Sono in molti a ritenere che l’era di Kyoto sia ormai al tramonto. L’accordo, cui avevano aderito ben 191 Paesi ad eccezione degli Stati Uniti, si proponeva di ridurre sensibilmente il livello di surriscaldamento del globo e l’obiettivo è stato in parte raggiunto. Ora, però, sembra che le emissioni di gas serra stiano ulteriormente crescendo, col risultato di rendere insufficienti gli sforzi per future iniziative di riduzione, almeno secondo quanto afferma la scienza. Il problema maggiore risiede nella crisi finanziaria su scala mondiale, che di fatto ha frenato, se non addirittura azzerato, gran parte degli impegni presi proprio per diminuire le emissioni di gas serra. A causa degli elevati costi in gioco, alla scadenza, a fine 2012, dell’attuale protocollo di Kyoto, Paesi quali Giappone, Russia, Canada e Stati Uniti non firmeranno nuovi accordi, mentre altri, come Cina e India, hanno già comunicato che prenderanno iniziative non vincolanti. Col rischio di una nuova recessione all’orizzonte i Governi non sono, infatti, propensi ad impegnare risorse per la riduzione delle emissioni nè a costringere le proprie industrie ad affrontare i costi che comporta emettere meno gas serra.
La stessa Unione Europea, da sempre attenta alle questioni afferenti alle mutazioni del clima, sta seriamente rivedendo la sua politica in merito, in quanto non vuole essere la sola, nel vasto panorama internazionale, a tagliare le emissioni e a gravare di costi le sue imprese rendendole meno competitive in una fase delicata come quella attuale. In base a recenti stime, fornite dalla Commissione di Bruxelles, l’obiettivo di diminuire entro il 2020 le emissioni di gas serra del 20% rispetto al livello del 1990 comporta per la UE un esborso di quasi 50 miliardi di euro l’anno. The medicine is prepared with extremely effective ingredient that works quickly and remains effective for about 4 to 6 hours. viagra without prescriptions canada The medical history of the patient is necessary to obtain the information regarding patient’s sexual function. best price cialis Obviously your cialis 5mg sale penis will not grow in a night or two but it’s just that you can see it working. vardenafil india I was on my way to Heidelberg, where I would address a meeting of 1,000 mental health professionals. E come se non bastasse, alcuni grandi gruppi industriali minacciano seriamente di trasferire le produzioni altrove se i costi continueranno a lievitare.
Insomma, sembra proprio che nel pieno della crisi le preoccupazioni per il cambiamento del clima siano letteralmente crollate nella lista delle priorità. E lo dimostra il fatto che anche un impegno che era stato preso di recente alla conferenza di Cancún, in Messico, è rimasto disatteso. Stiamo parlando di un fondo, il Green Climate Fund, che dal 2020 avrebbe dovrebbe garantire cento miliardi di dollari l’anno ai Paesi poveri per contrastare l’aumento delle temperature ed i suoi effetti: ebbene, ad oggi, non si sa ancora dove trovare il capitale e soprattutto come gestirlo.
In più la terra, incurante della crisi, continua a riscaldarsi. Una nuova analisi, condotta da un gruppo di scienziati americani, ha esaminato i dati di oltre un miliardo di rapporti sulle temperature terrestri, stabilendo che negli scorsi cinquant’anni la superficie del pianeta ha visto salire la sua temperatura di quasi un grado centigrado, ossia la metà dei due gradi di surriscaldamento che, stando a quanto sostiene la scienza, potrebbero essere causa di pericolose catastrofi, dalle inondazioni alle siccità. Questo non significa che sia tutto frutto dell’attività umana, ma suggerisce, tuttavia, di cercare nuovi piani sul clima improntati non solo sui limiti alle emissioni ma anche sulla ricerca e magari su una carbon tax a livello globale.
L’ultimo appuntamento in tema di clima, la XVIIesima conferenza Onu sul clima (Cop17), che ha avuto luogo lo scorso anno a Durban, in Sudafrica, ha prodotto una serie di misure urgenti che comprendono tutti i maggiori inquinatori del mondo ed estendono il protocollo di Kyoto alla UE e ad un gruppo ristretto di Paesi. Tra i punti principali il via libera dal 2013 ad un Kyoto2, che dovrebbe accompagnarci fino al nuovo accordo globale del 2015, operativo però a partire dal 2020. Su richiesta della UE e l’Alleanza dei piccoli Stati insulari (Aosis) è stato avviato un piano di lavoro al fine di colmare il divario tra l’impegno di calo delle emissioni per il 2020 e l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi centigradi.
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