Foto di scena: Porcile, Elisa Langone e Francesco Borchi, al Teatro Menotti di Milano dal 2 al 12 febbraio 2017
Foto di scena: Porcile, Elisa Langone e Francesco Borchi, al Teatro Menotti di Milano dal 2 al 12 febbraio 2017
Foto di scena: Porcile, Elisa Langone e Francesco Borchi © Luca Del Pia

Al Teatro Menotti di Milano Valerio Binasco propone l’inquietante lavoro di Pasolini sulla crisi morale della civiltà occidentale

Julian è ricco e depresso, un giovane rampollo dell’alta borghesia imprenditoriale tedesca senza particolari ambizioni se non quella d’implodere nel proprio isolamento psicotico. Protagonista di Porcile, interpretato da Francesco Borchi nello spettacolo di Valerio Binasco, in scena al Teatro Menotti fino a domenica 12 febbraio, Julian appare in effetti come l’interprete decadente di un Novecento senza più identità e ricettacolo di convenzioni ipocrite. A nulla valgono gli sforzi di Ida (Elisa Cecilia Langone), innamorata del ragazzo e virtuale fidanzata, di conquistare il suo cuore e donargli la giusta serenità che il suo rango sociale dovrebbe conferire in sé. Julien sembra nascondere un segreto affettivo, una circostanza indicibile che nessuno conosce, ma che gli procura inquietudine e una profonda tristezza.

Verità che emergerà in tutta la sua scabrosa consistenza quando il padre Klotz (Mauro Malinverno), femmineo mago della finanza, si unirà in “matrimonio” d’affari con l’ambiguo Herdhitze (Fulvio Cauteruccio), un ex nazista responsabile dell’eccidio di numerosi ebrei. Un connubio frutto di un duplice ricatto, o meglio di una compensazione: il passato di Herdhitze, comprovato da documentazioni fornite da un amico di Klotz, Hans-Guenther (Franco Ravera),con alcune foto compromettenti di Julian nel porcile della tenuta di famiglia in campagna. E il tragico epilogo, durante la festa della celebrazione della fusione tra i due imperi economici, che vede la sparizione del ragazzo nel porcile, è in fondo il risultato più indolore per il futuro dell’impresa, con la definitiva supremazia di Herdhitze sul più debole socio.

L’ambientazione, un parco sullo sfondo oltre una struttura sfarzosa in declino, è intervallata da siparietti brechtiani che scandiscono i cambi di scena. Un connubio che accompagna sapientemente la duplicità tra metafora simbolista, ingrediente immancabile nel “personaggio Rimbaud” Pier Paolo Pasolini, e il teatro epico. Il duello economico finanziario culminato nell’intesa contrattuale, scenicamente espresso con il balletto della festa tra Klotz, la moglie e Herdhitze, sembra in effetti ispirato dal miglior teatro di Brecht, ma al contempo il sofferto rapporto tra Julien e Ida, non scevro da crudeltà da parte del ragazzo, e la complessità affettiva del protagonista, sono elementi caratteristici di una malata decadenza che vede le coordinate terminali di un amore ferino oltre la naturale capacità cognitiva umana.

Porcile è in fondo l’espressione di una crisi dell’occidente capitalista e la sua incapacità di cogliere il sentimento, che l’archetipo del maiale in qualche modo rappresenta in quanto figura barbara, e straordinariamente pura, di un’umanità introiettata nel proprio declino.
Uno spettacolo intenso, con interpreti eccellenti e un’ottima regia, rispettoso di un testo che dopo mezzo secolo è ancora di straordinaria quanto inquietante attualità.

Giudizio: ****

Teatro Metastasio di Prato – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
con la collaborazione di Spoleto58 Festival dei 2Mondi

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Porcile di Pier Paolo Pasolini

prima milanese

Con Mauro Malinverno, Valentina Banci, Francesco Borchi, Elisa Cecilia Langone, Franco Ravera, Fulvio Cauteruccio, Fabio Mascagni, Pietro d’Elia
Regia di Valerio Binasco

Scene: Lorenzo Banci
Costumi: Sandra Cardini
Musiche: Arturo Annecchino
Luci: Roberto Innocenti

Milano, Teatro Menotti, via Ciro Menotti 11
Dal 2 al 12 febbraio 2017
www.teatromenotti.org