Non si è più abituati da tempo a vedere gli attori di teatro fare soltanto quello. Non solo teatro quindi, ma anche cinema, televisione e doppiaggio per professionisti autentici “mutaforma” in bilico tra i vari ambiti. Ma la propria origine specifica è quella che, in un modo o nell’altro, segna tutto il resto, proprio come nel caso di Rossella Falk, attrice italiana fuoriclasse per bravura e, in qualche modo, fuori dall’ordinario, già un paio di decenni prima che il mondo a cui apparteneva cambiasse. Pseudonimo di Rosa Antonia Falzacappa, Rossella Falk, nata a Roma nel 1926, iniziò la sua carriera in modo controverso. Iscrittasi all’Accademia d’Arte Drammatica, venne espulsa dalla stessa dopo avere vinto un premio, il World Youth Festival di Praga, nel ’48, per esserne successivamente reintegrata grazie all’intercessione d una sua insegnante. Example – Drink – Drinked (Wrong) Drink – Drank (correct) It seems a bit tricky, but constant practice can make you a cialis vs viagra master of this thing. Advantages of order viagra india Kamagra: * Kamagra tablets give you effective result. Other erectile dysfunction reasons comprise stress, fatigue, anxiety, guilt, discomfiture or despair. cialis vs viagra And when buy generic levitra djpaulkom.tv it comes down to relationship, would you like to take any chance when you have cost effective and safe option available at a medical store. Fuoriclasse anche nel fisico, raggiungendo il metro e 75 circa, in un’Italia in cui l’altezza media maschile era poco più di un metro e 70. Già con questi connotati di specificità, la sua carriera artistica proseguì fin dai primi anni ’50, passando dalla compagnia di Morelli-Stoppa (guidata dagli omonimi attori Rina Morelli e Paolo Stoppa), passando poi al Piccolo Teatro per approdare in seguito alla Compagnia dei Giovani, insieme a Romolo Valli e Giorgio de Lullo, formazioni che in ambito teatrale faranno storia. Gli autori affrontati passarono da Goldoni, con un classico come “La locandiera”, a Checov, con “Tre sorelle”, da Schiller, con “Maria Stuarda” (in duetto con Valentina Cortese), ad Alexandre Dumas con “La signora delle camelie”, da Pirandello, con “Sei personaggi in cerca d’autore”, “Il gioco delle parti” e “Trovarsi”, fino ai contemporanei Tennessee Williams, Jean Cocteau, Neil Simon, senza per questo dimenticare Ibsen, Diego Fabbri e Giuseppe Patroni Griffi.
Una disamina che relegare a una mera compilazione sarebbe riduttivo, poiché lo stesso Jean Cocteau, nonché Maria Callas, di cui porterà in scena anche “Vissi d’arte, vissi d’amore”, uno spettacolo ricavato dagli scritti della stessa cantante e attrice, furono suoi veri amici.
Ebbe rapporti professionali e di amicizia oltre la nazionalità, essendo stata diretta da mostri sacri quali Luchino Visconti, Franco Zeffirelli e lo stesso Patroni Griffi (giusto per evitare di menzionarli tutti), ed essendo stata, a sua volta, direttore artistico, insieme a Umberto Orsini, del Teatro Eliseo di Roma, dall’81 al ’97, per più di 15 anni.
Per la televisione, o meglio per il teatro ad alto valore educativo trasmesso sul piccolo schermo, quello che un tempo si chiamava prosa RAI, ha partecipato a “Le donne di buon umore”, nel ’61, ai pirandelliani “L’amica delle mogli” e “Il giuoco delle parti” nel ’70, sempre con la direzione di De Lullo, oltre al “Giuseppe Verdi” del ’63.
Oltre al teatro sopracitato, anche numerosi passaggi cinematografici di un più che significativo peso, dal film cult “8 e 1|2” di Federico Fellini (’64), a “Made in Italy” di Nanni Loy l’anno dopo, fino alle incursioni straniere, con Joseph Losey e Robert Aldrich, rispettivamente con “Modesty Blaise” (’66) e “Quando muore una stella” (’68), a due autentici classici dei film Tv, “La signora delle camelie” e “Il segno del comando”, sempre per il grande schermo con tre horror, “Sette orchidee macchiate di rosso” di Umberto Lenzi, nel ’72, “L’assassino… è al telefono”, di Alberto de Martino, nello stesso anno, fino al più recente (2000) e dimenticabile (di certo non per causa sua!) “Non ho sonno” di Dario Argento. Da citare anche il particolare “I giorni del commissario Ambrosio” dell’88, di Bruno Corbucci, con Ugo Tognazzi (tratto da un romanzo di Renato Olivieri), e “Storie d’amore e di crampi” del giovane Pino Quartullo.
Un percorso unico per una personalità unica, autentico ponte tra un passato dalle suggestioni aristocratiche – Rossella Falk era solita raccontare che non vide mai sua madre in vestaglia – a un presente, professionale e personale, che addirittura ha anticipato i tempi. Anche un esempio di emancipazione femminile, oltre che di tenacia, come la completa ripresa dall’ictus che la colpì nel 2010, e che la costrinse a un ricovero durato circa cinque mesi.
In questi casi la tentazione è quella di scrivere altro, allungando il testo dell’articolo, ma, come farò, è probabilmente preferibile limitarsi all’aurea regola del dimostrare-anziché-dichiarare.