Foto: V sec. A.C., Museo Archeologico di Tarquinia © Palazzo MazzettiA quasi cinquant’anni dall’ultima esposizione avvenuta a Torino nel 1967, il seicentesco Palazzo Mazzetti di Asti ospita, fino al 15 luglio 2012, un grande evento, che per la prima volta analizza il rapporto socio-culturale tra il Mediterraneo greco e orientale e il popolo etrusco, che entrò in stretto contatto proprio con le comunità indigene della valle del Tanaro, e che ebbe inevitabili riverberi nell’Italia settentrionale e nell’Europa celtica. Furono proprio gli Etruschi a rappresentare la prima cerniera culturale fra il Mediterraneo e l’Europa; attraverso i loro intensi traffici diffusero, soprattutto verso l’Italia nord-occidentale, idee e costumi caratteristici del mondo greco-omerico e levantino ed ora 300 oggetti, in molti casi mai presentati, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali raccolte archeologiche italiane, fanno luce sul rapporto storico-culturale fra il Mediterraneo orientale e il mondo etrusco. La mostra “Etruschi” è curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con la collaborazione scientifica dei Musei Vaticani, con il sostegno della Regione Piemonte e il coordinamento organizzativo di Civita.

Il percorso espositivo è suddiviso in due parti e si apre con il pregiato Elmo crestato villanoviano in bronzo, simbolo del primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro, ritrovato proprio nelle acque del fiume che bagna Asti alla fine dell’Ottocento, forse donato a un capo locale da uno dei principi-guerrieri, che, nella seconda metà dell’VIII sec. a.C., dall’Etruria giunsero in queste zone per aprire nuovi sbocchi al commercio etrusco.

“Con l’arrivo di manufatti di pregio, proprio com’è l’Elmo villanoviano, si cominciano a trasmettere nell’Italia nord-occidentale anche le ideologie più in voga nel Mediterraneo, in primo luogo quelle “omeriche” legate alla manifestazione del prestigio sociale, e le più avanzate tecniche artigianali, come la cottura della ceramica, e agricole come la viticoltura e l’olivicoltura” hanno spiegato Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale. Si aggiunge poi, all’inizio della seconda parte, la straordinaria ricomposizione di una tomba a camera etrusca dipinta, detta “della Scrofa nera”, restaurata in occasione della mostra, con una scena di banchetto aristocratico del V secolo a.C. e suggestivamente ambientata nel suo contesto originale con le pitture che furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo. In questa mostra vengono anche analizzati i temi caratteristici delle antiche fasi della civiltà etrusca, tra cui il commercio, il mito, l’oplitismo, l’atletismo, il costume, la cura del corpo. I curatori hanno inoltre sottolineato che “Con la diffusione dell’epopea omerica nella nostra penisola, muta l’autorappresentazione delle figure più autorevoli della società etrusca che aderiscono all’ideale del principe-eroe e si distinguono, oltre che per le capacità militari, anche per le ingenti ricchezze accumulate e le pratiche cerimoniali“. There are several reasons why males over 60 years old. cialis 5mg price If cialis pill cost the flow of blood into the erectile tissue. Luckily, using the online channel, you levitra viagra cialis shall have the ability to accomplish more. Vacurect is the most natural and effective method of networking, if you can restrain from advertising to them and just give them information when generic viagra rx they need it. In particolare, dall’immagine di capi-guerrieri affermatasi nell’età villanoviana (IX-VIII sec. a.C.) si passa all’immedesimazione del principe etrusco nell’eroe di tipo “omerico” (VII sec. a.C.), che si distingue per un elevato prestigio sociale derivato, oltre che dalle capacità militari, anche dal possesso di ingenti ricchezze.

La suggestiva ricostruzione, con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo proveniente dai Musei Vaticani è una delle ambientazioni particolari che richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca. Questo uomo etrusco si dedica anche all’attività sportiva e alla cura della persona; parimenti la donna utilizza balsami e unguenti di tradizione orientale, cui è dedicata un’apposita area sensoriale con antiche fragranze.

Raffinate tempere ottocentesche che riproducono fedelmente due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia, quella “delle Bighe” e quella “del Triclinio”, consentono infine di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie svolte in omaggio dei nobili defunti.

La seconda parte di “Etruschi” si apre invece con l’accurata analisi dei cerimoniali del banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni, documentate da servizi di pregio, arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura. E’ stato inoltre riunificato, per la prima volta dopo la scoperta ottocentesca, il pregevole sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa.

La sezione prosegue con una suggestiva rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità emotiva, usciti per l’occasione, in anteprima, dai depositi dei Musei Vaticani.

La mostra si chiude con una rarità espositiva e un ritorno in terra piemontese: viene infatti riproposto il lussuoso gabinetto “etrusco” del Castello di Racconigi, commissionato da re Carlo Alberto al genio artistico di Pelagio Palagi. Per la prima volta sono raccolti assieme disegni originali, arredi e decori dello studiolo neoclassico: un omaggio al rapporto fra Etruschi e Savoia e al gusto artistico “all’etrusca” che si diffuse in Europa fra Sette e Ottocento.

Anche la sede espositiva che ospita “Etruschi” è di rilievo, infatti Palazzo Mazzetti di Asti, costruito tra Seicento e Settecento su un nucleo di case medievali affacciato lungo corso Alfieri, testimonia l’ascesa di una nobile famiglia astigiana arricchitasi con l’attività della Zecca e con a
ttenti investimenti immobiliari. La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del palazzo, dopo un lungo e accurato restauro, lo restituisce alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, dove gli ambienti di servizio sono stati trasformati in sede di esposizioni temporanee, fino al piano nobile con gli stucchi, i decori originali e le opere delle collezioni civiche.

Etruschi

Asti, Palazzo Mazzetti, Corso Vittorio Alfieri 357

Fino al 15 luglio 2012

Orari: da martedì a domenica, 9.30 – 19.30; lunedì chiuso.

Biglietti: 9,00, intero

7,00, ridotto (gruppi, minori di 18 e maggiori di 65 anni, titolari di apposite convenzioni)

3,00, ridotto speciale scuole

Tel. 199.75.75.17

Catalogo Electa

www.palazzomazzetti.it