Foto: Paolo Poli (Firenze 23 maggio 1929 – Roma 25 marzo 2016)
Foto: Paolo Poli (Firenze 23 maggio 1929 – Roma 25 marzo 2016)
Foto: Paolo Poli (Firenze 23 maggio 1929 – Roma 25 marzo 2016)

Un folletto della recitazione attraverso i generi

A partire proprio del teatro greco, di cui molti parlano e pochi sanno, i ruoli femminili erano interpretati da uomini, usanza che, per tutta una serie di motivi anche a seconda dei vari periodi storici, è giunta a fasi alterne fino al periodo contemporaneo. Ed è ciò che deve avere pensato fin dalla sua prima giovinezza Paolo Poli, classe 1929, che durante tutta la sua carriera ha indifferentemente alternato en travesti ruoli maschili e femminili.

Figlio di una maestra e di un carabiniere, per sua stessa ammissione l’attore imparò a leggere, e in qualche modo a recitare, su due importanti testi, il cosiddetto Artusi, al secolo “La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”, scritto a cavallo tra Ottocento e Novecento dal Pellegrino Artusi, primo vero e proprio ricettario italiano costruito in maniera ragionata e non soltanto compilatoria, e il più celebre “Pinocchio” di Collodi. Non è un caso che di recente di entrambe le opere proprio questi ne abbia realizzato gli audiolibri (quello dell’Artusi della durata di addirittura 25 ore!).

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Conseguita la laurea in letteratura francese, negli anni ’50 Poli calcò il palcoscenico in piccoli teatri italiani d’avanguardia imponendosi con una vena comica graffiante e assolutamente anticonformista e al contempo surreale grazie a giochi di parole e calembour, in cui, diremmo oggi, mescolava alto e basso. A riprova di questo la sua carriera teatrale ha alternato testi quali “Finale di partita” di Samuel Beckett, “Un milione” di Sergio Tofano, “La nemica” di Dario Niccodemi , “Tito Andronico” di Shakespeare, “Rosmunda” di Alfieri, “Jacques il fatalista” di Didierot fino alla “Vispa Teresa”, passando poi a brani di Palazzeschi, Moravia e Bacchelli.

Grazie a una simile duttilità artistica, probabilmente più eccezionale che rara, il suo passaggio alla radio e al piccolo schermo divenne qualcosa di assolutamente naturale, anche in questo caso alternando la lettura di fiabe, da Esopo a Fedro e Lafontaine, alla partecipazione a spettacoli che oggi definiremmo nazionalpopolari come “Canzonissima” a “Milleluci”. Inoltre realizzò lo sceneggiato “I tre moschettieri” insieme a Marco Messeri, ritenuto in qualche modo il suo erede artistico, Milena Vukotic e Lucia Poli (sua sorella, anch’ella attrice fuori dagli schemi, ndr), alternando spesso questo doppio ruolo di attore e regista, e sarà l’artefice di svariate opere teatrale quali “Aldino mi cali un filino”, “Caterina de Medici”, “La leggenda di San Gregorio”, e una particolare versione di “Rita da Cascia” che sortì addirittura un’interrogazione parlamentare promossa dall’allora onorevole Oscar Luigi Scalfaro (futuro Presidente della Repubblica, ndr). Per gli amanti del fantastico (come chi scrive), memorabile il suo ruolo nell’episodio “La crisalide” all’interno della miniserie “Racconti di fantascienza”, a cura di Alessandro Blasetti, sperimentale risposta nazionale alla più nota serie “Ai confini della realtà”. Quanto al cinema non si deve dimenticare la sua partecipazione a oltre una decina di film, tra i quali”Camping” nel ’57, di Franco Zeffirelli, “Per amore… per magia” nel ’67, di Duccio Tessari, “H2S” nel 69, di Roberto Faenza, oltre al clamoroso rifiuto di un parte in “Otto e 1/2” dell’amico Fellini.

La sua omosessualità, mai nascosta ma non per questo ostentata, almeno al di fuori dal palcoscenico, non fu mai un segreto per nessuno, ma è pur vero che, non appena raggiunta la notorietà, con grande coraggio fece il cosiddetto coming out procurandosi inevitabilmente alcuni significativi veti soprattutto all’interno della Rai di allora. Tuttavia, grazie sicuramente alla sua straordinaria arte, e forse anche al suo ambito artistico (a Umberto Bindi in campo musicale andò molto meno bene, ricordiamocelo), questo dato personale in qualche modo verrà ricordato come un dettaglio.