Il titolo di questo breve ma esaustivo lavoro del giornalista Federico Rampini non è soltanto la premessa di un’ipotesi. In questi anni più d’un commentatore ha parlato e parla dell’America, spesso anche abbastanza a sproposito, come terra di opportunità, dalla Apple di Steve Jobs alla grande industria dell’auto, e di come il suo successo economico sia stato possibile tramite un modello all’opposto di quello sociale europeo. Quest’ultimo viene infatti ritenuto da più parti un autentico zombie, anche sulla scorta delle teorie liberiste, da von Hayek a Milton Friedman e dei Chicago Boys, un dualismo che si rileva anche nell’attuale confronto fra Barak Obama e Mitt Romney per la conquista della presidenza statunitense. Ma la tesi dell’autore, da quasi vent’anni neo-americano con una parentesi cinese, suffragata da tutta una serie di elementi raccontati in questo libro è qualcosa di assai diverso da quest’oro che luccica. Quella che viene raccontata è una società sempre più a clessidra, che vede una forte retrocessione della classe media, una nazione non più così appetibile anche da parte degli immigrati clandestini che hanno negli ultimi anni ridotto il loro afflusso negli States. Uses:viagra tablet soft tabs enter into the bloodstream within approximately within 15-20 minutes. It is FDA approved pharmaceutical medication and assure for india online viagra 100% safe treatments. Generally, medications are prescribed to cure the acute and painful gout attacks and to restrain it from getting energy by Full Report sildenafil online canada restricting the desired blood stream. Then taking the few minutes to learn out what kind of pills you have stumbled upon is vital! There are viagra online ordering several things that you should look for when purchasing Acai. Una realtà su cui i suoi stessi cittadini si interrogano, a partire proprio dal pesante ridimensionamento che alcuni di loro subisce e subirà negli introiti pensionistici al termine dell’attività lavorativa, grazie anche al crack dei fondi pensioni. Tutto questo per non parlare di quello che noi europei consideriamo la summa alla base del welfare pubblico, dall’istruzione alla sanità fino ai trasporti, negli USA alquanto inadeguati (almeno i primi due) rispetto al prelievo fiscale che grava sui cittadini, grossomodo rapportabile agli omologhi di uno stato europeo.
Da qui l’interrogativo degli americani, e di Rampini, se sia giusto pagare tutte quelle tasse, se poi per ottenere dei buoni servizi ci si debba rivolgere a un privato tutt’altro che a buon mercato.
E’ doveroso anche aggiungere che il modello di stato sociale all’europea indicato nel libro non prevede disfunzioni all’italiana, dall’antimeritocrazia gerontocratica fino all’incredibile evasione fiscale, decisamente al di là di ogni possibile qualificazione, ma si avvicina molto a quello Danese.
Questo libro è, nel suo piccolo, anche una lezione di economia, che ci racconta, per esempio, chi erano i veri compari occulti dei conti truccati della Grecia, le stesse Goldman Sachs e JP Morgan Chase appartenenti a un circoscritto salotto buono di banche (insieme a Morgan Stanley, Citigroup, Bank of America, Deutsche Bank, Barclays, Ubs, Credit Swisse, ndr) che non solo hanno determinato, almeno in parte, questa crisi, ma che dalla stessa hanno acquisito un potere ancora maggiore. Per tacere, al di là di certe considerazioni gratuitamente antistataliste, dell’altro mito sfatato, quello delle nazionalizzazioni, a cui né il mondo anglosassone né gli stessi Statu Uniti sono stati alieni, con buona pace di Marx e Mao.
La nuova frontiera del dopo crisi è la ricerca di un nuovo modello sociale, rispetto al concetto stesso di deficit, in bilico tra i cosiddetti falchi, come la cancelliera Merkel, le colombe, come l’economista Krugman, e i gufi, simbolo di saggezza, come Galbright Jr. Una ricerca che deve necessariamente tenere conto anche degli emergenti BRICS, ossia Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, la cui presenza, in alcuni casi determinante come nel caso della Cina, ha letteralmente rivoluzionato il panorama economico mondiale, e dei più disgraziati PIIGS, Portogallo, Irlanda, Italia (per chi non se ne fosse ancora accorto…), Grecia e Spagna, non così lontano dal baratro del tracollo.
Il lavoro di Rampini è una critica intelligente e mai gratuita verso un sistema economico che si fonda su di un libero mercato che troppo spesso la fa da padrone e che, a titolo di esempio, permette alle catene della grande distribuzione, come Walmart, il cannibalismo commerciale ai danni dei piccoli esercizi. La stessa ideologia liberista che ha prodotto personaggi come Sergio Marchionne, e che, dopo un’inspiegabile infatuazione durata addirittura qualche anno (almeno qui da noi), visti i discutibili risultati potrebbe anche essere archiviata.
Federico Rampini – “Non ci possiamo più permettere uno stato sociale” FALSO! -– Idòla Laterza – € 9,90