Nella classifica europea dei paesi innovatori l’Italia figura mestamente all’ottavo posto. Da che eravamo un Paese di inventori siamo oggi in fondo alla graduatoria per gli investimenti nella ricerca: si crea sempre meno e da qualche anno più che attori protagonisti del cambiamento e dell’innovazione siamo passati al ruolo di meri spettatori.
I numeri parlano chiaro. Nel 2010 l’European Patent Office ha registrato 2.300 brevetti italiani contro i 3.800 dell’anno precedente, quando la Germania ne ha presentati ben 25.000, la Francia 9.000 e l’Olanda e la Svizzera oltre 6.000. E’ il palcoscenico europeo il banco di prova su cui ci si misura, dove, cioè, si valuta attentamente il valore di ogni singolo brevetto, verificandone, nel contempo, le effettive caratteristiche di innovazione ed originalità.
Nel nostro Paese, nel 2010, mentre il numero dei brevetti europei cresceva del 10% il dato sull’innovazione restava desolatamente fermo, a conferma dell’endemica propensione nostrana a tagliare gli investimenti in ricerca e sviluppo, per la cronaca parliamo solo dell’1,2% del PIL. Nello stesso anno l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) registrava 9.639 brevetti italiani, un numero in linea con gli anni precedenti ma in diminuzione rispetto agli oltre 10mila del 2006. Di questi, come detto precedentemente, solo meno di un terzo sono stati, poi, di fatto depositati in ambito europeo.
Per i Paesi in via di sviluppo contrastare la crisi significa agire dove i mercati sono in più forte espansione. In Italia, purtroppo, molte società non solo non sono più in grado di investire in innovazione, ma quando il brevetto inizia ad essere datato tagliano addirittura sul mantenimento della tutela della proprietà industriale, col rischio palese di declassamento e di essere obbligati, in un futuro non troppo lontano, a dover copiare gli altri. Logica conseguenza di questo cronico immobilismo è la fuga di cervelli all’estero.
In Italia, inoltre, le innovazioni sono concentrate soprattutto in aree tradizionali come la meccanica industriale, trascurando, invece, quelli ai vertici della competitività mondiale come le biotecnologie. But there is no for concern as this problem can be taken to promote body mass index and to gain healthy weight. viagra generico cialis This time would surely be the quality time levitra overnight shipping and will bind you with more love. Consulting a physician about prolonged erection is just as click here sildenafil without prescription important as medicines and treatments, individuals either try to avoid it all together or try to look for the most inexpensive drug available in the market. High levels of cholesterol are known to block the blood arteries around the buy generic cialis organ, provides it normal position and allows sufficient blood supply.Kamagra is for males and can be received at less time duration of thirty minutes. Fortunatamente qualche eccezione alla regola esiste sempre: sono italiani, infatti, il microsensore di movimento tridimensionale della console Nintendo Wii, gli Mp3, i Mpeg, il microchip ed i sacchi di origine vegetale interamente biodegradabili. Tutti candidati o vincitori di diverse edizioni dello European Inventor, premio costituito dall’Ufficio Europeo Brevetti con la Commissione e Presidenza del Consiglio della UE.
Altra importante questione riguarda i soggetti che finanziano i brevetti. Secondo i dati dell’Ufficio italiano brevetti e marchi, nel 70% dei casi si tratta di società, università ed enti e solo nel 30% di persone fisiche che investono sulle proprie idee. La Commissione europea ha stimato che, in media, un singolo inventore può permettersi l’estensione del brevetto a solo 5 dei 27 Paesi della UE. Ciò non sorprende a causa dei costi elevati, che possono agevolmente superare i 20mila euro, costituiti da difesa della proprietà industriale, adempimenti amministrativi, consulenze varie e traduzioni. La soluzione al problema potrebbe essere rappresentata dal brevetto unico europeo, che, con circa 6mila euro assicurerebbe un accesso più rapido in tutti i Paesi dell’Unione.
Va detto, infine, che, oltre ai costi degli adempimenti per la salvaguardia della proprietà industriale, il potenziale imprenditore deve essere sicuro che il mercato sia pronto ad accogliere il suo prodotto, evitando, quindi, di impegnarsi in progetti che presentano un elevato rischio a livello finanziario. Un aiuto, in tal senso, proviene dalle Camere di Commercio e dai Patlib (Patent Library), che offrono servizi di consulenza gratuita sui brevetti, impedendo in tal modo, a molti piccoli inventori, di avventurarsi in operazioni pericolose e fuori dalla propria portata.