Foto di scena: Carlo Cecchi, Fulvia Carotenuto ne "Il lavoro di vivere" di Hanoch Levin, regia di Andrée Ruth Shammah, al Teatro Franco Parenti fino al 21 dicembre 2014
Foto di scena: Carlo Cecchi, Fulvia Carotenuto  ne "Il lavoro di vivere" di Hanoch Levin, regia di Andrée Ruth Shammah, al Teatro Franco Parenti fino al 21 dicembre 2014
Foto di scena: Carlo Cecchi, Fulvia Carotenuto © Fabio Artese

La genialità di Carlo Cecchi e la simpatia di Fulvia Carotenuto in una tragicomica commedia sull’insodddisfazione della vita di coppia

In scena fino al 21 dicembre al Teatro Franco Parenti di Milano, Il lavoro di vivere, protagonisti Carlo Cecchi e Fulvia Carotenuto, regia di Andrée Ruth Shammah, è un affresco tragicomico sul matrimonio e la fatica di reggere un rapporto ormai stanco. Il testo di Hanoch Levin, autore israeliano scomparso nel 1999 e vincitore di numerosi premi (tra i quali il Premio Bialik per la Letteratura 1994), sa unire un’ironia amara, non scevra di comicità, al dramma della vita di una coppia di mezza età prigioniera dei propri insuccessi e delle convenzioni sociali.

Yona e Leviva sono due coniugi che alternano nella loro camera matrimoniale la paura della morte al sogno infranto di una gioventù che non può più tornare, le reciproche violenze cerebrali ala permanenza di un affetto, soprattutto di Yona verso Leviva, che a tratti riappare come viatico contro la mediocrità del vivere quotidiano e calmiere verso un’insopprimibile volontà di evasione. L’arrivo dell’amico Gunkel (Massimo Loreto), un uomo che soffre la propria solitudine e che invade la controversa intimità della coppia, sembra a un certo punto rinsaldare i legami coniugali di Yona e Leviva, in qualche modo costretti a difendersi dall’intrusione. Orpello che svanisce all’uscita di scena dell’amico, e che involve fino al drammatico epilogo.

Uno spettacolo sapientemente diretto e ben interpretato, che suggerisce, nella bassezza della vita coniugale dei due protagonisti, una sottile metafora della società, di cui la famiglia è in fondo il primo nucleo organizzato, disposta a fingere una convenzionale unità contro potenziali intrusioni esterne, anche quando è irrimediabilmente destinata a sgretolarsi. Una pièce abilmente congegnata, che fa riflettere pur divertendo, e che pone interrogativi sul destino dell’umanità, la veridicità dei rapporti, la consapevolezza della propria esistenza. Imperdibile.

Giudizio: ***1/2

Produzione Teatro Franco Parenti

prima nazionale

Il lavoro di vivere di Hanoch Levin
Traduzione di Claudia Della Seta e Andrée Ruth Shammah
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Regia di Andrée Ruth Shammah

Allestimento scenico: Gianmaurizio Fercioni
Luci: Gigi Saccomandi
Musiche: Michele Tadini

Milano, Teatro Franco Parenti, Sala 3, via Pier Lombardo 14
Fino al 21 dicembre 2014

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