OTTO DONNE E UN DELITTO E’ una fredda mattina di dicembre ed all’interno di una lussuosa villa sperduta nella campagna francese un urlo rivela un dramma sconvolgente accaduto nella notte: Marcello, il padrone di casa, è stato assassinato! Quale delle otto donne presenti nella casa l’ha ucciso? L’affascinante moglie Gaby, apparentemente moglie fedele e madre amorosa? Mamy, la suocera alcolizzata e tormentata dall’avarizia? Susanna, la figlia maggiore, dolce e sognatrice, che custodisce un inconfessabile segreto? La figlia minore Caterina, ribelle e anticonformista? E che dire della sorella, donna sensuale, calcolatrice e dal passato poco edificante o della cognata zitella, l’ipocondriaca e complessata Agostina? Per non parlare della “quasi” irreprensibile governante Cannella o della giovane, insolente e provocante servetta Luisa? Misteriose o pretenziose, rudi o perverse, ognuna di queste otto donne ha un valido motivo per rallegrarsi della morte di Marcello. Tutte si accusano reciprocamente di aver commesso il crimine. Otto sospette, otto potenziali assassine! Inizia allora una lunga giornata fatta di domande, supposizioni, tradimenti e rivelazioni che portano alla luce gelosie, segreti, sentimenti d’odio o d’amore proibiti, desideri, vizi e manie insospettabili. Nell’essenzialità della scenografia (un’impalcatura a forma di scala), ogni donna ha il suo spazio vitale, che custodisce oggetti simbolo della sua più intima essenza. Nel gioco al massacro delle accuse reciproche, le maschere cadono una ad una, insieme al mutare d’abito e allo sciogliersi dei capelli ed ognuna di esse, alternativamente illuminata in primo piano, ha la possibilità di gridare le sue verità, senza più menzogne e pudori, esprimendosi col canto, con la poesia e con il ballo. La ricerca dell’assassino di Marcello si trasforma così in un liberatorio mettersi a nudo che, ironicamente, produce alla fine come effetto la sua morte reale. Sì, perché anche lui ha recitato, per poter scoprire i veri sentimenti delle donne che lo circondano nei suoi confronti e alla fine, profondamente ferito e senza più speranze, decide di togliersi la vita. Difficile inquadrare in un unico genere teatrale questo spettacolo, avvincente come un giallo di Agatha Christie (per i continui colpi di scena), brillante come un film di Doris Day (per le battute a ripetizione), divertente come un numero di cabaret (con scene al ralenti, fermi immagine, espressioni grottesche), trascinante come un musical (con canzoni allegre o sentimentali e coreografie a suon di fischietto). Per non parlare dell’inusuale accompagnamento musicale dal vivo, da locale notturno (con un ottimo Michele Variale al pianoforte) e dell’uso sapiente delle luci, simile a quello del teatro contemporaneo. Silvia Giulia Mendola, regista, scenografa ed attrice, ha perfettamente raggiunto l’obbiettivo di offrire, nella romantica cornice del Teatro Litta di Milano, uno spettacolo di qualità indiscussa. Le altre interpreti della Compagnia PianoinBilico, di cui è fondatrice, hanno dato vita con lei ad una rappresentazione dallo stile veloce e frizzante, in cui incarnano in modo perfetto archetipi femminili, si sfiorano e si fondono nei movimenti e nella recitazione armoniosamente e senza perdite di ritmo e, soprattutto, esprimono appieno le loro doti espressive in toccanti monologhi. Robert Thomas, che ha scritto quest’opera nel 1961, può essere pienamente soddisfatto di come è stata raccolta la sua eredità, così come già superbamente fatto al cinema da François Ozon nel 2002. Opera da cui scaturisce una visione totalmente pessimistica delle donne (interessate e bugiarde, prive di scrupoli ed aride), ma anche degli uomini (succubi, deboli o traditori), della famiglia e della morale borghese. Ma anche una grande ironia e, tutto sommato, una disincantata comprensione per le debolezze, le imperfezioni e le contraddizioni dell’essere umano, maschio o femmina che sia. In fondo, non è questo che tutti desideriamo? (Chiara Zazzetta, 26 giugno 