Foto di scena: sogno d’autunno, Michele Di Mauro e Giovanna Mezzogiorno, al Teatro Franco Parenti di Milano fino a domenica 2 aprile 2017
Foto di scena: sogno d’autunno, Michele Di Mauro e Giovanna Mezzogiorno, al Teatro Franco Parenti di Milano fino a domenica 2 aprile 2017
Foto di scena: sogno d’autunno, Michele Di Mauro e Giovanna Mezzogiorno © Bepi Caroli

Al Teatro Franco Parenti di Milano, Valerio Binasco mette in scena il capolavoro di Jon Fosse sulla fragilità dell’esistenza

Nel cimitero ha luogo tutto. Si parte dall’incontro tra un uomo e una donna, lui sposato con un figlio, lei single, due vecchi amanti che si ritrovano dopo tanto tempo a solleticare l’amore e l’attrazione sessuale, vicino alle tombe di sconosciuti che come loro hanno probabilmente vissuto la passione e il sentimento.
Si prosegue con i funerali della nonna dell’uomo, o almeno con l’attesa delle esequie mortali. L’uomo ha già abbandonato la moglie per l’amante, ritrova i genitori, che finalmente conoscono la nuova compagna, finché il gruppo non viene raggiunto da Gry, l’ex moglie dell’uomo, disperata per le condizioni del figlio diciannovenne Gaute, in fin di vita all’ospedale. I due amanti decidono di non fermarsi più per i funerali della nonna, fuggono via, ma tornano sempre al cimitero dopo parecchi anni per ricordare il loro vissuto. Nel frattempo, oltre al figlio Gaute, è morto anche il padre dell’uomo, per quell’ineluttabilità del destino che alla fine investe anche il protagonista, lasciando amante, moglie e madre a confrontare le proprie solitudini.

Nel lavoro di Valerio Binasco, in scena alla Sala Grande del Franco Parenti fino a domenica 2 aprile, l’uomo e la donna sono interpretati da Michele Di Mauro e Giovanna Mezzogiorno, i genitori da Milvia Marigliano e Nicola Pannelli, la moglie Gry da Teresa Saponangelo. Un cast eccellente che sa dosare i momenti drammatici da quelli più squisitamente ironici, nella cornice di una drammaturgia che sembra coniugare la garbata irrisione dei personaggi di Cechov alla  teatralità dell’assurdo di Beckett.
L’inserimento della cucina dei genitori nella scenografia dello spettacolo esercita un’atmosfera crepuscolare più vicina all’intimità familiare mediterranea che non alla dimensione strettamente nordica del contesto narrativo, tuttavia giocato come continuità del cimitero nel mondo dei vivi. Le battute, essenziali, scabre, sapientemente replicate, riescono a conferire anche nella traduzione una giocosità musicale non scevra da richiami comici, lasciandoci immaginare nella lingua originale, il nynorsk, idioma neonorvegese parlato da una minoranza del Paese dei fiordi, un intenso richiamo dialettico vicino alla paronomasia o quantomeno  un abile effetto anaforico nella ripetitività.

La presenza del cimitero non è da identificarsi come contesto metafisico dell’autore, i morti non sono testimoni muti delle vicende dei vivi, non vi è nemmeno la presenza di uno Psicopompo tra la vita e la morte. Al contrario, sono i vivi a cercare tra i morti lo spettro carnale di un’esistenza ormai risolta eppure simile alla loro. Come l’uomo suggerisce alla compagna, i morti sono assenti, molti di loro ormai ridotti fisicamente in polvere, ma solo perché hanno già vissuto, e forse l’antica panchina del cimitero dove i due amanti s’incontrano è stata in un lontano passato la loro alcova. Tutto questo porta a un superamento dei confini tra la vita e la morte, a una dilatazione del tempo, percettibile durante la pièce, che solo un teatro di sottrazione, pur non direttamente identificabile con la cruauté artaudiana, può conferire all’osservatore.

Il risultato è uno spettacolo che centra il suo obiettivo, quello di richiamare la fragilità dell’immanenza umana, e il sogno diviene così il percorso nebuloso di un arco vitale dove ciascuno è costretto a confrontarsi con se stesso, oltre ogni pregiudiziale sociale, delineando una riflessione sul mito in rapporto all’ineluttabilità dei sentimenti e le proprie debolezze.

Giudizio: ****


Nuova produzione
TEATRO STABILE DI TORINO – TEATRO NAZIONALE
realizzata con il sostegno di FENICE, società appartenente a Edison

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Sogno d’autunno di Jon Fosse
Con Giovanna Mezzogiorno, Michele Di Mauro,Milvia Marigliano, Nicola Pannelli, Teresa Saponangelo
Regia di  Valerio Binasco

Assistente alla regia: Maria Teresa Berardelli
Scene: Carlo De Marino
Costumi: Sandra Cardini
Luci: Pasquale Mari
Musiche: Arturo Annecchino

Milano, Teatro Franco Parenti, Sala Grande, via Pier Lombardo 14
Dal 22 marzo al 2 aprile 2017
www.teatrofrancoparenti.com