Foto: frame del Ciclo Filmico Tragedia Endogonidia presso Cinema Gnomo di Milano, Socìetas Raffaello Sanzio, UOVO 2006
Foto © Socìetas Raffaello Sanzio © UOVO 2006

Quando si fa il nome della Socìetas Raffello Sanzio si fa subito un parallelo con l’idea di “sperimentazione”. Una sperimentazione ed una ricerca che travalica il campo dell’arte teatrale per estendersi in tutti i campi artistici,senza remore e senza regole. Al cinema Gnomo, in occasione del Festival Uovo si assiste infatti ad un particolarissimo ciclo filmico che raggruppa undici filmati che compongono la Tragedia Endogonidia. Realizzati dai video artisti Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti (mentre esclusivamente il primo filmato è opera di Romeo Castellucci), questi filmati apparentemente distinti l’uno dall’altro,sono parte di un unico percorso che si evolve in stadi che coprono un arco di tre anni(2001-2004),ed ognuno fa riferimento ad una città che dà il nome al singolo Episodio (questa la definizione di ogni stadio del ciclo). La definizione di Tragedia Endogonidia è una sorta di ossimoro, in quanto il termine “endogonidia” fa riferimento ad esseri viventi semplici che possono riprodursi all’infinito grazie alla presenza in se stessi delle gonadi, termine accostato al concetto di tragedia che per definizione rimanda all’idea di fine, di distruzione e disfacimento. E sconcertante appare anche ogni singolo filmato, che presenta figure ricorrenti che attraversano l’intero ciclo e incarnano concetti densi, criptici. Sicuramente inquietanti. La sensazione generale è quella di una sottile (ma nemmeno poi tanto…) angoscia che riveste queste immagini e si trasmette a chi le guarda. L’ansia di capire, facendo intervenire (vanamente) la razionalità, e poi sentirsi risucchiati invece in un vortice di emozioni confuse e disordinate,mentre qualcosa arriva ad un altro livello,un livello che sta al di sotto della coscienza razionale. Un subconscio molto profondo,lo stesso nel quale si depositano anche le immagini rimosse ed apparentemente dimenticate dei sogni notturni più distanti dalla realtà empirica e più ordinata che è la vita “reale”, ovvero la vita agita all’esterno, alla superficie, agli occhi del resto del mondo. Immagini a tratti lugubri, scure, senza speranza. Uno stato d’animo “tragico” che si prolunga e si riproduce, appunto, all’infinito nel corso dei vari Episodi. Il modello per la struttura è quello della tragedia greca, in termini “moderni” sia nello stile che nei concetti. Viene da chiedersi se il mezzo visivo aggiunga forza e “violenza” all’impatto, o se fosse, forse, ancora più spaventevole raffigurarsi mentalmente (o essere incapaci di raffigurazioni di sorta?) personaggi e vicende delle tragedie dell’antichità. Questo interrogativo potrebbe rappresentare il punto di partenza per un prossimo viaggio di ricerca

UOVO Performing Arts Festival 2006

Ciclo Filmico della Tragedia Endogonidia della Socìetas Raffaello Sanzio (I)
Milano, Cinema Gnomo, 13 maggio 2006
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