2009) Giudizio: **** LITTA PRODUZIONI in collaborazione con la Compagnia PianoinBilico Otto donne e un delitto da Otto donne di Robert Thomas Traduzione di Renato Cortese Debutto Nazionale Con Tamara Balducci, Anna Della Rosa, Silvia Ferretti, Linda Gennari, Silvia Giulia Mendola, Chiara Stoppa, Alessia Vicardi, Greta Zamparini Regia di Silvia Giulia Mendola Assistente alla regia: Alessandra Scotti Aiuto regia: Patrizio Belloli e Iudita Stefan Musiche originali dal vivo: Michele Variale con testi di Paolo Andreoni Coreografie: Helen Tunnok Scenografia ideata da Silvia Giulia Mendola Scenografia realizzata da Daniel Tummolillo Costumi: Deidamia Salimbeni Si ringrazia Giovanni Scacchetti Milano, Teatro Litta, C.so Magenta 24 Dal 15 giugno al 4 luglio 2009 www.teatrolitta.it In alto: foto di scena © Pietro Baroni © Teatro Litta Milano PER I DIRITTI DEI LAVORATORI DELLO SPETTACOLO Il presente comunicato viene letto da dicembre, ogni sera, in molti teatri d’Italia . La compagnia PianoinBilico aderisce alla protesta. Puntoelinea Magazine esprime piena solidarietà a tutti i lavoratori dello spettacolo in lotta. A nome di tutta la compagnia e dei tecnici, prendiamo la parola con l’identità che spesso non ci viene riconosciuta: quella di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo. Psychological remedies: levitra store click here now Mental disorders or psychological issues are also another problem to consider. It is a unique herb when it comes to health standards and pass through safety online viagra store learningworksca.org standards. Flexibility Moves for Hips and Legs This sex exercise will help you to prevent cramps generico viagra on line or muscle pull-ups during sexual activities. Webcopy Services what is diabetes? people sildenafil 50mg are diagnosed with diabetes when their bodies are not able to do sexual activity. In Italia siamo 200.000: siamo precari, e non tutelati in materia di diritti e di garanzie sociali. Questo sistema già debole nella struttura rischia di essere ulteriormente danneggiato da un consistente taglio di circa il 30% al F.U.S. (Fondo Unico per lo Spettacolo), risorsa fondamentale del settore e di tutti quelli che ne fanno parte: artisti, tecnici, ma anche il pubblico. Questo comporta in sintesi: – – Una riduzione immediata del mercato del lavoro; – – Tagliare il F.U.S. non significa automaticamente tagliare gli sprechi: tagliare senza un progetto significa mettere a rischio tutte le realtà produttive, e soprattutto le più piccole che spesso rappresentano l’eccellenza artistica italiana. Si vedranno quindi meno spettacoli, meno artisti, meno idee. Un Paese che si rifiuta sistematicamente d’investire nella cultura e nell’arte in realtà non risparmia, ma è un Paese che diventa spaventosamente più povero. Chiediamo non solo il ripristino delle risorse destinate allo spettacolo, ma soprattutto una profonda riforma del sistema e delle regole che lo governano. Regole condivise in grado di ripensare una distribuzione più equa e trasparente dei finanziamenti secondo criteri di qualità. Che sostengano con
coraggio realtà capaci di leggere il presente forti del passato progettando il futuro. Chiediamo ai nostri colleghi di unirsi a noi in questa forma di protesta cercando di superare la rassegnazione e l’individualismo tipico della nostra professione. Da soli siamo più fragili e ricattabili, questo è il momento giusto per ritrovare una coscienza di categoria e di restituire dignità sociale alla nostra professione. Una comunità che va al teatro, al cinema, che legge, è una comunità che acquisisce sempre più strumenti per scegliere, per partecipare, per immaginare. E’ una comunità che si assume la responsabilità diretta della democrazia. E quindi proprio al pubblico che sceglie di andare a teatro, chiediamo di pensare a questa battaglia come anche sua. Grazie. Zeropuntotre Core (Coordinamento Danza Contemporanea Arti Performative) ApTI (Associazione per il Teatro Italiano) INFO: zeropuntotre@gmail.com w
ww.zeropuntotre.blogspot.com