Foto di scena: Caterina Bajetta, Gaetano Callegaro in "Sogno (ma forse no)" di Luigi Pirandello al Teatro Litta di Milano
Foto di scena: Caterina Bajetta, Gaetano Callegaro in "Sogno (ma forse no)" di Luigi Pirandello al Teatro Litta di Milano
Foto di scena: Caterina Bajetta, Gaetano Callegaro © Valentina Bianchi

E’ una sfida. Sogno (ma forse no), ora a Milano al Teatro Litta, è anche una sfida che Pirandello in quanto autore ha lanciato ai registi, che dopo di lui avrebbero provato a mettere in scena l’atto unico. E proprio per questo ben poco rappresentato. Basta leggere alcune tra le prime righe della prima didascalia: «Una camera da letto: ma forse no! un salotto» e ancora « quel salotto è una camera da letto soltanto nel sogno della giovane signora: e un letto, quel divano». E’ dunque una sorta di teatro nel teatro, dove però a teatro va in scena un sogno, quello di una donna che ha la sensazione di soffocare strangolata, sentendosi in colpa per il tradimento nei confronti dell’amante, di cui rivive i momenti d’amore con dei flashback.

La messinscena scelta da Antonio Syxty riesce a non tradire le tante sfaccettature della commedia, anzi esaltandole. Con un sipario aperto su una scena che corrisponde alle indicazioni dell’autore, giocata con luci variate continuamente per colore e intensità, rumori, suoni e musiche, immagini spettrali che si intuiscono, grazie alla voce fuori campo di Marco Balbi si sentono le didascalie scritte da Pirandello, mai così abbondanti e precise come per questa pièce. E’ un sogno e la giovane signora (Caterina Bajetta) si muove come se fluttuasse, presto raggiunta dall’uomo in frak (Gaetano Callegaro), come l’autore chiama i due protagonisti. Si parla di una collana, un filo di perle – «un vezzo di perle» nel testo – che lei vorrebbe, ma lui può comprarle solo a patto di vincere al gioco agli amici del circolo. E la collana, al di là del sogno, può diventare la prova dell’amore finito, rinato invece per l’ex amante tornato ricco da Giava.

Finzione e realtà si mescolano, i movimenti cambiano di valenza, fino a diventare più convenzionali, quando dal sogno, inframmezzato dai flashback con i due impegnati in un ballo al centro della scena, si arriva alla realtà dell’oggi. Intanto però con il sogno si sono immaginate accuse, l’uomo in frak ha velatamente accusato la giovane signora di essere superficiale, incapace di vero amore, venale, pronta ad abbandonarsi all’ex amante solo perché tornato ricco e in grado di comprarle il filo di perle. Oppure la giovane signora sogna le accuse dell’uomo in frak, perché sente di non amarlo più? Sogno e realtà si mescolano: nel primo le parole sono taglienti, nella realtà si annacquano nel tè. Al «latte – Grazie». Ma non annacquata appare – seppure qui meno forte che in altre pièce di Pirandello – una irrisione nei confronti di una borghesia che non sa superare la sua superficialità.

Tutto è dunque impalpabile, della stessa consistenza di cui sono fatti i sogni e la regia, bella, sa non tradire lo spirito della pièce, utilizzando ciò che al sogno si avvicina, come luci, colori, suoni, rumori, musiche, ma anche svelando che di sogno – almeno in gran parte – si tratta -, grazie alle didascalie, per una volta rese manifeste. E grazie agli attori che, con movimenti e voce, sanno dar vita a momenti differenti.

Giudizio: ***1/2

LITTA produzioni

Sogno (ma forse no) di Luigi Pirandello
Con Caterina Bajetta, Gaetano Callegaro
Regia di Antonio Syxty

Prima Nazionale

Scene: Guido Buganza
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Movimenti di scena: Lara Vai
Video: Pasquale Russo
Voce registrata: Marco Balbi
Disegno luci: Fulvio Melli, Marco Meola
Assistente alla regia: Marla Francis La Spada
Staff tecnico: Ahamad Shalabi, Marcello Santeramo
Foto di scena: Valentina Bianchi
Direttore di produzione: Gaia Calimani

Milano, Sala Teatro Litta, C.so Magenta 24
Dal 7 al 20 novembre 2014
www.teatrolitta.it