Al Teatro Libero di Milano, per la regia di Francesco Leschiera, la pièce dedicata alle opere dello scrittore Raymond Carver, inserita nel contenitore Sogno Americano nato dalla sinergia di tre compagnie e altrettanti autori
Tess Gallagher, poetessa e seconda compagna di Raymond Carver con il quale convenne a nozze negli ultimi mesi di vita, descrisse la fase terminale dello scrittore come un momento di trascendenza, dove paradossalmente l’attesa della morte alimentò un nuovo vigore nel terminare la sua ultima raccolta di poesie, A New Path To the Waterfall(Il nuovo sentiero per la cascata), che vide la donna sempre a fianco del marito, ma, soprattutto, a vestire ogni singolo atto della loro esistenza di una maggiore importanza rispetto a quanto avrebbero potuto immaginare. Siamo nel 1988, nell’ultima fase di quell’ “edonismo reganiano” dell’affluent society al quale Carver contrappone un’altra America, dove i miti del benessere si accompagnano allo spreco, sommando nuove povertà a quelle già esistenti. Il mondo di Carver è popolato da oggetti quotidiani, domestici, allo stesso modo i protagonisti dei suoi racconti sono la tipica coppia americana, ma il leit-motiv della sua poetica è l’inaspettato, ciò che può compromettere l’esistenza, una specie di fulmine a ciel sereno che si annida come ombra diafana dietro gli alambicchi della coscienza all’interno del proprio focolare.
Ray. Con tutta quell’acqua a due passi da casa, in scena al Teatro Libero di Milano fino a domenica 7 aprile, presenta due plot narrativi che si sviluppano a intarsio per definire un unico corpo drammaturgico. Francesco Leschiera ha saputo rendere il testo di Giulia Lombezzi con tempi e azioni degni della precisione di un autentico maestro della scena. Da una parte una cucina della campagna americana in stile anni ‘60 con una coppia, Claire e Stuart, interpretati da Ilaria Marchianò ed Ettore Distasio. Dall’altra, seduto su una poltrona, mentre prende appunti o si dedica alla lettura, lo stesso autore, impersonato da Mauro Negri, già presente sul palco quando il pubblico entra in sala, accompagnato dalla musica di George Gershwin. I due coniugi hanno un figlio da pochi anni. Lui ama andare a pesca con un gruppo di amici, tutte brave persone dedite alla famiglia, lei si comporta come una brava massaia. Ray racconta della sua infanzia a Yakima, nello stato di Washington, di quando disse a suo padre che intendeva diventare uno scrittore, del consiglio del genitore di scrivere sulle cose che conosceva, dei sacrifici e lavori fatti per mantenere la sua famiglia e i figli nati dalla sua prima unione, quando il successo tardava ad arrivare. Stuart confida a Claire con un giorno di ritardo un fatto accaduto durante la pesca con gli amici, il ritrovamento del cadavere nudo di una ragazza nel torrente pescoso, vicino a dove si erano accampati. Ray interviene con le sue problematiche, legate ai rapporti familiari, alla sua affermazione, all’alcol. Lo stesso bourbon abbonda nel racconto di Stuart, nella descrizione di una situazione che lascia Claire sgomenta, alimentando il dubbio, la perplessità, punto di collisione tra l’immagine della ragazza e il ruolo di quegli uomini ubriachi, nel turbinio di un thriller psicologico che lede il rapporto della coppia, mentre il telefono squilla e il piccolo schermo diffonde le notizie relative alle indagini della polizia intervallate dalla pubblicità.
Ray, Stuart e Claire intervengono l’uno sulle parole dell’altro, la morte prossima per un doppio tumore dello scrittore si associa a quella della giovane donna, l’angoscia e l’attesa di un qualcosa destinato a rompere gli equilibri di una routine, una consuetudine esercitata anche nella ricerca artistica e letteraria mischiata ai profumi e i colori dell’America descritta da Carver, che raggiungono lo spettatore in una sinestesia dove gli effluvi alcolici si mischiano alla freschezza della vaniglia, il verde dei boschi al blu dei torrenti, il sapore delle uova al tabacco, la musica d’autore agli spot televisivi, la luminosità del cielo al buio dell’inquietudine. I tempi dai tratti sapientemente dilatati creano un riflesso tra la vita dello scrittore e la vicenda dei due coniugi, uno specchio che porta a chiedersi chi abbia realmente creato l’altro, se Ray i due personaggi della provincia americana o loro, come tanti altri, il poeta Carver. Un omaggio a questo autore scomparso da più di trent’anni, al valore della sua poetica, intrisa di quel “realismo sporco” dove le vicende più scabrose sono narrate con calcolate omissioni e un linguaggio essenziale. Uno spettacolo magico ben interpretato, primo capitolo della rassegna Sogno Americano prodotto dalle compagnie Chronos3, Teatro del Simposio e Duchessa Rossa, dove l’azzardo spaziotemporale è premiato con la valorizzazione di un soggetto narrativo che ha saputo raccontare quell’altra America più che mai attuale.
Giudizio: ****
Produzione Chronos3/Teatro del Simposio/Duchessa Rossa
SOGNO AMERICANO, Chapter #1
Ray. Con tutta quell’acqua a due passi da casa tratto dalle opere di Raymond Carver
A cura di Francesco Leschiera, Manuel Renga ed Ettore Distasio
Drammaturgia di Giulia Lombezzi
Con Mauro Negri, Ettore Distasio e Ilaria Marchianò
Regia di Francesco Leschiera
Assistente alla regia: Alessandro Macchi
Scene e costumi: Paola Ghiano e Francesco Leschiera
Luci: Luca Lombardi
Elaborazioni e scelte musicali: Antonello Antinolfi
Milano, Teatro Libero, via Savona 10
Dal 2 al 7 aprile 2019
www.teatrolibero.it