, come spazzatura, per evitare fermi giudiziari e vessazioni da parte delle autorità. La testa di uno di questi fu addirittura esposta per una giornata come scherzo o presunto sfregio in un piccolo villaggio di pescatori, senza che alcuna forza dell’ordine intervenisse. Ci furono anche interventi eccellenti, come quello di quattro premi Nobel (Renato Dulbecco, Dario Fo, Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia), nonché un’interpellanza parlamentare, per sollecitare recupero del relitto e un’inchiesta che restituisse questo episodio alla storia senza omertà di sorta, ma le autorità non si mossero, facendo diventare quel battello una sorta di “nave fantasma”, ignorato da tutti i media e le istituzioni competenti.

Renato Sarti e Bebo Storti, con la ripresa al Teatro della Cooperativa di questo spettacolo, che debuttò per la prima volta nel 2002, scritto insieme a Giovanni Maria Bellu, hanno riportato alla ribalta un fatto emblematico che riassume un malcostume venato da xenofobia e indifferenza razzista mai sopito, anzi, incoraggiato da molti ambienti politici. Il paragone con la vicenda – comunque sempre tragica – della contessa Agusta è solo circostanziale, sulla bilancia dei comportamenti ci siamo tutti noi e chi scegliamo per rappresentarci. Quello della coppia Sarti/Storti è un cabaret teatrale dai risvolti tragici, come gli stessi autori sottolineano, che vede l’interazione diretta del pubblico, dove gli aspetti comici e ironici, senza sconti sulla descrizione anche macabra degli eventi, conducono in realtà a una riflessione sul presente e ai potenziali “fantasmi” di un’apparente democrazia, che basa ormai la sua esistenza solo sugli umori “di pancia” accompagnati dal consenso mediatico. La memoria di una sofferenza che viene anche da lontano, ma si sposta qui, vicino a noi, è invece porzione essenziale di quel vero sale che può aiutarci a crescere, maturare una coscienza, diventare finalmente umani. Uno status che il teatro, come soprattutto in questo caso, può contribuire a formare.

Giudizio: ***1/2

Produzione TEATRO DELLA COOPERATIVA

Premio Gassman/Città di Lanciano 2005 – miglior testo italiano

La nave fantasma di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti

con Bebo Storti, Renato Sarti

regia Renato Sarti

disegni Emanuele Luzzati

musiche Carlo Boccadoro

Milano, Teatro della Cooperativa, Via Hermada 8

Dal 22 al 27 gennaio 2013

www.teatrodellacooperativa.it